ADVST
Costume e SocietàLetteratura

La divisione in classi ad Atene e il sistema di tassazione

La Repubblica dei Locresi di Epizephiri XXXV - La peculiare gestione amministrativa dell’antica Atene, com’è facile immaginare, comportava anche una peculiare suddivisione in classi sociali e, conseguentemente nel criterio di tassazione cui questi cittadini erano sottoposti. Sempre in funzione della prossima analisi della struttura sociale di Locri Epizephiri, scopriamo, allora, quale questa divisione fosse.

Di Giuseppe Pellegrino 

Secondo Mogens Herman Hansen, è sbagliato parlare in Atene di divisione in classi sociali, ma bisognerebbe piuttosto parlare di divisione in ordine sociale.La distinzione fatta dallo studioso tedesco è meramente formale e si basa sulla considerazione che niente impediva a uno schiavo di diventare, a mezzo di manomissione, meteco e, da meteco, cittadino. Se questo è vero, non avveniva per volontà degli interessati, ma per una decisione del padrone nel caso dello schiavo; un meteco poteva diventare cittadino se gli veniva concessa la cittadinanza (e non gratuitamente); alla fine anche un cittadino poteva essere ridotto in schiavitù (come nel caso che non onorasse una singrafe).Senza addentrarsi molto nel concetto, se per classe sociale si intende, in via generica e generale, la strutturazione gerarchica di uno strato della popolazione in un raggruppamento abbastanza omogeneo, sia da un punto di vista economico (lavoro, casa, vestiario), sia sul versante culturale (livello di istruzione, titolo di studi, cultura generale); o, come sosteneva Karl Marx, che si intende per classe un insieme di individui che hanno lo stesso posto nella produzione sociale e, in conseguenza, lo stesso rapporto con i mezzi della produzione; o ci si avvicina alla teoria di Max Weber, la classe sociale è connessa a tre dimensioni: la ricchezza, il prestigio e il potere. A queste discriminanti weberiane possiamo aggiungere anche lo stile di vita, l’istruzione, l’educazione; in tutti questi casi, la teoria dello studioso tedesco non regge, in quanto due dati sono certi: solo ai cittadini era dato di godere dei diritti civili; era solo nel potere dei cittadini agevolare o permettere il passaggio da una classe all’altra.Né depone in senso contrario il principio che si tutelava la vita di uno schiavo: il fine della tutela non era la vita in sé, ma la proprietà del padrone che subiva un impoverimento.Seppure il sistema di tassazione ad Atene non sia del tutto chiaro, è agevole dividere la classe dei cittadini, quanto al censo e all’obbligo di contribuire alle spese dello stato, in due categorie: quelle soggette a pagare una tassa sul patrimonio, detta eisphora,e quelli soggetti alla liturgia.Alla fine della legislazione di Solone questo era il solo criterio di ripartizione dei cittadini in base al censo. Per la prima delle tassazioni si rinvia al momento in cui parleremo della riforma di Pisistrato. In ogni caso, all’origine, la eisphora era una tassa di guerra; successivamente divenne una tassa fissa di dieci talenti; poi, l’Assemblea poteva deliberare tasse ulteriori. Isocrate sostiene che al suo tempo vi erano cittadini soggetti a entrambe le tassazioni (eisphora e liturgia).Quanto alla liturgia, si è già detto. Essa (si ripete, in greco antico, λειτουργία o λῃτουργία – leitourghía o letourghía –, da λαός – laós -, popolo ed ἔργον – érgon -, lavoro), indicava un servizio pubblico istituito dalla polis e finanziato, in forma solitamente volontaria, dai membri più eminenti della comunità (fossero cittadini o meteci) in base al principio secondo cui la ricchezza personale è posseduta solamente per tramite della città.
La verità, è che, alla fine, i cittadini venivano divisi in due classi politiche, come sempre, come oggi: gli euporoio plousoi (οι πλούσιοι),i ricchi, e gli aporoi o penetes (Οι φτωχοί),i poveri.Nessun riferimento a una classe che oggi chiameremmo classe media. Intuitivo, che quest’ultimi fossero in maggioranza e chiamati oi polloi (i più) o plethos (la pletora, la maggioranza).Come intuitivo che questo fosse un dato di critica della Democrazia, dove una moltitudine di poveri poteva prevalere sui ricchi che pagavano le tasse.
Per concludere, alle due classi di cittadini sopra indicate, ad Atene, occorreva aggiungerne altre due: quella dei meteci e, ovviamente, quella degli schiavi.I primi erano residenti temporanei senza cittadinanza, per ottenere la quale occorreva la permanenza nella polis di almeno un mese (il dato viene ricavato dalla locride greca); il che imponeva il pagamento delle tasse nella misura di dodici dracme l’anno (ossia, una dracma al mese).
Questo, in linea generale, perché in Atene i cambiamenti politici portavano a continui rivolgimenti in materia e, spesso, ciò che vale per un periodo non era più valido per il periodo successivo o anteriore.

Foto: musement.com

Redazione

Redazione è il nome sotto il quale voi lettori avrete la possibilità di trovare quotidianamente aggiornamenti provenienti dagli Uffici Stampa delle Forze dell’Ordine, degli Enti Amministrativi locali e sovraordinati, delle associazioni operanti sul territorio e persino dei professionisti che sceglieranno le pagine del nostro quotidiano online per aiutarvi ad avere maggiore familiarità con gli aspetti più complessi della nostra realtà sociale. Un’interfaccia che vi aiuterà a rimanere costantemente aggiornati su ciò che vi circonda e vi darà gli strumenti per interpretare al meglio il nostro tempo così complesso.

Related Articles

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button