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Massimo Luca: “Vi racconto il mio legame con i grandi della musica italiana da Battisti a Guccini”

La storia della musica italiana è piena di aneddoti irresistibili. Passare del tempo con Massimo Luca prevede che si venga travolti dalla frenesia del volersi far raccontare tutto di tutti. A lui si deve tantissimo. La scoperta di Gianluca Grignani, il lancio di Biagio Antonacci, di Fabrizio Moro, e non solo sono opere sue.
Il libro Rock the monkey cos’è, di preciso? Un manuale di sopravvivenza per non perdersi nel mondo della musica?
È una testimonianza di vita vissuta. L’ho scritto insieme a David Spezia, che è stato un grande esecutore, nel senso che ha interpretato la mia anima, gli sono sempre molto grato. La mia intenzione era quella di aiutare i giovani che non sono stati avvisati, che non sanno nulla dei rischi di un mestiere che sembra facilissimo, ma che invece facilissimo non è. Il libro lo vendo principalmente a quelli della mia età, oltre i cinquanta, che sono curiosi di sapere come la penso, come ho affrontato la mia carriera. Ne sono contento, per carità, perché il libro non ha tempo, ma era destinato prevalentemente ai giovanissimi.
Alcuni programmi hanno lanciato il messaggio errato “Fare musica = non fare niente guadagnando soldi a palate”…
L’idea è “Adesso suono e canto e non farò niente per tutta la vita”. Questo è un mestiere durissimo, magari non come andare in miniera, ma con rischi altissimi, come quello di avere successo, non sapere come gestirlo e ritrovarsi nel giro di un anno o due completamente bruciati, senza alcuna possibilità di rientro. Una cosa di cui nessuno parla mai. Ma recentemente mi è sembrato che a questo riguardo si sia espresso Renato Zero da Fabio Fazio.
I Talent Show sono un fenomeno televisivo in cui la musica è il mezzo per arrivare al pubblico. Come tutti i programmi televisivi del momento l’obiettivo delle reti è quello di avere molti ascolti, perché ciò permette agli investitori di elargire molto denaro. La televisione non ha mai creato carriere, casomai le ha confermate o pubblicizzate. Mi colpisce e mi rattrista il cinismo di alcuni produttori televisivi che sfruttano la pelle dei giovani per raggiungere i propri scopi. I ragazzi escono dal salotto di casa loro ed entrano in tv bypassando tutta la gavetta che serve alla formazione dell’artista. Diventano famosi per 12 mesi fino a che non appare un altro che prende il loro posto, e la consapevolezza che qualcuno ha giocato con le loro vite spesso li distrugge.
Sei nato in Liguria, terra di cantautori, sei un predestinato?
Nel libro dico che la componente umana è fondamentale. L’artista è un po’ il centro dell’universo, ha scarsa attitudine alla riconoscenza ed alla generosità, coglie sempre le energie di chi gli sta attorno perché ne ha bisogno, è un essere insicuro che va rassicurato, è un universo abbastanza complicato. Credo che la mia fortuna sia stata di avere questo carattere socievole, di poter tirare fuori dalle tasche un sorriso sempre pronto. Ero rassicurante… credo sia la parola giusta. Per fartela breve, prima della bravura dell’esecuzione, davo sicurezza al prodotto intero, assicuravo un buon livello e, dal punto di vista umano, non ero un rompiballe. Sono stato un buon mediatore nei momenti difficili.
Lucio Battisti che tipo era con te e gli altri del gruppo?
Era una persona lucida durante il lavoro, non si distraeva mai, ma non era particolarmente simpatico. Quando aveva quei rari momenti di simpatia bisognava anche ridere alle sue battute, che non erano sempre riuscitissime. Ad ogni modo Battisti e stato il più grande e nessuno prenderà mai il suo posto.
Battisti quasi mette in ombra il resto delle tue collaborazioni. Puoi citarne un altro?
Con Francesco Guccini ho registrato sette album, fino ad Argentina. Dopo l’incontro con Flaco Biondini mi resi conto che il mio posto sarebbe saltato di lì a poco. Flaco era una persona speciale, diventò intimo amico di Francesco e io capii velocemente che avrei perso il posto. Lo dico con serenità. Gli anni con Francesco sono stati meravigliosi, è una delle persone più simpatiche che abbia conosciuto in vita mia. Mi ha ammazzato dalle risate, a tavola facevo fatica persino a mangiare. Era ed è un artista che stimo molto.
Battisti è stato uno dei più grandi in Italia e non solo. Raccontaci qualcosa di lui di poco noto.
Hai 365 giorni liberi? Scherzo. Ricordo, come fosse oggi, quella volta che cambiai un accordo su Il mio canto libero tra le ire di Lucio, che poi non lo cancellò dalla registrazione. Oppure di quella volta che, giocando a pallone in strada fuori dallo studio Fonoroma di Cologno Monzese, Battisti si ruppe un piede per cercare di prendere un pallone ad effetto che gli avevo lanciato io.
Che cosa ne pensi della musica cantautorale dei giorni nostri?
Diciamolo francamente: chi tira il carretto della discografia d’autore sono ancora i grandi Maestri, almeno quelli ancora in vita. Non vedo, oggi, un nuovo filone cantautorale degno di nota.
Grazie Massimo per la cortesia, la disponibilità e la professionalità che hai mostrato nei miei confronti durante il nostro incontro. Ho molto apprezzato, inoltre, la trasparenza e la sincerità, qualità certamente rare nel campo dello spettacolo.
Grazie a te per la serietà, la professionalità e la tua capacità di trasmettere fiducia.

Foto: allmusicitalia.it


GRF

Ilaria Solazzo

La pugliese Ilaria Solazzo risponde in pieno alla definizione di “multitasking”. Giovane donna, ha alle spalle mille differenti attività: la redazione di libri, una buona esperienza nel campo della grafica, la pubblicazione di vari testi e non solo! È anche appassionata di lettura (specie la fantascienza), moda, costume e poesia. È giornalista pubblicista, blogger… e tanto altro. Dal decennio di nascita - gli anni ‘80 - ha ereditato la passione per la televisione che, per lei, si incarna nel binomio Carrà/Cuccarini. Dinamica, professionale, seria, ama la vita a colori.

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