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Gortina, Creta e la civiltà micenea

La Repubblica dei Locresi di Epizephiri XXVII - Prima di entrare nel vivo della descrizione delle leggi di Locri Epizephiri, è bene approfondire ulteriormente il discorso mettendo in evidenza i punti in comune della formulazione di Zaleuco con quelli della “Grande Iscrizione” di Gortina, la più importante città della civiltà micenea.

Di Giuseppe Pellegrino

Si è parlato molto dell’origine micenea delle leggi locresi e dell’assonanza con la maggiore città di Creta, che è Gortina, che aveva leggi simili che venivano scritte sui muri. È bene soffermarsi un poco e chiarire meglio la questione. Intanto, per come riporta l’Enciclopedia Italiana Treccani, è bene focalizzare la storia della polis:

Città meridionale di Creta, situata sulle rive del Leteo (odierno Geropótamos), a metà circa dell’ampia vallata di Messará. Le sue rovine si estendono fra l’odierno villaggio di Hágioi Déka e quello di Mētrópolis, mentre di là dai monti meridionali (Asteroúsia; oggi Kátōríza), sulle sponde del mare libico, si trovano gli avanzi di Lebena (Lénta), l’antico porto di Gortina. Citata da una quantità di autori classici (Γόρτυνς, Γόρτυς, Γορτῦνα, Κόρτυς – Gòrtuns, Gòrtus, Gotuna, Kòrtus, ricordando che la u in greco si legge come quella lombarda, ossia molto vicino alla i, ndr.), chiamata dai poeti ora Λάρισα (Làrisa) ora Κρημνία (Kremnìa) ora ‛Ελλωτίς (‘Ellotìs), e lodata con gli attributi di “sacra” e di “ben cinta di mura”, Gortina fu meta di viaggiatori e di studiosi dal Rinascimento ai giorni nostri.
La leggenda attribuisce la fondazione di Gortina ora agli Achei di Amicle e ai Minî di Imbro e di Lemno, ora all’arcadico Górtys, fratello di Cidone, fondatore eponimo di Cidonia; e tende a collocare gli inizi della città verso il principio del primo millennio a.C. In realtà Gortina dovette essere più di una volta colonizzata da genti della Grecia pre-dorica e dorica; ma è certo che le prime origini di vita in questo luogo della Messará risalgono fino ai tempi della civiltà minoica.
Le più antiche notizie su Gortina, a parte la leggenda e i residui di età minoica, derivano da quelle caratteristiche iscrizioni (VII secolo a.C. circa) che vennero trovate durante gli scavi del Pýthion. In quell’epoca sembra che i Gortini non conoscessero l’uso della moneta, ma commerciassero mediante oggetti metallici (tripodi e lebeti) e animali domestici. Ben maggiore copia di notizie per il VI-V secolo a.C. si ricava dalla “Grande Iscrizione” e dai testi a essa coevi. Per l’età ellenistica, oltre alle iscrizioni, ci aiutano le fonti letterarie.

Ma l’importanza di Gortina nel mondo Greco, e soprattutto per le Legislazioni dorica (spartano/locrese) ma anche ateniese, si è potuta capire con i risultati conseguenti alla missione archeologica italiana nell’isola di Creta, che ne iniziò gli scavi e lo studio nell’ultimo quarto del secolo scorso, sotto l’auspicio fortunato della scoperta dell’antico codice gortinio, trovato da Federico Halbherr nel 1884.
Proprio nel luogo in cui Zeus–toro si sarebbe unito a Europa sotto un ombroso platano sulle rive del fiume Lete, dove successivamente sarebbe stata fondata la più antica agorà di Gortina, con l’Ekklesiaterion e l’Odeon, luogo ricco di simboli e di miti, è stata rinvenuta la Grande Iscrizione, o la Grande Legge di Gortina, ossia, la più grande raccolta di leggi che l’antichità ci abbia trasmesso, il più antico codice civile d’Europa, nel quale furono inglobate leggi antiche precedenti e leggi nuove incentrate su uno specifico argomento.
La Grande Legge si presenta suddivisa in dodici colonne disposte su quattro file di grandi blocchi rettangolari di calcare, che sono murati nella facciata interna del muro circolare dell’Odeon per una altezza totale di 1,50 metri e una larghezza complessiva di circa 9; ogni colonna comprende tra le 53 e le 56 righe, per un totale di 600.
L’iscrizione, datata intorno alla prima metà del V secolo a.C., è incisa secondo il sistema bustrofedico, vale a dire che la prima riga si legge da destra verso sinistra, la seconda da sinistra verso destra e così via, alternativamente, come l’andamento di un bue durante l’aratura, secondo l’etimologia della parola e un forte richiamo al culto di Persefone. Una scrittura bustrofedica è una scrittura che non ha una direzione fissa ma procede in un senso fino al margine scrittorio e prosegue poi a ritroso nel senso opposto, secondo un procedimento a nastro, senza andare a capo.
Ciò evidenzia il legame tra Gortina-Creta e Persefone. Figura per nulla trascurabile nella storia di Locri Epizefiri.

Foto di Olaf Tausch

Redazione

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