ADVST
Costume e SocietàLetteratura

L’attacco alla cassaforte

Storie d’altri tempi


Edil Merici

Di Francesco Cesare Strangio

Marco collegò i rispettivi tubi di gomma e verificò l’efficienza della fiamma ossidrica tagliando un pezzo di ferro a doppia T.
Tutto funzionò alla perfezione. Non gli restava altro che pulire ogni cosa per eliminare le impronte digitali. Da quell’istante, per prudenza, avrebbe dovuto lavorare sempre e solo con i guanti di lattice.
Arrotolò assieme i due tubi in modo da formare una ciambella da portare a tracolla da casa sua fino alla cantina della cugina Elisabetta. Adagiò le due piccole bombole sul portabagagli della bicicletta e le fissò con uno di quei lacci elastici che di solito sono usati per fissare i pacchi sopra il portabagagli delle auto.
Quando ogni cosa era a suo posto, entrò in casa e andò in cucina: sul lavello c’era una montagna di piatti sporchi messi lì da più di una settimana. Vedendo lo scempio si scoraggiò e fece per andare via, ma dopo aver riflettuto un attimo, ritornò sui propri passi. Continuare a lasciarli lì non avrebbe risolto il problema, anzi l’avrebbe aggravato. Aprì lo sportello del sotto lavello e tirò fuori una bottiglietta piena di detersivo e ne versò una discreta quantità nella vaschetta del lavello non occupata dai piatti sporchi e iniziò a lavare.
Argo stava fermo dietro di lui a osservarlo e, dallo sguardo e da come scodinzolava, fece capire a Marco che approvava il comportamento.
Dopo aver terminato di lavare ogni cosa, rivolgendosi al cane, disse: «Caro mio amico, te l’ho sempre detto che tu sei meglio di noi umani… Meno male che non hai il dono della parola, saresti peggio del grillo parlante. Adesso ti preparo le salsicce fritte, so che a te piacciono tanto. Su, dammi un bacio!»
Il cane accettò la richiesta, si alzò sulle zampe posteriori e leccò la mano di Marco.
L’olio iniziò a friggere. Messe due salsicce in padella, il crepitio dell’olio coprì il silenzio della stanza. L’odore del fritto si diffuse velocemente, Argo si allontanò lentamente e si mise alla destra del tavolo, dov’era solito sedersi il padrone di casa. Argo, dalla sua posizione, era in attesa che finissero i fumogeni; poco dopo Marco avvertì l’amico che la cena era pronta. Com’era solito fare, Argo stava in disciplinata compostezza in attesa che Marco gli mettesse davanti la ciotola con il cibo. Il cane era così ben addestrato che non iniziava a mangiare se prima non gli fosse dato il via. Finito il pasto, Marco si mise a letto a riposare. Teneva gli occhi fissi sul soffitto e ripeteva mentalmente ogni movimento che avrebbe dovuto compiere quella notte. Il piano era perfetto, toccava solo mettere in atto la parte finale.
Il sonno di Marco fu interrotto dal suono della vecchia sveglia; Argo, come sempre, stava sul tappeto posto nell’angolo sinistro della camera, vicino a un vecchio armadio che da lungo tempo non veniva aperto. Marco, prima di alzarsi, si stiracchiò come se volesse liberarsi dall’assopimento muscolare. Argo si alzò e andò verso di lui scodinzolando. I passi del cane, da qualche tempo erano divenuti malfermi e incerti: il peso degli anni iniziava a farsi sentire. Marco, dopo averlo amorevolmente accarezzato, lo portò fuori ad ammirare le piccole luci che adornavano la volta celeste. Era da molto tempo che non ululava più alla luna, forse perché si era reso conto che da essa i suoi interrogativi non avrebbero ricevuto risposta. Marco parlò qualche minuto con l’amico e, prima di partire, lo accompagnò alla cuccia, dove il cane si adagiò comodamente in attesa del suo ritorno.
Inforcata la bicicletta, partì verso il suo destino. Mancavano un paio di centinaia di metri per arrivare alle prime case del paese, quando un rumore secco, seguito da uno più forte, ruppe per un istante il surreale silenzio della notte. Fermò la bicicletta per vedere cosa fosse successo: il gancio metallico della fune elastica che teneva le due bombole, si era spezzato. Marco imprecò come un dannato, si guardò in giro per capire se ci fosse qualcuno dietro alla finestra a osservare la scena; per sua fortuna il rumore non aveva destato il sonno di nessuno.
In tutta fretta rimise le bombole nella stessa posizione, fece un legaccio al posto del gancio e li fissò bene al portabagagli.
Non fece in tempo ad arrivare alle prime case che il rumore di un automezzo si fece sentire alle sue spalle. Con rapidità entrò in un vicolo e attese che passasse l’utilitaria. Un minuto dopo, un’auto dei Carabinieri superò il vicolo in cui Marco aveva trovato riparo e lui proseguì per la sua strada. Risalito in bici, partì in direzione dell’ufficio postale. Tre minuti dopo arrivò a destinazione senza altri imprevisti. Con la solita prudenza che lo caratterizzava, entrò nella corte e aprì il lucchetto che teneva chiusa la porta. Portò dentro la bicicletta, sganciò le bombole e le adagiò sotto il buco che portava alla cassaforte. Il silenzio tombale di quel luogo fu interrotto dai suoi passi e dalle viti dei tubi di gomma delle bombole.
Marco salì nella stanza della cassaforte e, prima di partire con la fiamma ossidrica, accese una sigaretta e, con lo stesso fiammifero, il cannello.

Foto: idealgascompany.com


GRF

Redazione

Redazione è il nome sotto il quale voi lettori avrete la possibilità di trovare quotidianamente aggiornamenti provenienti dagli Uffici Stampa delle Forze dell’Ordine, degli Enti Amministrativi locali e sovraordinati, delle associazioni operanti sul territorio e persino dei professionisti che sceglieranno le pagine del nostro quotidiano online per aiutarvi ad avere maggiore familiarità con gli aspetti più complessi della nostra realtà sociale. Un’interfaccia che vi aiuterà a rimanere costantemente aggiornati su ciò che vi circonda e vi darà gli strumenti per interpretare al meglio il nostro tempo così complesso.

Related Articles

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button