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Buona Ventura: il trionfo della furbizia femminile secondo Caravaggio


Edil Merici

Di Valentina Mazzaferro

Lo sguardo ammaliante della zingara aveva catturato gli occhi neri del giovane viandante giunto in città per ammirare gli scorci meravigliosi costretto ad arrendersi davanti alla bellezza e ai lineamenti fini di una donna dai tratti somatici particolari. Accade sempre così, i colpi di fulmine sono improvvisi, imprevedibili e assordanti.
Buona ventura è un dipinto a olio su tela (115×150 cm) realizzato da Caravaggio tra il 1593 e il 1594, conservato ed esposto alla Pinacoteca Capitolina di Roma.
I protagonisti di questo dipinto sono affascinanti, misteriosi e accattivanti: una zingara dallo sguardo ammaliante è un giovane cavaliere ben vestito ritratti in una scena dal sapore quotidiano in cui la donna legge la mano all’uomo per cercare di sfilare l’anello dal dito.
Un dipinto che risalta l’astuzia femminile sottile e mai banale che consente di perseguire ogni singolo obiettivo in modo sicuro senza alcun tipo di esitazione. Non a caso Caravaggio, per la realizzazione del dipinto, si è avvalso della presenza della figura di una vera zingara che vide passare davanti al suo atelier romano che scelse come modella a cui ispirarsi per una rappresentazione reale e verosimile.
Una gitana, graziosa e spregiudicata, che indossa un abito formato da camicetta ricamata e turbante che conferiscono alla sua figura un gusto orientale. Di fondamentale importanza il sorriso, diamante bianco di una sottigliezza psicologica fine ed elegante a cui si associa il volto ingenuo del giovane uomo con la piuma spiovente del suo cappello che non sembra cogliere la furbizia della donna intenta ad accarezzare il palmo della mano in modo da accaparrarsi il suo anello d’oro fonte di grande guadagno economico.
Inoltre, la scena rappresentata può essere considerata di genere, poiché presenta degli elementi della commedia dell’arte ambientate in scenari di stanze popolari che vantavano un largo successo.
Un’altra chiave di lettura è quella moralistica della Parabola del Figliol Prodigo che invita a non avere fiducia dei falsi adulatori e di coloro che spingono al peccato.
Infine, il dipinto è un trionfo della furbizia femminile fine ed elegante, motore di ricerca di una vita di sacrifici e infiniti travagli.
Un quadro da ammirare e godere con un sottofondo del cantautore Fabrizio De André Via del Campo.


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