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Costume e Società

I ragazzi dello Zaleuco di Locri alla proiezione di “C’è ancora domani”

Edil Merici

Dal Comitato per la Comunicazione dello Zaleuco

Un’esperienza profondamente formativa, quella vissuta dai ragazzi del Liceo Scientifico Zaleuco di Locri, guidato dalla Dirigente Carmela Rita Serafino, alla proiezione del film C’è ancora domani di Paola Cortellesi. Un eccezionale cammeo storico, incastonato nella freneticità dei nostri tempi. Una ricostruzione accurata e meticolosa di un’Italia del secondo dopoguerra, in cui nelle famiglie, soprattutto quelle di modeste condizioni, imperava il padre su tutti i suoi componenti. Concentrato solo a far rispettare l’ordine e la disciplina, come norma quotidiana, quasi a esprimere, attraverso gesti violenti e un autoritarismo gratuito, quella libertà, tolta durante la guerra. E le donne, lì, a ricevere, in un silenzio agghiacciante, quelli che noi oggi chiamiamo soprusi e maltrattamenti. Ciò che viene fuori dal personaggio di Delia è il coraggio, a oltranza, di madre e moglie che accetta tutti gli “Stai zitta” e i “Taci” con un candore esteriore, quasi disarmante, ovattato dall’immancabile grembiule, indossato come una seconda pelle. Dentro, però, l’urlo di libertà personale e sociale al mondo circostante che, in certi attimi, (l’interesse per un uomo, diverso e comprensivo), è riuscito a emergere, attraverso il sottofondo di musiche attuali, per far comprendere, in maniera sottile, il legame con l’oggi. Infatti, relativamente al presente, non si sono superate certe situazioni e dinamiche di coppia, sfociando in ciò che denominiamo femminicidio. Nel 1946, questo termine non era neanche lontanamente presente nell’immaginario collettivo, ma un certo scuotimento si stava insinuando nella mente e nell’animo delle donne di quel tempo: far sentire, in maniera unanime, in un corpo solo, la loro voce, alle elezioni politiche del 2 Giugno. Un’unità, una sorellanza, che stupisce, pensando all’epoca, ma che non è scontata. Le donne, come Delia, sapevano a cosa andavano incontro, scegliendo di stare accanto a un uomo: disciplina violenta, per i ceti medio-bassi; silenzio, camuffato da signorilità, per i ceti abbienti. Non c’erano molte alternative, ma oggi sì. Ed è a questo punto che C’è ancora domani diventa un film militante, ideologico. “La libertà è partecipazione” cantava Giorgio Gaber. È vero. È giusto. Ma la violenza continua. Forse ancora più cruda e vigliacca. E per questo il film non trova, nella sua tesi finale, toccante e sorprendente, vista come l’unica soluzione possibile, il momento più esaltante, bensì il fallimento di una speranza e di una conquista sociale. La pellicola può decisamente divenire una cassa di risonanza, che percorre il tempi e le vite delle donne e degli uomini, dando loro sempre una possibilità di cambiare, con il dialogo, la comprensione e il rispetto. I ragazzi del Liceo Zaleuco, con il loro scroscio di applausi, hanno dimostrato di aver recepito, anche se a generazioni di distanza, che la svolta deve avvenire oggi, per poter, poi, dire, con fiducia e serenità negli occhi: “C’è ancora domani”!

GRF

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