I trasferimenti fraudolenti alle persone giuridiche e il socio occulto

Di Enzo Nobile e Francesco Donato Iacopino

Le operazioni di fittizie attribuzioni di beni ormai sono ampiamente diffuse non solo tra le persone fisiche, ma anche e soprattutto nell’ambito delle persone giuridiche, ove nelle compagini societarie è maggiormente frequente il diffondersi di fittizie attribuzioni di quote o di azioni societarie.
È, perciò, da considerare come soggetto interposto, e come tale punibile per il delitto di trasferimento fraudolento di valore, anche il socio effettivo di una società nel cui interno figurino, anche se in maniera occulta, altri soggetti passibili di confisca del loro patrimonio a seguito della sottoposizione alle misure di prevenzioni patrimoniali.
Ciò può, comunque, essere riferibile solo a quei casi in cui in termini meramente apparenti risulta che a esercitare il dominio delle quote o delle azioni societarie sia il socio effettivo quando nella realtà tale dominio viene conservato in via esclusiva dall’interponente (recte: socio occulto).
Tali forme di negozi simulati possono essere compiuti in concorso con un soggetto che consapevolmente accetta di assumere la veste di socio effettivo, acquisendo la titolarità delle quote o delle azioni effettivamente appartenenti al socio occulto, oppure con il concorso con altri soggetti che consapevolmente, in qualità di soci effettivi, accettano che nella compagine sociale entri a far parte, quale socio effettivo, un soggetto che abbia accettato di acquisire le quote o le azioni societarie al fine di consentire a un altro soggetto di acquisire occultamente la qualità di socio e di esercitare la effettiva titolarità.
Quindi, si precisa che, sotto il profilo soggettivo, solo la totale inconsapevolezza da parte del terzo del fine illecito, in base al quale agisca la persona sottoposta o sottoponibile a misure patrimoniale, può assumere rilievo al fine di escluderne il dolo.
Pertanto, l’integrazione del reato di trasferimento fraudolento di valore viene esclusa solo nel caso in cui risulta provato che coloro che assumono la qualità formale di soci dimostrano un proprio effettivo interesse alla realizzazione dell’oggetto sociale mediante il compimento di comportamenti concludenti quali: la partecipazione diretta nell’amministrazione ordinaria dell’attività di impresa o della società e, in quest’ultimo caso, assume particolare rilevanza la percezione dei dividendi e la loro tracciabilità contabile.
Il delitto è, altresì, configurabile anche in epoca successiva alla costituzione della società avvenuta in modo lecito quando si verifica l’inserimento all’interno di essa di soggetti che si avvalgono dell’ente giuridico per i fini illeciti indicati dalla norma incriminatrice.
Però la qualità di socio occulto, attuata con le modalità dei negozi simulati, secondo lo schema della simulazione relativa soggettiva, acquisisce rilievo penale solo nel caso in cui tale assunzione avvenga con modalità fraudolente, atteso che è proprio questo elemento che, normativamente, rende illecita la presenza di un socio di fatto in un contesto che implica una realtà economica o imprenditoriale apparentemente facente capo ad altri.
Si ritiene, infatti, che vi sia un legame indissolubile tra intento fraudolento, di cui all’articolo 12-quinquies, e normativa di prevenzione: la condotta interpositoria deve essere idonea a realizzare l’effetto elusivo della confisca di prevenzione, ricorrendone i presupposti di sproporzione, ovvero di derivazione illecita.

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