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Costume e Società

Camillo Costanzo: il missionario bovalinese martirizzato in Giappone

Di Davide Codespoti

Qualche giorno fa, il 16 settembre 2021, sono ricorsi i 499 anni dalla morte del beato calabrese Camillo Costanzo, originario di Bovalino, morto martire per la fede cristiana nel Giappone del XVII secolo. Ogni paese che vanta tra i suoi illustri concittadini uomini divenuti santi, beati o testimoni della fede, mantiene nei loro confronti una particolare venerazione, collegata all’orgoglio dell’appartenenza cittadina. Bovalino non è da meno: la figura del beato viene mantenuta viva dall’Arciconfraternita Maria Santissima Immacolata di Bovalino superiore, la quale, anche con l’aiuto dell’Amministrazione comunale, organizza ricorrenze e manifestazioni per ricordarne la straordinaria figura.

Casa natale del beato Camillo Costanzo a Bovalino Superiore

Camillo Costanzo nacque nel 1572 a Bovalino Superiore da genitori di nobile origine: infatti i suoi genitori, Tommaso Costanzo e Violante Montana, erano aristocratici originari di Catanzaro. Oltre a ciò, tre suoi zii materni avevano partecipato alla battaglia navale di Lepanto del 1571 tra la flotta cristiana della Lega Santa e quella ottomana, imbarcati sulla galera approntata dal conte Vincenzo Marullo, feudatario di Bovalino.
Dopo i primi insegnamenti ricevuti a Bovalino, andò a studiare diritto civile presso l’Università di Napoli: terminati gli studi partì come soldato tra le milizie del generale Ambrogio Spinola per partecipare all’assedio di Ostenda, nelle Fiandre. Ritornato in Italia, all’età di 20 anni il giovane Camillo entrò nel collegio della Compagnia di Gesù a Napoli. Nel 1593 si trasferì nel collegio di Nola, mentre quattro anni dopo andò a insegnare grammatica nel collegio di Salerno, divenendo nel 1601 responsabile dell’oratorio dello stesso collegio.
L’anno dopo, all’età di 30 anni, fu ordinato sacerdote e, di sua spontanea volontà, partì missionario per la Cina: giunse a Macao nel marzo del 1605 ma, poiché i portoghesi impedivano il passaggio ai missionari, si diresse in Giappone. Dopo aver superato una formidabile tempesta, il gesuita calabrese sbarcò a Nagasaki il 17 agosto 1605; qui, studiata per un anno la lingua, ebbe assegnato il regno di Bugen, poi la città di Sakai, dove in sei anni convertì più di 800 persone, di cui solo quattro o cinque rinnegarono la fede.
In quel periodo infatti, lo shogun (ossia il comandante militare supremo del Giappone) Tokugawa Ieyasu, che era diffidente nei confronti della religione cristiana, poiché temeva che i cristiani destabilizzassero la società e la cultura giapponese, aveva iniziato a perseguitare gli adepti della nuova fede, costringendo i missionari europei a lasciare il Paese, pena la morte.
Anche Costanzo dovette abbandonare le isole nipponiche nel 1614 e rifugiarsi a Macao, dove rimase sette anni, scrivendo in perfetto giapponese quindici libri di confutazione agli errori della religione buddhista e due apologie del Cristianesimo.
Sfidando il pericolo, nel 1621 Costanzo, travestito da ashigaru (fante giapponese), tornò in Giappone, stabilendosi nell’isola di Firando (odierna Hirado). Dopo tre mesi di predicazione, il missionario si stava apprestando a salpare per Naoshima, ma venne pregato da una donna cristiana di convertire il marito. Questi però, alla sua vista, corse ad avvertire le autorità, che lo fecero arrestare: venne quindi condotto nell’isola di Ichinoshima in attesa della sentenza, che fu la condanna a morte sul rogo.

Il martirio di Costanzo

Riportato a Firando, Camillo Costanzo fu legato a un palo, posto sulla spiaggia e arso vivo: continuò a predicare per tutto il tempo e dopo aver cantato il Gloria Patri e, ripetuta per cinque volte la parola Sanctus, con gli occhi rivolti al cielo spirò. Morì così il 16 settembre 1622, all’età di 50 anni, dei quali trenta spesi nella Compagnia e diciassette nella missione in Giappone. È stato definito il Matteo Ricci del Giappone.
Nel 1867 papa Pio IX lo proclamò beato per il suo martirio in nome della fede cattolica. Molti fedeli stanno organizzando congressi e attività dedicati a lui, sperando nella sua canonizzazione.
Il 25 marzo 1990, alla città di Hirado, ha dedicato al missionario calabrese un monumento posto sulla spiaggia dove morì sul rogo, che è divenuta luogo di pellegrinaggio per milioni di cattolici giapponesi.
A Bovalino è ancora presente la casa natale del beato (al quale sono dedicate due piazze, una alla marina, l’altra a Bovalino Superiore), curata e mantenuta dai membri dell’Arciconfraternita: in tempi recenti l’Amministrazione comunale ha avviato l’iter burocratico per ottenere il gemellaggio con Hirado, proprio per il legame che le unisce attraverso il beato Camillo Costanzo. Si spera che vada a buon fine e che la sua figura torni a essere un esempio di pace e tolleranza tra le diverse fedi religiose.

Monumento del beato Camillo Costanzo a Hirado

Redazione

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