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Costume e SocietàLetteratura

Il redivivo

Il vampiro di Gerace

Di Francesco Salerno

Nosferatu. Succhiasangue. Redivivo. Vampiro.
La parola mi ossessionò per tutto il giorno. Cercai tutto ciò che potevo su quelle creature mitiche, trovando così tanto materiale che non mi sarebbe bastato un anno per leggere tutto. Nosferatu. Era questo che aveva scritto il prete. Ma perché?
Non ero mai stato un amante del paranormale né ero incline a credere a certe cose. Tuttavia, più leggevo di quelle creature oscure più in me nasceva qualcosa. Era come una sorta di consapevolezza a lungo sopita. Una consapevolezza antica e terribile che esulava dalla ragione e dalla scienza. Quella notte mi addormentai sul divano mentre leggevo l’ennesima storia di vampiri. Fui svegliato a notte fonda da una telefonata terrificante. Il quarto e ultimo operaio della squadra era stato trovato morto vicino al mare, anche lui fatto a pezzi.
A quel punto capii che sarei stato il prossimo a morire. Non so perché arrivai a tale conclusione ma ne ero tanto certo che mi alzai, mi vestii e corsi alla macchina. Senza sapere nemmeno bene il perché mi recai al duomo di Gerace. La notte era fredda, fin troppo per essere agosto, e nell’aria vi era un che di indefinibile e minaccioso. Appena giunto dinnanzi all’edificio sacro mi accorsi subito che la grande porta era semiaperta. Col cuore che mi martellava nel petto vi entrai.
Non appena fui dentro fui assalito da un lezzo disgustoso di carne in putrefazione e sangue che mi costrinse a concentrarmi per non vomitare. L’odore proveniva dal seminterrato, ne ero certo. Le mie gambe si mossero come animate di vita propria mentre mi recavo verso la tomba in pietra.
Ad ogni passo sentivo crescere in me l’ansia e la volontà di fuggire, ma nonostante questo continuai ad avanzare. Le tenebre di quel luogo mi avvolsero come un manto e, prima di rendermene conto, mi trovai dinnanzi alla tomba. In piedi, accanto alla bara in pietra, vi era la cosa più terribile e orrida che abbia mai visto. Se ne stava lì, ferma immobile nei suoi stracci decadenti con la pelle grigia e stirata che a malapena le copriva le ossa. Gli occhi, grandi e rossi come rubini, mi fissavano con desiderio e io vi potei leggere tutto l’orrore dell’inferno. Rapito com’ero da quella vista non mi accorsi della presenza alle mie spalle. Quando l’aria venne riempita di sacre parole di antica memoria, mi resi conto che era in atto una vera e propria battaglia tra bene e male, e io vi ero capitato in mezzo. Di colpo la vista mi si appannò e le gambe mi cedettero. Caddi a terra e l’ultima cosa che vidi fu il vescovo che avanzava verso la creatura.
Quando mi svegliai, il giorno dopo, ero in ospedale e un prete sostava accanto al mio letto. Venni dimesso quasi subito e venni condotto alla sede del vescovo. Questi, sebbene visibilmente stanco e spossato, mi accolse con garbo e mi spiegò alcune cose che non avrei più dimenticato. Dopo tali confessioni giurai di mantenere il segreto sui veri avvenimenti di Gerace, almeno finché fosse stato necessario farlo.
Oggi, a quasi trent’anni da quei fatti, ho deciso di raccontare a tutti coloro che vorranno credermi la verità su quei fatti. Io l’ho visto, sono stato a pochi metri da lui. Ero lì, dinnanzi al Nosferatu e solo l’esorcismo del vescovo mi ha salvato da una fine ignominiosa. Racconto, adesso questo, non solo per la mia coscienza, ma anche per mettervi in guardia. Giacché pochi giorni fa ho ricevuto una lettera dal vescovo poco prima che la morte lo chiamasse a sé. Valutate voi stessi.
Mio buon geometra, vi scrivo queste poche parole per confessarvi adesso ciò che non ho avuto la forza di confessarvi in quel lontano agosto del 1996. La creatura immonda che affrontai nel seminterrato del duomo di Gerace non è morta. L’ho scacciata, sì, ma non distrutta. Pertanto, riguardatevi caro geometra, giacché il male non è svanito. Attende…

Fine

Foto: facciabuco.com


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3 Comments

  1. Racconto carino che si legge tutto d’un fiato
    Sintassi a volte lenta e in altre rapida, sicuramente voluta, per lasciare brio alla lettura
    Peccato per la morfologia di scrittura… non l’ho trovata sempre scorrevole

    Comunque, in generale, bel scritto

    1. Grazie della recensione articolata e motivata. Mi fa sempre piacere ricevere questi tipi di commenti giacché mi aiutano molto. Questo tipo di racconto è un po’ un esperimento, spero di migliorare nel prossimo. Grazie ancora

    2. Grazie della recensione articolata e motivata. Mi fa sempre piacere ricevere questi tipi di commenti giacché mi aiutano molto. Questo tipo di racconto è un po’ un esperimento, spero di migliorare nel prossimo. Grazie ancora

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