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Costume e SocietàLetteratura

Le caratteristiche del Codice di Hammurabi

La Repubblica dei Locresi di Epizephiri


Edil Merici

Di Giuseppe Pellegrino

Lo stesso Proemio contenuto nella Stele di Hammurabi non contiene in sé alcun principio di diritto o alcuna indicazione del metodo che ha determinato le modalità delle previsioni e delle pene. Ne è controprova che delle leggi sono state trovate non poche tavolette, ma le leggi sono declamate tutte in modo diverso: indice questo di una loro trasmissione orale, se non addirittura di un aggiustamento delle stesse per ringraziarsi il Dio sole; tanto che ognuno la scriveva secondo i ricordi e il sentito dire che aveva.
Le stesse modalità di scrittura depongono più per una aggiografia monumentale. La stele ha una scrittura cuneiforme che va dall’alto verso il basso; e da sinistra verso destra. Difficile la lettura; difficile che un popolo di analfabeti potesse apprendere in tal modo la legislazione. E poi non vi è alcun riferimento sulle modalità del processo.
E tuttavia, nessuno può sottacere dell’importanza del codice, sia per il fatto di essere intatto, tranne laddove il sovrano elamita, Shutruk/Nahhunte I, che ne aveva trafugato la stele, cerca di sostituire il suo nome a quello di Hammurabi ma, soprattutto, perché fornisce indicazioni sui rapporti sociali.
Il testo è composto da un prologo, 282 paragrafi e un epilogo. Il prologo ha carattere storico, narra l’investitura del re, la formazione del suo regno e l’impegno che egli pone nella realizzazione dei suoi sudditi. Mentre la pena era legata allo stato giuridico del colpevole e a quello del danneggiato. Sul principio della cosiddetta legge del taglione, non è il caso di richiamare legislazione semitiche, in quanto, comunque, sarebbero successive a quella del codice; semmai, sarà di origine amorrea, ossia della tradizione della stessa dinastia del Re. E comunque una tale sistema è di per sé insito alla natura umana. Tanto che su tale principio è stato estratto da Aristotele un principio di diritto anche oggi valido e relativo all’indebito arricchimento, dove quando il trasferimento di utilità economica non trova la sua giustificazione in una disposizione di legge oppure in una convenzione concordata tra le parti, nell’intento non già di risarcire il danno, bensì di restituire e di ovviare trasferimenti ingiustificati di ricchezza in ossequio al principio aristotelico di giustizia commutativa.
La società babilonese appare divisa in tre categorie: gli awilum(letteralmente, uomini civilizzati) erano le persone di rango elevato, i mushkenun (i sottomessi) erano individui di condizione libera ma di ceto sociale inferiore, i wardun erano gli schiavi, i servitori. A ciascuna delle tre categorie corrisponde, nel Codice di Hammurabi, un trattamento diverso. Le pene, infatti, non sono uguali per tutti: a titolo esemplificativo, riportiamo alcuni articoli del Codice di Hammurabi. Le indicazioni della divisione in classi di cui sopra, servono a differenziare la diversità di trattamento.
Così, al riguardo il codice:

Se un awilum distrugge l’occhio di un awilum, si distruggerà il suo occhio; Se distrugge l’occhio di un mushkenum, dipendente del palazzo, pagherà una mina d’argento; Se distrugge l’occhio di un wardum pagherà metà del suo prezzo.

Come giustamente osservato, il codice non contiene solo pene per i reati, ma vi è anche una sorte di protezione dei diritti, piuttosto avanzata per l’epoca. Si richiamano per tutte quattro norme: la prima è di fatto un divorzio per decisione della donna il cui marito la trascura. La ratio sta nel fatto che il matrimonio era allora solo una delle componenti per avere figli legittimi: il venir meno di questa condizione (la donna provi avversione per il suo marito) faceva venire meno il legame. La seconda, in concreto, è il ripudio della moglie sterile, che però conserva il diritto di tenere con sé la dote. La terza contiene l’obbligo di assistenza della moglie ammalata. L’ultima la successione ereditaria dei figli illegittimi riconosciuti.
Così le norme:

  1. Se una donna provi avversione per suo marito, posto che colpa non abbia… e suo marito la abbia molto trascurata, questa donna non ha colpa, ed essa prenderà la sua dote e andrà nella casa di suo padre;
  2. Se il marito ripudia la moglie perché questa non gli aveva dato un figlio “le renderà la dote che essa ha portato dalla casa del padre”;
  3. Se un uomo prende moglie ed ella sia colta da malattia, e allora egli desidera una seconda moglie, non ripudierà la moglie ammalata, ma la terrà nella casa che ha costruito e la sosterrà fintanto che essa viva”;
  4. Se il padre dice ai figli che la serva li ha partoriti e poi muore, i figli della moglie e i figli della schiava insieme divideranno i beni del padre.

Il codice di Hammurabi valuta i delitti e le pene inflitte in valori monetari e ne viene fornita anche l’equivalenza in bestiame, ad esempio una pena di un siclo corrispondeva a un maiale, una pena di due sicli equivaleva a un montone. Un documento in cuneiforme dice che Hammurrabi diede ai soldati della città di Mari degli anelli in argento e degli oggetti chiamati Kaniktum ossia oggetti con marchi che ne stabilivano il peso. Questi oggetti avevano effettivamente un peso inferiore all’unità intera del siclo: 0,8, 1,7, 2,5 sicli, ma l’autorità aveva arrotondato per eccesso indicando sempre unità intere da 1, 2, 3 sicli (con una sopravalutazione media del 20/30 %). Su tali oggetti mancava però il sigillo di garanzia dell’autorità emittente e non si possono ancora considerare monete. I Kaniktum venivano scambiati spesso con beni di consumo, da qui la nascita di mercanti/banchieri che si specializzano nelle pratiche di intermediazioni monetarie, di prestiti e persino di assicurazioni.
Infine, l’ultima osservazione: se le leggi di Hammurabi non erano scritte, sicuramente contenevano una pena per ogni reato e una soluzione per ogni questione civilistica. Niente veniva lasciato al libero arbitrio del giudice, come avverrà di poi a Locri.
Questo per dare a Cesare quel che è di Cesare.

Foto di Mbzt


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