Procure? (Non sempre) garanzia di libertà!
Di Francesco Salerno
Ho letto con grande interesse quanto affermato dal commissario regionale della Lega, Giacomo Francesco Saccomanno, in merito alla necessità di dare maggior sostegno alle procure e ai magistrati in Calabria. Tuttavia devo portare all’attenzione dei lettori, e dello stesso Saccomanno, una realtà poco pubblicizzata e, forse, anche poco conosciuta, che riguarda l’operato della legge nel nostro territorio.
Le indagini, così come auspicato dal commissario della Lega, non necessitano tanto di celerità, quanto di giustizia, un aspetto che evidentemente sfugge alle logiche di quasi tutti coloro che parlano di magistratura e ambiti correlati. La Calabria e i suoi cittadini, più che di indagini rapide e di condanne lunghe, hanno bisogno di indagini oneste, che non mettano in galera gente a caso giusto per poter vantare la maxi operazione da centinaia di arresti.
Il clima di sfiducia di molti calabresi è anche dovuto al fatto che fin troppi innocenti vengono immolati sull’altare delle operazioni spettacolari e sull’avanzamento delle carriere dei magistrati. Per avere riprova di ciò vi basti sfogliare a caso una qualsiasi delle sensazionali operazioni antimafia sbandierate in tv, e poi andare a controllare quanti degli arrestati sono poi stati riconosciuti totalmente innocenti (spesso dopo aver fatto svariati anni misura cautelare, per giunta). Ricordo inoltre, al commissario, che la giustizia immediata, come la chiama lui, è quella del despota o del tiranno, che al ladro fa mozzare la mano seduta stante senza alcun processo o possibilità di difesa.
Sarebbe bene, dunque, pesare meglio le parole e i termini utilizzati, concentrandosi altresì su come la giustizia funziona e non solo sul fatto che sia rapida o lenta.
Spero che questo mio breve pezzo possa quanto meno far riflettere Saccomanno e tutti i giustizialisti che, quando parlano di legge, spesso hanno un’idea molto personale di che cosa essa effettivamente sia.