Un gruppo femminile per lo sportello di ascolto all’interno del “La Cava” di Bovalino
Dall’Ufficio Stampa
Operativo in Calabria, dal 2022, con attività mirate alla promozione della cittadinanza attiva, della legalità e dell’educazione di genere, il progetto Ponti: cultura e teatro per la cittadinanza attiva e il cambiamento (promosso da una dirigenza tutta al femminile, composta dall’associazione Crisi Come Opportunità, in collaborazione con l’associazione Scosse e il Centro Studi Women’s Studies dell’Università della Calabria e con il sostegno di Intesa Sanpaolo e Fondazione con il Sud) ha formato attivamente una squadra di operatrici che, attraverso un approccio integrato e inclusivo, stanno proponendo interventi laboratoriali negli istituti scolastici calabresi, al fine di prevenire e contrastare la violenza contro le donne.
A impreziosire il percorso, dallo scorso mese di novembre, l’attivazione di Un posto per me, uno sportello psicologico e di ascolto settimanale all’interno dell’Istituto superiore Francesco La Cava di Bovalino.
«Operiamo in un territorio in cui è radicata la cultura patriarcale nonché la normalizzazione della violenza, per cui tra le ragazze c’è maggiore bisogno di essere ascoltate, di trovare spazi in cui potersi sentire sicure e libere di essere sé stesse, senza il timore di essere giudicate» spiega la psicologa Francesca Racco che, insieme a Juana Coluccio, educatrice del territorio, con il supporto di due coordinatrici, gestisce il presidio che (attivo sino al prossimo mese di dicembre) rappresenta un unicum nel contesto scolastico calabrese.
A emergere, come racconta Emanuela De Cicco, coordinatrice locale del progetto, sono «storie di violenza e sopraffazione maschile connaturata e spesso correlata alla ‘ndrangheta. Tra le studentesse incontrate finora, abbiamo percepito subito il bisogno di acquisire gli strumenti per decostruire i modelli patriarcali inculcati e sviluppare in maniera autonoma il loro percorso di crescita inseguendo le loro vocazioni.»
Ciò avviene, grazie a un lento percorso di consapevolezza, in questo spazio libero dal giudizio, anonimo e sicuro, in cui si respira un clima di fiducia e familiarità che attira le studentesse in maniera spontanea e serena.
Come evidenzia Nancy Cassalia, attivista e coordinatrice territoriale, «a permettere il successo di tale presidio è l’approccio intersezionale che tiene conto delle varianti discriminatorie nonché il percorso di formazione su legalità e questioni di genere che coinvolge e sensibilizza gli studenti in classe.»
In tal modo, le operatrici non forniscono risposte, ma instillano dubbi, offrendo gli strumenti per riconoscere i comportamenti abusanti. «L’educazione è la via maestra: non solo informiamo, ma soprattutto formiamo giovani capaci di ravvisare la sopraffazione anche soltanto in una parola pronunciata da un compagno di classe o dal fidanzato» commenta De Cicco.
Come ci tiene a ribadire l’associazione promotrice, CCO, non si tratta di un’azione limitata nel tempo, bensì di un percorso a medio-lungo termine che, grazie a una rete consolidata, mira a costruire un ponte di emancipazione, in un’ottica di cambiamento territoriale.