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Attualità

Calabria Nòva e la necessità di imparare a disegnare Dio

Pensieri, parole, opere… e opinioni


Edil Merici

Ho partecipato con grande interesse alla 4 giorni di Calabria Nòva, esposizione agricola del territorio ideata dal sempre fecondo di idee Pasquale Giurleo con il patrocinio del Gruppo di Azione Locale Terre Locridee, del Comune di Locri e della Regione Calabria che, grazie a tre seminari dell’Azienda Regionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura della Calabria svolti nella meravigliosa area della Planteria Orto Urbano di Locri, ha gettato una luce sullo sviluppo possibile del nostro territorio e donato una nuova speranza per il futuro.
I fenomeni climatici estremi, le qualità dell’olio e l’allevamento delle razze autoctone sono state al centro di dibattiti particolareggiati e partecipati non solo dagli addetti ai lavori, e hanno messo in mostra un settore primario più vivo e attivo che mai, complice anche la recente pubblicazione dell’avviso di partecipazione alla Politica Agricola Comune 2022-2027, che pare essere destinato a mettere a tacere tutte le voci di immobilismo relative alle agenzie di sviluppo territoriale.
All’esito della manifestazione possiamo dire che un nuovo ritorno alla terra è possibile e anzi auspicabile, considerato che l’idea di una Calabria industrializzata è sempre più utopica e anzi distante dall’anelito di tradizionalismo di cui soffre la società contemporanea. In una realtà sociale in cui la globalizzazione è patologia, si è compreso che la cura risieda nelle mani sporche di terra, che la Madeleine proustiana sia il fanciullo cresciuto nel fasciatoio posto accanto al docile maiale nero (immagine che non serve specificare perché sia così poeticamente connessa al ritorno in auge di di un modello di vita cristiano) e che il ritorno al braciere, come affermato in occasione della presentazione del libro di Bruno Palamara sugli antichi mestieri nella mattinata di domenica, possa guarire dalla nomofobia (termine di recente coniazione derivato dalla crasi dell’espressione inglese No Mobile Phone Phobia, ovvero l’irrazionale paura di rimanere disconnessi).
Ma perché concetti espressi già in altre occasioni hanno assunto un valore maggiore all’interno del contesto ideato da Calabria Nòva? Perché inseriti in un filone che, pur guardando nostalgicamente al passato, per la prima volta non ha timore di dirsi figlio del suo tempo, e comprende, vivaddio, che per tornare indietro è necessario andare avanti, confidando che la storia della società umana sia un eterno ritorno dell’uguale.
Oggi, affermano le conclusioni tratte dalla quattro giorni fieristica, viviamo una fortunata congiuntura socio-temporale che, grazie a uno sfruttamento finalmente consapevole delle nuove tecnologie, ci potrebbe permettere di ritornare a ciò che eravamo e di trasformare il fenomeno astronomico della nòva cui Giurleo voleva fare riferimento con il titolo della sua manifestazione, in una stella cometa in grado di indicarci la via maestra di uno sviluppo sostenibile e condiviso. La pubblicazione sulla rete può diventare nuova tradizione orale per il trasferimento di saperi e sapori che hanno fatto grande la storia dell’artigianato calabrese, il commercio digitale la nuova mulattiera per il commercio dei prodotti che ci caratterizzano all’infuori dei nostri brulli confini, i social, una volta che avremo fissato dei paletti utili a convivenza civile anche nelle piazze virtuali, possono trasformarsi nell’antico braciere attorno al quale riunirsi per narrare le storie e scambiare i punti di vista che una volta rimanevano chiusi tra le quattro mura domestiche… e poi i mutamenti climatici che diventano opportunità di crescita e il ruolo della ricerca che può assicurare maggiore efficacia nella (ri)produzione di colture tipiche e, perché no, produzioni artigianali che oggi siamo convinti siano scomparsi per sempre.
Insomma, se correttamente accolta e, perché no, se primo di una lunga serie di appuntamenti periodici, Calabria Nòva potrebbe rivelarsi la via maestra da seguire per il rifiorire di un territorio che spesso si sente ridotto al lumicino.
Nel corso del proprio intervento, il direttore del GAL Guido Mignolli, nello spiegare l’approccio che secondo lui il territorio dovrebbe tenere per assicurarsi uno sviluppo attraverso l’impiego dei fondi della PAC, ha raccontato questo aneddoto:

Una volta una bambina disegnò Dio.
La maestra sbigottita le disse: «Nessuno sa quale forma abbia Dio».
E allora la bambina rispose: «Una volta che avrò finito il disegno lo scoprirà.»

«Ecco – ha chiosato Mignolli, – la convinzione al di là di ogni cosa di quella bambina di fare una cosa importante da trasferire agli altri deve diventare anche la nostra. Diamo sfogo all’immaginazione, cominciamo a disegnare Dio!»
Un invito che, in questi giorni me ne sono convinto, la Locride è pronta a cogliere…


GRF

Jacopo Giuca

Nato a Novara in una buia e tempestosa notte del giugno del 1989, ha trascorso la sua infanzia in Piemonte sentendo di dover fare ritorno al meridione dei suoi avi. Laureatosi in filosofia e comunicazione, ha trovato l’occasione di lasciarsi il nord alle spalle quando ha conosciuto la sua compagna, di Locri, alla volta del quale sono partiti in una altra notte buia e tempestosa, questa volta di novembre, nel 2014. Qui ha declinato la sua preparazione nella carriera giornalistica ed è sempre qui che sogna di trascorrere la vecchiaia scrivendo libri al cospetto del mare.

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