Non sono Lancillotto
Di Giuseppe Farò
Come il cavalier
che per entrare nel castello
deve attraversare il ponte fier,
che ovunque è lama di coltello,
corro di furore pien.
Ma ad ogni passo svanisce l’Amore bello
e ferita e dolore divien,
fermo sull’abisso, a metà tra terra e cancello.
Con Inganno ha guidato il mio cuore offuscato
e misero, a te l’ha incatenato.
Ed ora, mentre l’acque scorrono d’intorno
ed il mondo di boccioli s’adorna,
sul nero ferro l’animo mio affonda.
Questo è il mio supplizio:
su un precipizio, sospeso,
immobile per non morire, appassisco.
Ma in vero inerte non resto
ché alla rivolta della parola mi presto,
e contro il tedio e l’incombre,
inesorabile, dell’eterne ombre
nella disperata lotta non mi arresto.
Foto di copertina: Ultimo incontro di Lancillotto e Ginevra sulla tomba di Artù, di Dante Gabriel Rossetti