L’incendio nella poesia di Vincenzo Guerrisi Parlà
Di Marinella Guerrisi
U sumeri i nimali e u lupu
Misiru focu i ‘na manera brutta
‘nta ‘na foresta chjna di siccumi,
nò ‘rrestau puntu, fu pigghjata tutta,
chi u celu diventa bampati e fumi.
I nimali guardavanu cuntenti,
comu quandu ca glià non ‘nc’era nenti.
‘Rrivau u sumeri e dissi spaventatu:
«Guardati chi disgrazia, chi disastru!»
U lupu ch’era glià, tuttu scialatu,
si rispundiu: «tu chi ti senti mastru,
dimmi chi perdi? Forzi t’apparteni
chigliu chi sbampa e ‘ngusciandu veni?»
«Lupu – si rispundiu – chi ‘ndaju a diri?
Tu, chi, pe tutti, ccà fa l’abbocatu,
non ha virgogna mi ti fa sentiri
cu ‘ssu parlari tantu scumbinatu.
Certu ca m’apparteni! I ‘ssa foresta
chi mi fazzu da cinniri chi ‘rresta?»
Vincenzo Guerrisi Parlà
Traduzione
Appicarono il fuoco in maniera grave
In una foresta piena di seccume
non ne fu risparmiato luogo, fu presa tutta
che il cielo diventò vampate e fumo.
Gli animali guardavano contenti,
come se lì non ci fosse stato niente,
Arrivò l’asino e disse spaventato:
«Guardate che disgrazia, che disastro!»
Il lupo, che era lì, tutto compiaciuto,
gli rispose: «Tu che ti senti mastro
dimmi, che perdi? Forse ti appartiene
quello che avvampa e lamentandoti ora vieni?»
«Lupo – gli rispose – cosa devo dire?
Tu che per tutti fai l’avvocato,
non provi vergogna di farti sentire
con questo modo di parlare tanto scombinato.
Certo che mi appartiene! Di questa foresta
che me ne faccio della cenere che resta ?»
Tratta da Sutta Sutta – Pellegrini Cosenza 2006
Bruciano le foreste, le valli, le case. Brucia la vita!
Brucia la Bellezza sotto i colpi e gli strali di chi non vuole vita… ma distruzione. Uomini o animali? Quale specie caratterizza chi si è reso reo di cotanto dolore? Follia e indifferenza guidano la mano omicida… finché qualcuno non fermerà quel braccio… quella mente che partorisce disegni malvagi che non appartengono agli uomini, ma alle bestie. Bestie umanizzate, come in questa poesia di Vincenzo Guerrisi Parlà, che ci rappresenta il quadro di un grande incendio, tra l’indifferenza di tanti animali che impersonano quegli uomini che non hanno coscienza di ciò che vedono o che causano. Indifferenza che si nutre di egoismo, di ignoranza, di furfanteria criminale che sottomette, uccide e riduce in cenere l’uomo e l’ecosistema in cui vive. Soltanto l’asino commenta con un senso di saggia appartenenza che ciò che vede bruciare è anche suo, poiché “della cenere che resta” nessuno trarrà beneficio… neanche chi ha avuto il vile piacere della distruzione.
Il mondo ferito ritroverà, un giorno, la sua nuova e smagliante primavera… come tutti gli uomini di buon senso che rinasceranno sempre, come l’Araba fenice, dalle loro ceneri.
È questo l’augurio che faccio alla nostra terra, ai famigliari delle vittime dell’immane tragedia di questa estate 2021 e a tutte le persone che subiscono un disumano e ingiusto male da parte di chi non è uomo… ma bestia… al servizio soltanto di altre bestie!