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Costume e SocietàLetteratura

L’identità dei ladri

Storie d’altri tempi


Edil Merici

Di Francesco Cesare Strangio

Dopo un buon quarto d’ora, un appuntato e un carabiniere presero la viuzza che portava nel cortile della Signora Elisabetta Lodovico.
Adesso ti voglio!” Pensò Marco.
I carabinieri, arrivati al portone della corte, iniziarono a bussare animosamente.
Dopo qualche minuto si udì Elisabetta imprecare per via del loro modo di bussare: «Che cosa vuoi fare? Se continui così, lo butti giù.»
«Carabinieri! Aprite in nome della legge!» Rispose l’appuntato.
Elisabetta era un soggetto che difficilmente si faceva mettere i piedi sullo stomaco, tanto che disse stizzita: «Poi essere pure il Padreterno, questo non ti dà il diritto di danneggiare la proprietà degli altri. Voglio vedere quando cazzo imparate a comportarvi da persone civili… o forse pensate che la divisa vi autorizzi a prevaricare come tanti zoticoni?»
I carabinieri, sentendo quelle parole ammutolirono e, quando Elisabetta aprì il portone, si scusarono: «Non volevamo disturbarla, purtroppo hanno derubato la posta e pare che siano entrati da sotto della vostra cantina.»«O Madonna mia…e quando è stato?»«Stiamo valutando ogni cosa per stabilire come e quando.»«Madonna mia!» esclamò nuovamente Elisabetta, dirigendosi verso l’ingresso di casa; una volta entrata, serrò l’uscio a chiave.
La gente del paese era meravigliata per quanto fosse successo nell’arco di un mese.
La paura incominciò a farsi strada in Elisabetta che, per via della lontananza dei figli, si trovava a vivere da sola.
Nel frattempo, i carabinieri sciolsero il laccio che legava i due gancetti metallici che servivano a tenere l’anta della porta accostata allo stipite. Aperta la porta, scesero i pochi gradini che davano nell’ampia cantina e andarono verso il punto in cui era stato praticato il varco per accedere nella camera dove c’era la cassaforte con il denaro. Perlustrarono minuziosamente tutta la cantina senza rilevare nulla d’insolito, tranne il mucchio di mattoni pieni e i calcinacci.
Da sopra il maresciallo chiese: «Appuntato, avete trovato qualche indizio utile per le indagini?»
Prontamente l’appuntato rispose che non vi era nulla di rilevante tranne i mattoni pieni con i calcinacci.
«Provate a chiederlo a loro se sanno qualcosa» rispose ironicamente il maresciallo.
«A loro chi?»domandò l’appuntato.«Lasci perdere!» rispose il maresciallo.I due rimasero lì fino a quando il maresciallo non li richiamò per dir loro di andare di sopra. Un lungo consulto tra loro e poi fissarono sapientemente l’attenzione sui mozziconi delle sigarette. Con notevole arguzia il brigadiere rilevò che necessariamente nel gruppo c’era una donna per via del tipo di sigarette fumate e per la presenza di rossetto per le labbra sul filtro di ogni singola cicca. Il problema stava nello stabilire quanti erano i membri della banda. Il maresciallo indossò un paio di guanti e raccolse tutte le cicche delle sigarette, mise quelle sottili in una piccola busta di plastica e le nazionali in un’altra. Il comandante seguì la procedura da protocollo per mandare le cicche alla scientifica per la rilevazione delle impronte digitali, ignaro che l’autore del furto avesse adoperato i guanti come una seconda pelle, con la chiara intenzione di non lasciare nessuna impronta.
Di tanto in tanto, il più giovane dei carabinieri alzava l’indice della mano destra in segno di volere intervenire. Dopo aver tentato più volte di prendere la parola, il maresciallo gli consentì di parlare.
Il giovane era un assiduo e attento lettore del fumetto Diabolik e, di conseguenza, collegò l’accaduto con la mente criminale del protagonista e della sua compagna Eva Kant. Secondo il suo punto di vista, potevano fare a meno di mandare i reperti alla scientifica, poiché non avrebbero riscontrato nulla che potesse indicare l’identità degli autori del furto.
Il maresciallo, nel sentire quelle parole, manifestò la sua indignazione, aggiungendo: «Quanto abbiamo fatto rientra nel protocollo delle indagini e noi non possiamo esimerci dal farlo. Perciò, certe conclusioni tienile per te: ci mancherebbe solo che la gente si mettesse a pensare che in circolazione ci siano Diabolik ed Eva Kant.»
La signora Vittoria, intontita come non mai, si lasciò sfuggire di avere capito che forse il furto sia stato compiuto da Diabolik ed Eva Kant. A sentire quanto da lei detto, c’era il barbiere, famoso per il pettegolezzo e per la sua capacità di ingigantire le cose. In dieci minuti, giurando sull’onestà della propria moglie per avvalorare quanto dicesse, diffuse la notizia che il furto è stato compiuto da un uomo e una donna emulatori di Diabolik ed Eva Kant.
La notizia attecchì sul fertile terreno della fantasia della gente che, inoltre, si preoccupò di aggiungere nuovi particolari, come l’ora e la cifra complessiva del furto.
Marco assisteva compiaciuto al teatrino della follia umana, finendo per dire tra sé: “Posso stare tranquillo che quest’accozzaglia di esaltati non risalirà mai alla mia persona.
Erano le 10:30 quando i carabinieri lasciarono l’ufficio postale e fecero rientro in caserma.


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