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Costume e SocietàLetteratura

Dalle Leggi di Platone alle norme zaleuchiane

La Repubblica dei Locresi di Epizephiri


Edil Merici

Di Giuseppe Pellegrino

Nelle Leggi, così il dialogo tra Ateniese (che poi sarebbe lo stesso Platone) e Clinia. Il dialogo ha come spunto: Anche le leggi devono avere un Proemio. Poi così il dialogo:

ATENIESE: Di quello che, certamente per intervento di un Dio, scaturisce proprio nel discorso che finora abbiamo fatto, se non erro, quando abbiamo cominciato a parlare di leggi era l’alba ed ora eccoci a mezzogiorno, fermi in questo stupendo luogo di ristoro. E per quanto non sia fatto altro che parlare di leggi a me sembra che solo ora noi iniziamo a esporle e che tutto quello che vien prima va considerato come un’introduzione alle nostre leggi. Che cosa intendo dire con questo?
Voglio dire che in tutti i discorsi e in tutte le forme espressive che comportano l’uso della voce ci sono forme di proemi, direi quasi degli esercizi di preparazione che, per il fatto di ricreare condizioni tipiche di quella data arte, sono utili alla prova che deve svolgersi dopo. E del resto, proemi dei più raffinati e ricercati sono messi all’inizio delle cosiddette leggi, cioè dei canti citaredici e di ogni altro genere musicale, mentre nel caso delle vere leggi (e con ciò ci riferiamo alle leggi politiche […]) no.

Così conclude il giurista Silvio Boccalatte:

Nel pensiero del filosofo greco, la motivazione della legge ha un ruolo persuasivo basato su un linguaggio sostanzialmente di natura emotivo-manipolativa: il legislatore agisce attraverso la ragione perché possiede la conoscenza ma il sapere filosofico non può essere […]. Insomma, si presuppone l’incapacità della comprensione da parte dei destinatari delle norme.

Il Proemio, dunque, come strumento di comunicazione e di comprensione delle disposizioni o, meglio, “la motivazione come ausilio di comprensione della legge.”
In quello di Zaleuco vi è di più: vi sono le previsioni di legge, per come accennato, sulla necessità preventiva di valutazione dei requisiti anche morali (dokimasìa) e successiva (rendiconto-eutenìa) del Magistrato; vi è la pena della esclusione dalla cariche pubbliche, per tutti i cittadini che non ne sono degni (Deve esser escluso dai pubblici impieghi colui che fa vincere la sua ragione dall’ira).Questo in linea di principio. Nel merito è bene richiamare le norme zaleuchiane per completezza del discorso. Le norme avranno la forma per come riportate da Bonaventura Portoghese nel suo I Frammenti della Legislazione di Zaleuco, ricordando, però, che non verranno trattate nel medesimo ordine (in numeri romani l’ordine dato dal Giudice borbonico) e che qualche norma, più che al Proemio , è da legare alle specifiche previsioni di legge.
I: “Prima di ogni cosa gli abitanti di una città, è necessario che siano persuasi e credano che esistano gli Dei e con la mente guardando il cielo, l’ordine, e tutto l’operato meraviglioso di esso giudichino che non è l’opera del caso, né della mano degli uomini.”Questa prima disposizione tradisce il convincimento creazionista di Zaleuco. Il cielo e l’operato meraviglioso dell’Universo come creazione degli Dei. Per Zaleuco era impossibile pensare a un solo Dio perché tanti i diritti tutelati e per ognuno di essi vi era un nume tutelare. Il richiamo al prediritto e alle argomentazioni che la violazione di un disposizione di legge avrebbe causato l’ira del Dio preposto, che si sarebbe vendicato della violazione del bene-valore comune ai cittadini. Il richiamo al valore religioso delle leggi è chiaro, così come il culto della vergogna come elemento necessario a un convincimento, sia civile sia religioso, al rispetto delle leggi: il cittadino che non li rispetta avrà una duplice sanzione: la pena e la pubblica riprovazione. Siamo, in definitiva, al richiamo all’origine del diritto, anche se in senso attuale, pur in presenza ormai di una norma scritta e di pena certa.
II: “Poiché esistono gli Dei è necessario che vengano adorati e venerati. Sono essi che danno ai mortali ogni onesto e lodevole bene.”III: “Bisogna inoltre aver gli animi senza alcuna macchia di vizi; gli Dei amano i giusti, e gli onesti costumi dei buoni, e non i sacrifici e le spese dei malvagi.”
VIII: “Tutti i cittadini debbono adorare gli Dei con i patri riti, che hanno da guadare come gli ottimi tra tutti.”Fino a queste le previsioni di Diodoro Siculo del richiamo agli Dei come protettori dell’ Ordine costituito. Poi il richiamo ai comportamenti dei cittadini.
IV: “Preferite di perdere le ricchezze anzi che l’onore e la giustizia.
V: “Se ad onta degli avvertimenti vi saranno uomini e donne, cittadini e altri abitanti della città che avranno il loro animo più inclinato alla ingiustizia, voglio che loro si ricordi che esservi gli Dei, che castigano gli ingiusti, e si metta avanti ai loro occhi quel tempo che termina la loro vita. Sappiano che tutti i moribondi si pentono amaramente delle ingiustizie commesse durante la loro vita, e desiderano ardentemente che, passata essa, fosse sempre sotto la guida della giustizia. Conviene quindi che, in qualunque azione ciascheduno si renda così familiare quel momento della sua mente, creda di essere l’ultimo.

Foto: vanillamagazine.it


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