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Attualità

Vacanze (in)sostenibili

Pensieri, parole, opere… e opinioni


Edil Merici

Come spesso accade nel periodo delle vacanze estive, la maggior parte delle notizie di costume sono legate a casi curiosi o paradossali avvenuti agli italiani in giro per il mondo, quasi che quella strana razza dei giornalisti, dopo un anno intero passato a parlare delle contraddizioni di questo nostro variegato Paese con il solo scopo di indignarci, volesse in qualche modo sottolineare che anche l’indignazione può, talvolta, strappare un sorriso e, soprattutto, che all’estero, sotto sotto, non se la passano poi tanto meglio di noi.
Nell’ultima settimana, in particolare, mi è capitato di leggere un numero considerevole di notizie legate ai paradossi del settore ricettivo che, alla fine dei conti, mi hanno fatto sorgere il dubbio che la vera anomalia della società contemporanea sia costituita, in realtà, dalla categoria del turista. E così, dai 20 centesimi fatti pagare per un bicchiere d’acqua del rubinetto sulla costa romagnola ai 2 € in più per un piattino aggiuntivo per il bambino in un ristorante ligure, passando per i 520 € per due cocktail e dei salatini a Mykonos e gli 845 € della discordia a Modena per una mangiata di gnocchi, le notizie di turisti che hanno visto il proprio portafoglio piangere dopo essersi lanciati all’avventura si sono susseguite sulle colonne dei giornali di qualunque formato e natura.
Avendone la possibilità, mi piacerebbe molto poter viaggiare, scoprire luoghi nuovi e conoscerne gli aspetti più peculiari e, nelle rare occasioni in cui ho avuto modo di farlo, mi sono sempre molto ben informato non solo su quali fossero i costi di spostamento, ma anche sulla qualità dei servizi, quali le attività socio-culturali alle quali avrei potuto partecipare senza spendere una fortuna e, soprattutto, quali fossero i luoghi in cui convenisse rifocillarsi. Grazie a queste regole di base, non ho mai trovato sgradite sorprese in calce agli scontrini, ma è bene sottolineare che la mia è una condotta che può benissimo essere ignorata da chi ha le risorse utili per non badare a spese mentre si trova in ferie. Il problema, più che altro, risiede nel fatto che se una persona con la fortuna di avere un posto di lavoro stabile ha avuto la volontà di fare un inverno di sacrifici per spararsi almeno due mensilità in quindici giorni per visitare come più ritiene opportuno una data località turistica, allora deve anche mettere in conto che se desidera viaggiare a un certo livello può andare incontro all’evenienza di spendere un capitale per due bibite e ha poco da piangere sul latte versato. E invece non solo il turista in questione si sente in dovere di esternare la sua indignazione ai giornali (che figurati se non gli danno corda), ma spesso e volentieri, dopo aver sparato a zero sul Paese che l’ha ospitato, finisce le vacanze nel suo territorio sentendosi in diritto di lamentarsi anche della gestione locale delle cose.
Mi spiego meglio prendendo a esempio la recente istituzione della Zona a Traffico Limitato di Gerace: la scelta dell’Amministrazione Comunale è stata criticata da tantissimi ma, al netto del fatto che la frase che ho sentito ripetere più spesso in merito alla questione sia stata «Abbiamo finito di andare a Gerace», a giudicare dal numero delle presenze in queste serate sento di dire che sia stata una scommessa vincente. Pur credondo anche io che alcuni aspetti della gestione della ZTL sarebbero da rivedere, la critica mossa dalla maggioranza è, udite, udite… legata ai costi. Chi è rientrato da Mykonos spendendo con un sorriso tirato 520 € per due bicchieri di ghiaccio con un po’ di alcol colorato e un ombrellino dentro non accetta di dover lasciare l’auto nei parcheggi a 50 centesimi l’ora e di dover spendere 1 € di navetta per arrivare fino al borgo. E quindi ha dinanzi a se du scelte: la prima è quella di rinunciare agli eventi che animano Gerace in queste serate estive, la seconda (e più blasonata) è quella di attaccarsi all’inciviltà. “L’auto la posso benissimo lasciare sulla provinciale, anche in doppia fila, e salirmene piano piano a piedi fottendomene del fesso che ha accettato di spendere i soldi del parcheggio e della navetta e che ci metterà più di me ad arrivare in Piazza delle Tre Chiese perché la mia macchina obbligherà la navetta a sperticarsi in tremila manovre per passare” pensa il grand’uomo a cui 1,50 € per andare a Gerace pesano più dei 520 € di Mykonos.
E, la cosa più divertente è che, quest’autunno, quando si prenderà una pausa dal lavoro per andarsi a bere una birra a 7 € con gli amici a Milano, lasciando la macchina in striscia blu e pagando 4,50 €, i soggetti Mykonos e Gerace diventeranno interscambiabili: “Quel posto? È senza speranza…” dirà lui che il mondo l’ha visto e sa come funzionano le cose, lamentandosi che i 15 giorni di ferie l’hanno esaurito del tutto e dichiarando di non vedere l’ora che arrivi la prossima estate per andare alle Maldive (perché l’anno prossimo mica lo fregano!) e andare in visita ai parenti a Gerace solo la mattina per evitare la ZTL.
Ma a questo punto, dico io, non era il caso di spenderli in libri e farsi una cultura, ‘sti 521,50 € e starsene a casa a leggerli, anziché andare in giro a rompere il cazzo alla gente?!

Foto: mykonosvillas.com


GRF

Jacopo Giuca

Nato a Novara in una buia e tempestosa notte del giugno del 1989, ha trascorso la sua infanzia in Piemonte sentendo di dover fare ritorno al meridione dei suoi avi. Laureatosi in filosofia e comunicazione, ha trovato l’occasione di lasciarsi il nord alle spalle quando ha conosciuto la sua compagna, di Locri, alla volta del quale sono partiti in una altra notte buia e tempestosa, questa volta di novembre, nel 2014. Qui ha declinato la sua preparazione nella carriera giornalistica ed è sempre qui che sogna di trascorrere la vecchiaia scrivendo libri al cospetto del mare.

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