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Costume e SocietàLetteratura

Incontri e rivelazioni tra Bar Carducci e Bar Primavera

Storie d’altri tempi

Di Francesco Cesare Strangio

Prima ancora che la moto riprendesse la posizione verticale, Rocco riapriva il gas e la moto scattava paurosamente.
Passarono poco meno di sette minuti e i due centauri parcheggiarono la moto davanti al bar Carducci. Al bar Primavera, il gruppo dell’impresa di mastro Angelo stava bevendo a più non posso. Rocco scese dalla moto e si avviò verso il bar Carducci, dove c’erano ancora i compagni di lavoro che bevevano. Non vedendo don Angelo, chiese ai compagni: «Il prete?»
«È andato via» rispose Agazio.
«Sarà andato da quella troia della perpetua» disse Rocco.
«Cosa stai dicendo? La perpetua è una donna di Dio…»osservò Agazio.
«Quale donna di Dio? Ancora credete a queste stronzate?» ribatté Rocco.
Rocco tagliò corto sull’argomento e passò a parlare di moto. Ormai per lui erano scontati i prossimi passi da fare: doveva sbarazzarsi della Kawasaki e passare all’Honda CB750. Il solo problema che aveva era quello di convincere lo zio a farsi anticipare sei mesi di stipendio.
«Perché ti devi fare anticipare lo stipendio?» domandòMarco.«Come la compro la moto? Senza i soldi?»
«Vedo che non sei informato in materia di finanziamenti.»
«Cosa vuoi dire?» domandò Rocco.
«Basta che vai alla concessionaria dell’Honda, versi la moto e la restante somma la paghi mensilmente con i bollettini postali.»
«Fammi capire un pò… hai detto che se la vede la concessionaria o mi sbaglio?
»
«Non ti sbagli per niente!»
«Domani, dopo che smontiamo dal lavoro, passo a prenderti e andiamo assieme alla concessionaria. Di queste diavolerie non ci capisco un bel niente.»
In piazza parcheggiò, poco lontano della moto di Rocco, un’auto targata Milano. Dall’autovettura scese un uomo di bassa statura, carnagione scura e pochi capelli in testa. L’uomo era tendenzialmente obeso e la cosa che colpì gli osservatori fu che in bocca aveva sempre una sigaretta che accendeva con il mozzicone della sigaretta che stava per finire.
Dall’altra parte della piazza stava arrivando Mario: era diretto al bar Primavera. Nel vedere l’uomo, si fermò, con la volontà di capire di chi si trattasse. Dopo averlo osservato attentamente, esclamò: «Giorgio! Buon Dio! Sei tu?»
L’uomo si girò, rimase per un attimo in silenzio e poi, come se le tenebre della sua memoria fossero state squarciate dalla luce del sole, si avviò verso Mario a braccia aperte.
«Come stai, vecchio corsaro?» domandò Mario.
«Bene! E tu che mi racconti?»
«Mi trovo qui per le vacanze.»
«Il lavoro come va?»
«Discretamente! Ho tirato su una squadra di rappresentanti che va in giro a vendere caffè» rispose Mario.
«A proposito di caffè… andiamo al bar?» chiese Giorgio.
«Andiamo al bar Primavera. Al Carducci va mio zio e mi scoccia, perché non sono libero né di bere né di parlare, visto che riporta la discussione a tavola.»
«A proposito, come sta don Angelo?»
«Ormai il peso degli anni si fa sentire. Ad ogni modo, diciamo che sta egregiamente.»Erano passati un bel pò di anni da quando Giorgio e Mario frequentavano il ginnasio presso la scuola dei salesiani di Soverato.
Entrati nel bar, salutarono Nicoletta, che era intenta a passare lo straccio dietro al bancone.
Nel vedere Giorgio, Nicoletta rimase visibilmente sorpresa.
Mario impiegò poco per capire a cosa fosse dovuto lo stupore di Nicoletta.
Giorgio, dopo essersi laureato in ingegneria all’Università Federico Secondo di Napoli, impartiva lezioni private di matematica. Tutti gli studenti del paese che presentavano problematiche nell’apprendimento dell’algebra, furono costretti a prendere lezioni private da lui. Fra i tanti, vi era anche Nicoletta, che si invaghì perdutamente dell’ingegnere.
«Caro Ingegnere! Come stai?» esordì Nicoletta.
«Abbastanza bene! A quanto vedo il fluire del tempo non riesce a scalfire la tua bellezza!»
«Grazie! Cosa ti posso offrire?»«A dire il vero siamo venuti per il caff軫Se non vi dispiace, il caffè lo offre la casa.»«Va bene! Grazie! Anche se non è giusto perché si tratta di lavoro» rispose Mario.
«Accomodatevi che ve li porto al tavolino» disse Nicoletta.
Dopo un minuto si presentò con il vassoio con sopra due caffè fumanti. Il profumo del caffè era tale che Giorgio non poté fare a meno di non complimentarsi.
Dopo averlo centinato, si congratulò anche per il gusto.
Incuriosito, domandò che tipo di miscela adoperava.
Nicoletta rispose: «Se vuoi sapere di che cosa si tratta, devi domandare a Mario. È lui che fornisce tutta la zona.»
«Allora complimenti al fornitore!»
Mario si mise a ridere.
Mentre Mario stava spiegando la miscela del caffè, entrarono il medico e l’immancabile farmacista. Il loro volto era foriero di brutte notizie, sembrava come se fossero stati al cimitero per la rituale visita dei morti.
Giorgio, nel vederli, si alzò e li abbracciò con il calore e affetto di cui i due erano degni.
«Come mai avete il volto così cupo?» domandò Mario.
«Come, non hai saputo niente?»
«Di che cosa dovevo essere a conoscenza?»
«È morto Rocco Romeo!»«Chi? Il medico?»
«Proprio lui! È morto nel sonno.»

Foto di Mark Prince da Coffeegeek

Redazione

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