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Cuore di serpente: il giallo che ci immerge nel Circeo degli anni ‘70


Edil Merici

Stretti nella morsa del serpente: è lì, probabilmente, il momento esatto nel quale tutto sembra avere inizio e fine al tempo stesso…

Giovanni Montini ha scritto per la Bertoni Editore Cuore di serpente, un libro che prende il lettore a tal punto da non riuscire a staccarsene fino all’ultima pagina. Montini è nato a Torino nel 1974 e vive a Roma. Abbandonati gli studi di antropologia, lavora nella moda, collaborando con prestigiosi marchi internazionali. La sua passione per la scrittura lo ha portato ora alla pubblicazione del suo terzo romanzo.
Cuore di serpente è narrato con una dinamica delicata, capace di catturare l’interesse del lettore fin dalle prime pagine, accompagnandolo in un’affascinante viaggio introspettivo alla ricerca di sé e dell’amore. Con un finale a sorpresa.
In una torrida estate di fine anni ‘70, sul promontorio del Circeo, s’intrecciano inesorabilmente i destini dei protagonisti di questa storia, costretti a mettere a nudo passioni e segreti mai svelati.
La giornalista Francesca Bacci e suo marito Andrea invitano a raggiungerli nella loro villa sul mare Giulio Martinelli, scrittore in crisi che ha un compagno che non ama più.
A sconvolgere l’apparente equilibrio degli adulti, e a minarne la stabilità emotiva, sarà l’arrivo di Gabriele, giovane figlio del primo matrimonio di Andrea, che seduce Giulio, intrappolandolo in una ragnatela di erotismo e conducendolo verso un gioco al massacro, fino all’inaspettato finale.
Un romanzo canonico, nella forma e nel contenuto, con slanci cinematografici e rimandi a una tradizione letteraria molto attuale, che affronta il tema dell’ospite inatteso che rompe convenzioni ed equilibri. Avere l’amico Giulio in casa, per Francesca, doveva essere un’esperienza piacevole: ma lui è sfuggente, in crisi con il lavoro e con una relazione che non vuole più portare avanti. Francesca non si capacita del perché il suo caro amico non si confidi più con lei, un po’ come lo stesso marito, Andrea, non riesca ad aprirsi sui sentimenti che prova. Francesca sembra essere un personaggio secondario nella sua stessa vita, e nel romanzo appare sempre sullo sfondo delle vicende di Giulio.
Nell’estate calda del 1977 Giulio, infatti, il nostro protagonista, è chiuso nei suoi pensieri, e nel mentre tutt’intorno la leggerezza, la spensieratezza e le vacanze sono evocate, il suo tempo interiore cerca spazio e riflessione.
Malinconico e sofferente, ha l’aspetto di un uomo stanco e avvilito: non riesce a scrivere ormai da tempo. Anche la sua storia d’amore è giunta al capolinea.
Ma è proprio qui l’inganno: Francesca cerca di rimanere in controllo di tutto, senza esserlo, sentendosi messa continuamente in secondo piano. Giulio le ruba la scena con Andrea, quando quest’ultimo gli farà una confessione che a Francesca non ha mai fatto, e con Gabriele, figlio acquisito, che Francesca ha cresciuto come fosse suo, nonostante non potesse averne biologicamente.
Le tensioni crescono e sono palpabili; l’autore costruisce una storia che sovverte l’orizzonte d’attesa partendo dal già noto, dal cliché di un uomo in crisi costretto a fare i conti con la propria identità. Il libro è attraversato da linee narrative che sottendono altri sensi, dal tema della mascolinità a quello dei rapporti non convenzionali.
Ispirato a La piscina di Jacques Deray, il celebre film con Romy Schneider e Alain Delon, e alle atmosfere noir di Patricia Highsmith, Cuore di serpente getta uno sguardo su quelle passioni torbide e inquiete che spingono gli umani negli abissi più profondi della perdizione. Un racconto romantico, sensuale, struggente, tra verità inconfessabili e laceranti.
Ogni pagina di cui si compone Cuore di serpente fa rivivere atmosfere dimenticate, con personaggi e protagonisti che entreranno nella mente di tutti, regalando emozioni senza tempo. Abbiamo davanti un giallo di straordinaria bellezza, per niente banale, che accompagnerà il lettore in un circolo quasi vizioso e asfissiante (da intendere non in senso negativo) che andrà avanti fino all’ultima pagina. Al termine si scoprirà la verità? Ammesso che essa sia necessaria? Naturalmente, per saperlo bisogna arrivare in fondo e lasciarsi travolgere dalla vicenda narrata.
Il libro pone (seppur delicatamente) l’accento su sentimenti che tutti conoscono e vivono nel quotidiano: rabbia, risentimento, ostilità, incapacità, ambiguità, inquietudine.
I segreti, le parole non dette, gli sguardi accennati, le piccole maldicenze e i sotterfugi, narrati con apparente indifferenza, sono necessari a comprendere quanto l’animo umano possa lasciarsi condizionare o corrompere da determinati fattori. Di forte spessore anche i personaggi apparentemente secondari, che prima o poi si faranno notare per qualcosa, e che sono comunque, ognuno a suo modo, portatori di grandi verità.
Tra i tanti temi, spicca l’insoddisfazione che caratterizza uno di loro, apparentemente semplice, si rivelerà successivamente una crisi esistenziale: un aspetto particolarmente importante, sul quale probabilmente Montini ha lavorato a lungo prima della stesura di Cuore di serpente.
Il carattere dei personaggi e la relativa identità, sembrano comporsi e scomporsi di continuo, senza mai sovrapporsi, in modo semplice e senza confondere, ma disegnando il profilo di un romanzo ricco di pathos.
Un libro semplice ma accattivante, che riesce ad attirare l’attenzione proprio grazie a un linguaggio diretto e senza troppi passaggi artefatti. La storia è ben intessuta e la trama è particolarmente interessante e, grazie ai temi presentati dall’autore, che si mescolano l’uno con l’altro, è possibile rivedersi in quelle parole e quelle vicende, come se ogni lettore le stesse vivendo.
Leggendo Cuore di serpente si verifica un curioso fenomeno: è come se i personaggi uscissero dal libro, dalle pagine intrise di sentimenti, suggestioni, rancori, crisi esistenziali, e si materializzassero. Potrebbe sembrare banale, ma in realtà così non è. Sarebbe questo il fine della letteratura, ma non sempre la scrittura riesce a raggiungere questi vertici di realismo. Provare per credere.


GRF

Ilaria Solazzo

La pugliese Ilaria Solazzo risponde in pieno alla definizione di “multitasking”. Giovane donna, ha alle spalle mille differenti attività: la redazione di libri, una buona esperienza nel campo della grafica, la pubblicazione di vari testi e non solo! È anche appassionata di lettura (specie la fantascienza), moda, costume e poesia. È giornalista pubblicista, blogger… e tanto altro. Dal decennio di nascita - gli anni ‘80 - ha ereditato la passione per la televisione che, per lei, si incarna nel binomio Carrà/Cuccarini. Dinamica, professionale, seria, ama la vita a colori.

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