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Attualità

I 69 giorni che hanno cambiato l’Italia

Era la sera del 9 marzo 2020 quando il Primo Ministro Giuseppe Conte annunciò agli italiani che il Paese si fermava.
Il giorno dopo l’Organizzazione Mondiale della Sanità sentenziò: “È pandemia.”
Il 9 marzo 2020 è una data che ritroveremo certamente nei libri di storia, in quanto preludio di due mesi e mezzo di blocco totale dettati dal Governo con una tipologia di Decreto fino a quel momento praticamente inedita e che, a partire da quel giorno, avremmo imparato a conoscere con il nome di DPCM.
Fino a quel momento avevamo avuto un’idea soltanto vaga di ciò che stesse accadendo nel mondo. Il Covid-19 sembrava uno spettro lontano, incapace di minacciare seriamente il Bel Paese e, anche nei 15 giorni trascorsi dalla scoperta del primo caso italiano a Codogno, non eravamo riusciti ad avere contezza di quanto epocale potesse essere ciò che stavamo vivendo.
A partire dal 10 marzo 2020, invece, il protocollo d’emergenza presentato alla cittadinanza poche ore prima diventò tangibile. Le restrizioni, fino a quel momento solo sulla carta, diventarono imposizione reale, che venne inasprita di settimana in settimana passando dall’obbligo di permanenza nelle proprie abitazioni alla chiusura della quasi totalità delle attività lavorative.
Il tempo percepito durante questa chiusura prolungata, per ognuno di noi, ha avuto un diverso valore, ma il 10 marzo 2020 rappresenta di certo per tutti la data in cui abbiamo preso consapevolezza della nostra fragilità e di quanto tutto ciò di cui ci siamo circondati possa diventare in un attimo evanescente.
Affetti, lavoro, città, amici, hobby, auto e agende piene di impegni sono state abbandonate da un’ora all’altra nella speranza, comunque, che si trattasse di un attimo passeggero, di un periodo di pausa dagli affanni quotidiani che ci sarebbe servito per riprendere in mano le nostre vite più carichi che mai.
Abbiamo presto scoperto che non era così.
Il lungo lockdown del 2020 è durato infatti 69 giorni in cui sono stati emanati oltre 20 Decreti del Governo e centinaia di ordinanze della Protezione Civile, del Commissario per l’Emergenza, delle Regioni e dei Sindaci dei nostri Comuni.
69 giorni in cui la televisione ha trasmesso immagini shockanti di quanto accadeva negli ospedali e nei luoghi in cui la pandemia stava colpendo con straordinaria crudeltà.
69 giorni segnati dall’aumento delle violenze domestiche mentre ci si incontrava sui balconi per esporre uno striscione arcobaleno o ci si gridava da un isolato all’altro che ce l’avremmo fatta.
69 giorni conclusisi con la convinzione che ci fossimo lasciati finalmente tutto alle spalle e con l’illusione estiva che potessimo finalmente tornare ad abbracciarci senza avere più paura dell’altro.
Invece, 365 giorni e 100mila morti dopo quel primo lockdown, viviamo ancora quello stato di sospensione che ha cambiato irrimediabilmente le nostre vite. Abbiamo perso il piacere di una cena fuori con gli amici, imparato a entrare nei bar e nei negozi alla spicciolata, compreso la necessità di indossare dei Dispositivi di Protezione Individuale. Abbiamo consumato centinaia di migliaia di flaconi di gel disinfettate su mani sempre più screpolate e doloranti e sostituito la stretta di mano con il colpetto di gomito, mentre amici e parenti li incontravamo solo attraverso il filtro di uno schermo LCD.
Un lockdown così lungo e radicale come quello dello scorso anno non l’abbiamo più avuto, ma ormai non ci fa più specie il fioccare di blocchi totali in piccole aree di tutta la Penisola. Abbiamo imparato a familiarizzare con la cartina dell’Italia colorata di svariate sfumature di colori caldi, i nostri ragazzi hanno capito il valore vero della scuola proprio nel momento in cui l’hanno persa e, anche se qualcuno ha indubbiamente pagato un prezzo più alto rispetto ad altri, tutti abbiamo compreso quanto fragile sia il sistema sociale che, fino a 12 mesi fa, davamo per scontato.
Per celebrare questa ricorrenza, la nostra redazione ha voluto produrre uno speciale (piccolo, perché di notizie correlate alla pandemia ne pubblichiamo già troppe ogni giorno) in cui ci siamo concentrati su tre fatti legati al diffondersi del Covid-19:

Tre temi che, pur non avendo pretesa di completezza, ci permetteranno comunque di comprendere quanto la pandemia abbia cambiato il nostro Paese e come alcuni dati e realtà fino a oggi date per scontate si siano evolute in appena 365 giorni.

Foto: cittametropolitana.fi.it

Oὐδείς

Oὐδείς (pronuncia üdéis) è il sostantivo con il quale Ulisse si presenta a Polifemo nell’Odissea di Omero, e significa “nessuno”. Grazie a questo semplice stratagemma, quando il re di Itaca acceca Polifemo per fuggire dalla sua grotta, il ciclope chiama in soccorso i suoi fratelli urlando che «Nessuno lo ha accecato!», non rendendosi tuttavia conto di aver appena agevolato la fuga dei suoi aggressori. Tornata alla ribalta grazie a uno splendido graphic novel di Carmine di Giandomenico, la denominazione Oὐδείς è stata “rubata” dal più misterioso dei nostri collaboratori, che si impegnerà a esporre a voi lettori punti di vista inediti o approfondimenti che nessuno, per l’appunto, ha fino a oggi avuto il coraggio di affrontare.

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