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“Le OMC, l’altra Storia”: l’analisi tecnico/giudiziaria di Rosario Scarfò della storia di Locri

È in vendita, a Locri, il volume sulle Officine Meccaniche Calabresi di Gerace Marina, edito da Promocultura e scritto da Rosario Scarfò, riguardante la annosa storia del doppio fallimento delle dette OMC e della Banca Popolare Cooperativa, risalente agli anni ’30 del ‘900.
Per come pubblicamente noto, Turi Futia, nei due testi di riferimento, ebbe già a trattare la vicenda OMC/Banca Popolare di Gerace con un approccio tecnico/ingegneristico e maggiormente politico  o, quantomeno, proponendo una lettura da un fronte ritenibile progressista. Scarfò, invece, riprendendo e proponendo asetticamente gli atti giudiziari, con un approccio tecnico/giudiziario giunge a conclusioni differenti, pervenendo, in uno con una interessante descrizione del periodo storico degli anni del regime, a un certo ottimismo e a una proposta politica complessiva, che emerge tra le righe.
Lungi quindi da spirito polemico alcuno (riferisce tra l’altro Scarfò che “se qualcuno pensa di trovare o innestare situazioni conflittuali potrà anche fare a meno di leggere il testo”), l’autore invita a una valutazione della ricostruzione degli eventi ponendo a base la oggi divulgata “verità processuale”, evidenziando, in continuità con lo spirito del professore Futia, l’esistenza di un unico e quindi comune filo conduttore nelle due ricerche, rappresentato dal desiderio di lavorare nella direzione della ricostruzione delle vicende del nostro non lontano passato e creare memoria e identità.
Evidenzia, come il suo lavoro non brilli per originalità né per modalità divulgative, non essendo uno storico né un letterato, ma pone l’iniziativa editoriale come stimolo per i cittadini alla ricerca storica, specificando che ciò che conta sia la grande passione e la tanta buona volontà.
Si potrà notare altresì dalla lettura del testo, lungi da ogni iniziativa moralistica o di mondano pettegolezzo, anche il tentativo di ricostruzione storica di raggruppamenti famigliari che ebbero all’epoca un importante protagonismo sociale (lavoro presente in particolare nelle note del testo), denotante, stante la difficoltà incontrata (e forse causa di qualche inesattezza), non l’oblio ma l’assenza di una forte memoria e identità locale, certamente da recuperare, stante la recente fondazione locrese e ciò non soltanto tra le fila del cosiddetto blocco conservatore, ma in tutti i ceti sociali e parti politiche (da approfondire ad esempio, a Sinistra, l’attività e le figure dei vari Spiridione Trimboli, Fortunato Amato, Mario Broussard, Carmelo Triumveri, Salvatore Commisso, Antonio Ambrogio, Arrigo Giuseppe e tanti altri).
Ricordando quindi come le vicende narrate riguardino eventi e personaggi storicizzati e distanti dalla attualità, evidenzia Scarfò che “il mio non è un giudizio assolutorio della vecchia classe dirigente geracese/locrese, né la critica ai protagonisti della vicenda penale, ma un nuovo punto di partenza, apprezzabile non soltanto da chi è tecnicamente robusto in materia giudiziaria, ma anche dal cittadino medio, ben potendosi giungere ad autonome valutazioni e a personali e distinti orientamenti.”
L’attenta lettura può anche avere un risvolto dal sapore antico e dato dalla reminiscenza di nomi, personaggi, comuni cittadini, che hanno composto l’ossatura cittadina e che hanno riempito la nostra vita quotidiana e che tornano dalla narrazione, con i ruoli variegati all’epoca ricoperti nel nostro contesto territoriale, così come potrebbe avere particolare interesse il riferimento (ripreso da alcune idee del Professore Futia) alla disaffezione della classe dirigente locrese dell’epoca al fascismo ed eguale attenzione potrebbe avere, repetita juvant, la composizione della società dell’epoca, con cittadini provenienti (e non soltanto i torinesi delle OMC), da ogni parte della Calabria, a dimostrazione sia della innata apertura della cittadina di Locri ai cosiddetti straneri, sia dell’importanza assoluta di Gerace nella fondazione della neo-Locri.
In conclusione, come già avvenuto nell’altro testo dell’autore (Correva l’anno 1946, edizioni Promocultura, 2022), l’auspicio, forte e irrefrenabile, è il consueto il motivo conduttore: l’Unione/Riunione di Gerace/Locri, pacificando animi e storia, per un domani realmente nuovo.

Redazione

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