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Le “stranezze” della logica aristotelica

Le riflessioni del centro Studi


Edil Merici

Di Arianna Fermani – Docente dell’Università degli Studi di Macerata

Quando si parla di logica aristotelica e si dice, per certi versi giustamente, che Aristotele è il fondatore della logica occidentale, bisogna subito precisare, mediante un’affermazione in qualche modo spiazzante, che in realtà il termine logica non è aristotelico. «Alcune discipline o ambiti filosofici importanti sono designati da termini derivanti dal greco che in origine non avevano lo stesso riferimento. Logica è uno di questi. Aristotele non ha un termine specifico per indicare la propria logica.
Per meglio dire, il fatto che il Filosofo, come ha giustamente ricordato Maurizio Migliori, “non considera la logica come una scienza… non avviene perché questo settore filosofico non abbia un suo rigore e una sua metodologia e suoi oggetti specifici; al contrario tutte queste condizioni si danno: il suo oggetto è costituito dal pensiero umano, quindi ci si occupa delle dimostrazioni che portano al vero, che Aristotele considera uno dei quattro sensi fondamentali dell’essere (Metafisica, Ε 2-4/21). Ciò che impedisce allo Stagirita di classificarla tra le scienze è che non può rientrare nella tripartizione con cui lui organizza le scienze stesse. La logica non considera la produzione di qualcosa (non è produttiva, cioè, nel linguaggio greco, poietica) e nemmeno l’azione umana (non è pratica), né conosce la realtà (non è teoretica), ma si interroga su quale forma deve avere il pensiero per essere efficace. In questo senso è uno studio preliminare, cioè una propedeutica generale a tutte le scienze. Pertanto il termine organon, che significa strumento, [è] introdotto da Alessandro di Afrodisia per designare la logica nel suo complesso”. Detto, in altri termini: in Aristotele, insieme ma in sensi diversi, la logica c’è e non c’è, visto che essa è ancora, evidentemente, allo stato embrionale. Ma dire che Aristotele è, in qualche modo… padre della logica “a sua insaputa”, è solo la prima delle stranezze che è possibile individuare nell’Organon (termine peraltro, anch’esso non aristotelico, come si è appena visto). Il secondo dato poco noto e anch’esso singolare è che, all’interno dell’Organon, ovvero nella prima opera dedicata a quella disciplina che, solo con una terminologia posteriore, sarà chiamata logica, convivono ben due… logiche diverse. Diogene Laerzio, nelle sue Vite dei Filosofi (V, 28), infatti, afferma esplicitamente che “[Aristotele] attribuì alla Logica espressamente due fini da conseguire, la probabilità e la verità. Per ciascuna di esse egli impiegò due facoltà; la dialettica e la retorica per la probabilità, l’analitica e la filosofia (in senso stretto) per la verità… Per l’invenzione egli fornì i Topici, i Metodici, e gran numero di Proposizioni, a cui è possibile attingere probabili argomenti per risolvere problemi. Per il giudizio egli compose gli Analitici Primi e gli Analitici Secondi.”
Ci troviamo insomma di fronte a due diversi filoni: quello analitico-argomentativo e quello comunicativo-dialettico. Si tratta, insomma, di due anime diverse, chiamate a convivere all’interno del discorso aristotelico e non a vivere una a scapito dell’altra. In questo senso si può dire che in Aristotele il pensiero topico-dialettico e quello analitico sono reciprocamente necessari. Peraltro alla logica e, più in particolare ai Topici, si lega strettissimamente anche il filone comunicativo persuasivo messo a tema nella Retorica, opera che inizia proprio con l’affermazione secondo cui la retorica, appunto, si configura come la controparte (antistrophos) della dialettica: “basta leggere le prime pagine della Retorica per rendersi conto che in Aristotele lo studio dell’argomentazione persuasiva richiede la collaborazione della dialettica, di cui la retorica è una branca e il contrappunto sul piano del pensiero discorsivo”. In realtà, occorre anche rilevare che sebbene sia i testi aristotelici sia le fonti attestino la compresenza, all’interno della logica, di questi due filoni, nel corso dei secoli gli studiosi hanno progressivamente contribuito a semplificare la doppia faccia dell’Organon riducendolo alla logica degli Analitici. Si tratta di un impoverimento che tradisce, inevitabilmente, l’originaria vocazione all’apertura della riflessione aristotelica dedicata al logos.

Estratto da L’Eco Giuridico del Centro Studi Zaleuco Locri del 30/06/2023


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