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Costume e SocietàLetteratura

Il bisticcio del bar

Storie d’altri tempi

Di Francesco Cesare Strangio

«Rocco, come sta tuo zio?» chiese il parroco.
«Come volete che stia? Dopo il morso del serpente, sembra cambiato. Credo che abbia preso l’esaurimento». Senza giro di parole, Rocco disse la sua.
Il parroco lo guardò con occhio sdegnato e disse: «Mastro Filippo ha preso l’esaurimento dopo il morso. Tanti altri se lo portano dietro senza essere stati morsi né del serpente né dalla tarantola…»
La battuta era rivolta a Rocco, solo che lo stesso non colse la sottigliezza dell’eufemismo.
Marco e Salvatore si scambiarono un’occhiata: avevano capito a cosa si riferisse don Angelo.
Rocco quel giorno pareva averla con Cosimo. Forse era l’invidia per via che Teresa era figlia unica e di conseguenza ereditava il bar, oppure la paura di perdere l’amico.
Rocco sapeva del detto paesano “Se vuoi perdere l’amico, fidanzalo o maritalo”.
Per completare il puzzle Rocco, rivolgendosi a don Angelo, disse: «Don Angelo, credo che presto dovrete celebrare un matrimonio.»«Che, ti sei fatta la fidanzata?» domandò don Angelo.«Quale fidanzata… si sposano Teresa e Cosimo». Nel bar calò il silenzio, si sentiva solo il ticchettio prodotto dall’indice della mano di Rocco che batteva ripetutamene sul piano del tavolino.
Con prontezza don Angelo rispose: «Non mi dire che sei stato scelto a fargli da testimone?»Rocco, essendo stato colto di sorpresa, non seppe come rispondere.
«Allora? Non dici niente?». Aggiunse il parroco.
Rocco scivolò nel silenzio per qualche minuto. Dopo essersi ripreso, disse: «Se me lo chiedono, sarò felice di fargli da testimone».
In tutta la sua vita quella era stata la prima volta che Rocco avesse formulato un discorso sensato.
«Perché no? Anzi, sarà per noi motivo di orgoglio e al solo pensiero ci profumiamo» aggiunse Teresa, guardando l’ipotetico promesso sposo.
Cosimo rimase sorpreso e preferì, consigliato dalla sua astuzia ulissiana, tacere.
Gli amici, perplessi, rimasero attoniti in attesa di una sua risposta. Niente! Cosimo continuò a tacere.
Don Angelo, a differenza dei giovani apprendisti muratori, era solito dare una lettura alla Gazzetta del Sud. Mentre sfogliava le pagine della cronaca, la sua attenzione fu attratta da un articolo che riportava una sparatoria a un posto di blocco, tra una pattuglia dei carabinieri e due malavitosi. I due erano riusciti a dileguarsi, mentre un carabiniere era rimasto ferito.
Salvatore, intravedendo l’articolo, domandò a don Angelo: «Dov’è avvenuta la sparatoria?»
«Giù in marina» rispose il parroco (Con il termine giù in marina veniva indicata la frazione dello stesso paese ubicata vicino al mare).
Nella frazione abitavano i parenti di Salvatore. Conoscendo il cugino Sergio, la cosa lo turbò.
Mentre il gruppo dei discepoli di mastro Filippo era intento a chiacchierare con don Angelo, in piazza arrivarono quattro dei sei discepoli di mastro Angelo.
Tra le imprese c’era una certa rivalità dovuta al lavoro. I due titolari si accusavano a vicenda di concorrenza sleale. Rocco, più degli altri, faceva proprio il rancore dello zio.
I quattro rimasero seduti sulla panchina per oltre dieci minuti ad ammirare la moto di Rocco parcheggiata all’ombra della quercia centenaria che imperava al centro della piazza.
Antonio, avvedutosi della presenza degli apprendisti rivali, avvertì gli altri compagni.
Rocco nel vedere i quattro attenti ad ammirare la moto, uscì dal bar e con fare spavaldo disse: «Voglio vedere quando ve la comprate una moto del genere!»
Domenico, il più anziano dei discepoli di mastro Angelo, rispose: «Ho già ordinato l’Honda CB750 a quattro cilindri.»Quelle parole furono per Rocco come una mazzata sulla fronte, tanto che si zittì a lungo: non si aspettava una risposta del genere, pertanto rimase come inebetito. Ripresosi dalla stoccata, rientrò nel bar con il volto rosso che sembrava un papavero.
Cosimo, che fino a quel momento non aveva proferito parola oltre il saluto, domandò a Rocco come mai fosse così rosso in faccia.
«Quei figli di puttana dei discepoli di mastro Angelo mi hanno oltraggiato…». Rispose Rocco.
«Come si sono permessi di offenderti? Adesso se la dovranno vedere con me!»
«Aspetta!» esclamò Marco.
«Dove vuoi andare, se prima non sai come stanno i fatti?»
«Dimmi un pò, che cosa ti hanno detto per ridurti al silenzio? Hanno forse offeso la memoria di tua madre?»«Peggio!» rispose Rocco.
«So che l’onore della madre è l’ultimo confine. Si può sapere, dove si sono permessi di arrivare quei farabutti?»
«Domenico si è permesso di dirmi che ha prenotato l’Honda CB750 a quattro cilindri in linea.
»Don Angelo lo guardò preoccupato, i compagni di mestiere si misero a ridere.
Una volta terminato di ridere e rientrati nell’alveo della ragionevolezza, in coro, lo mandarono affanculo.
«Don Angelo, perché mi guardate in quel modo?»«E come ti devo guardare? Ti sapevo cretino ma non fino a questo punto!»
«Voi non potete capire i sentimenti di un giovane simpatizzante dei Beatles e dei moti rivoluzionari. Che ne sapete, voi, che state sempre in sacrestia o davanti all’altare a pregare non so che cosa?»

Foto: pexels.com

Redazione

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