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CGIL: «L’operazione “Geoljia” parla ai lavoratori della Calabria»

Dalle Segreterie Generali e di Gioia Tauro di CGIL e FILCAMS CGIL

La CGIL Calabria apprezza e ringrazia le forze dell’ordine per il prezioso lavoro che in Calabria stanno facendo per contrastare la criminalità organizzata.
L’operazione Geolja parla ai lavoratori e alle lavoratrici di questa nostra Calabria. Ci si chiede di prendere coscienza che dietro ogni sopruso, ingiustizia, ricatto subito dentro un luogo di lavoro spesso ci sono logiche e azioni criminali che condizionano la nostra vita e la nostra società.
La ‘ndrangheta, soprattutto nei settori del Turismo, del Commercio e dei servizi, in Calabria ruba il futuro a migliaia di lavoratrici e lavoratori e ai loro famigliari. Ogni volta che viene applicato un contratto pirata, ogni volta che l’azienda non rispetta i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, ogni soldo di paga rubato e sottratto a un dipendente per poi finire nelle mani dei Mammasantissima è un furto alle nostre vite, alla possibilità di riscatto della Calabria.
Ci sono alcuni particolari emersi dall’inchiesta che dovrebbero portare a un sussulto, a una riflessione indignata e possibilmente a una reazione concreta coloro i quali si pregiano di rappresentare il sistema delle Imprese, le Istituzioni, gli Enti Locali, lo Stato.
Il fatto che dopo anni di battaglie, lotte, movimenti, formazione, azioni culturali e di sensibilizzazione, arresti, denunce, di fronte a un attentato alla propria attività commerciale non ci si rivolga alle forze dell’ordine ma alla ‘ndrangheta per chiedere protezione è devastante dal punto di vista culturale, perché significa che viviamo in una società dove lo Stato è più debole delle forze occulte e criminali. La cosa grottesca è che, mentre lo Stato spesso si piega alle logiche del mercato, in Calabria il mercato viene gestito, organizzato e governato alla luce del sole dall’anti-Stato che impone regole di concorrenza, orari di lavoro e salari; praticamente un diritto del lavoro alternativo a quello che dovrebbe essere garantito da leggi e Istituzioni Pubbliche.
Invece la totale inadeguatezza e inconsistenza dei servizi ispettivi, le lungaggini processuali, l’impunità garantita alle imprese che violano i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori ha portato gradualmente a un senso di rassegnazione e di assoggettamento per cui si preferisce non denunciare e non far rispettare i propri diritti sul luogo di lavoro. Quando il lavoro è debole e senza diritti lo Stato perde.
Ma il vero interrogativo è se davvero c’è una reazione strutturata e coerente contro la ‘ndrangheta o se, spesso, anche chi dovrebbe operare a tutela della Repubblica, attraverso sottovalutazioni, omissioni e inadempienze non favorisca la sopravvivenza di questo virus distruttivo.
Occorre, a nostro avviso, costruire una riflessione che parta innanzitutto dal mondo del Lavoro, dal sistema delle Imprese, dall’associazionismo e che determini dentro le nostre comunità una presa di coscienza con l’obiettivo di rafforzare e proteggere le attività sane, che rispettano i diritti e i contratti, che denunciano la criminalità e il Pizzo anziché finanziare la ‘ndrangheta.
La FILCAMS CGIL Calabria è impegnata ad aprire un’interlocuzione con le associazioni datoriali al fine di costruire azioni che tendano a favorire la parte sana dell’economia e della società con l’obiettivo di isolare il marcio presente nel mercato del lavoro e nelle Istituzioni.
Sollecitiamo, nel frattempo, le Istituzioni, ad attivare quegli strumenti utili, presenti anche nel nuovo codice antimafia (seppur di fatto indeboliti dalle modifiche apportate dell’ex Ministro dell’Interno, Matteo Salvini) a partire dalla costituzione dei tavoli provinciali su aziende sequestrate e confiscate (previsione presente nell’articolo 41-ter del Decreto Legislativo 159/2011) per come richiesto a maggio scorso dalle Segreterie Regionali di CGIL, CISL e UIL a tutte le Prefetture Calabresi.

Redazione

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