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Costume e SocietàLetteratura

La costituzione spartana

La Repubblica dei Locresi di Epizephiri XXXI - Abbiamo già indicato in diverse occasioni i punti di contatto tra la costituzione locrese e quella spartana ma, prima di affrontare finalmente le norme che Zaleuco ideò per amministrare al meglio la colonia fondata sulla costa ionica della Penisola italiana, è il caso di comprendere bene per quale ragione la costituzione spartana fosse una realtà unica nel proprio genere.

Di Giuseppe Pellegrino

Curiosa tutta l’impalcatura istituzionale spartana. Se si dovesse dare una definizione sarebbe difficile: non era una monarchia e comunque sarebbe stata una monarchia Costituzionale. La presenza dei Re non qualificava in tal senso il regime spartano. Ma neppure il termine Oligarchia si attaglia, perché tutti i cittadini spartani partecipavano all’Assemblea e ognuno di essi poteva ricoprire cariche in magistratura e nell’eforato. Tanto che a Sparta si bollava Atene come un’Oligarchia che si contrapponeva alla democrazia. Loro definivano sé stessi omoioi, ossia uguali, e ogni singolo spartano nell’Apella era da tenere di conto, anche se contro tutti gli altri.
Ma Sparta non era neppure una vera Democrazia, seppure Tirteo, il grande poeta ufficiale della supremazia Spartiata, così la cantasse nella elegia 3ª: “(…) alla massa del popolo si assegni vittoria e supremazia.”
I canoni greci al riguardo ponevano come base della Democrazia il Potere al Popolo. Ma il Popolo, a Sparta, aveva solo la facoltà di approvare o non approvare le proposte fatte dagli Efori e dai Re; potevano fare una contro-proposta di natura quantitativa; ma giammai avevano il diritto di iniziativa, come si direbbe oggi, legislativa.
La stessa gherusia era una carica elettiva, seppure la carica durasse a vita; ma essi non rappresentavano alcuna nobiltà: erano spartani ultrasessantenni.
L’elemento fondante, per Sparta, era la cittadinanza. Si era Spartiati solo se figli di uno spartano e di una spartana; tertium non datur. La storia dei partheni ne è la più dolorosa dimostrazione. Avvenne così che Sparta, impegnata in continue e sanguinose guerre, ebbe un periodo di fulgore fino al V secolo a.C.; ossia fino alle guerre persiane. Al tempo poteva mettere in campo anche fino a ottomila soldati. Le tre guerre messeniche contribuirono alla sua decadenza. Al III secolo a.C. non erano più in condizione di garantire la presenza di mille soldati e in concreto, venendo meno i kyloi, Sparta non era più neppure una grande polis.
La tradizione vuole che Licurgo abbia diviso la Laconia in 39mila lotti di terreno, da cui vennero staccati 9mila, quelli più fertili e pregiati, in qualità di klèros degli spartiati. I rimanenti 30.000, invece, sarebbero stati dati ai perieci. Ovviamente, uno spatiata non lavorava; era compito degli iloti lavorare. Al contrario dei perieci, che dovevano lavorare, pagare le tasse e combattere.
La Carta Costituzionale fondante di Sparta era la Μεγάλη Ῥήτρα (Megále Rhetra – Grande Retra).
La Grande Retra (letteralmente convenzione, accordo, trattato, oracolo, legge non scritta) è il responso oracolare di Delfi, al quale si sarebbe appoggiato il mitico legislatore Licurgo per fornire una legislazione alla polis di Sparta. Tale documento, databile alla fine dell’VIII secolo a.C. (al tempo dellaPrima guerra messenica) e tramandatoci da Plutarco e Diodoro Siculo, è di significativa importanza, perché elenca le principali istituzioni politiche presenti a Sparta: la presenza di una diarchia (due Re appartenenti alle due mitiche famiglie di origine eraclea: gli Agiadi e gli Euripontidi), dell’Apella, l’assemblea formata da tutti i cittadini spartani aventi pieni diritti (gli spartiati), e della gherusia, l’assemblea composta da 28 membri eletti dall’Apella e dai due Re in carica. Non erano invece menzionati gli Efori.
La Grande Retra sanciva inoltre l’istituzione di due santuari, uno dedicato a Zeus e l’altro ad Atena e divideva l’intera comunità in due territori: quella dei phylai (tribù) e quella degli obai (villaggi); cosa esistente anche in altri poleis. Sicuramente, la Retra mirava a rafforzare l’Istituto dell’Assemblea Popolare:

  • basi: Grande Retrha-Licurgo-Polieteia;
  • istituzioni: Diarchia-Gerusia-Apella;
  • classi: Spartiati-Perieci-Iloti-Neodamodi-Trofimi-inferiori;
  • esercito: Esercito spartano-Agoghè-Sissizi.

Sull’esistenza di Licurgo molte le perplessità. Plutarco, nell’apertura della biografia a lui dedicata è molto chiaro:

Di Licurgo, il legislatore, non si può dire assolutamente nulla che non sia controverso: tanto sulla nascita che sui suoi viaggi all’estero, sulla morte e infine sulla sua attività di legislatore e di statista si tramandano notizie diverse e tanto meno c’è accordo circa l’epoca in cui visse.

Già in epoca antica, quindi, le vicende e la reale opera di Licurgo dovevano essere talmente avvolte da elementi leggendari che era divenuto impossibile discernere quale fosse stata la verità storica.
La Magna cartha, ossia la Retra, godeva della stessa sacralità delle leggi di Zaleuco, perché la costituzione licurghea gode addirittura della tutela di Apollo, divenendo così un istituto dai caratteri sacri.

Foto: Licurgo di Sparta, di Merry-Joseph Blondel

Redazione

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