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Costume e Società

La tragedia degli internati italiani in Egeo nella 2ª Guerra Mondiale

Di Frana

Dopo l’8 settembre 1943, dei militari italiani disarmati dai tedeschi, una parte collaborò, un altra divenne prigioniera di guerra e una Internata militare, figura ibrida tra prigioniero e collaboratore utilizzata per manovalanza. L’Egeo, ex possedimento italiano, stava per essere occupato dagli inglesi, per cui gli internati militari italiani dalle isole dell’Egeo vennero immediatamente spostati verso la Grecia, affinché non si unissero agli Alleati ma anche perché i tedeschi avevano necessità di disporre in altri scacchieri operati della mano d’opera che gli internati fornivano. Vi era poi la difficoltà di approvvigionare le isole dei viveri necessari e la situazione divenne subito critica a Rodi e a Creta, dove oltre 50.000 italiani disarmati minacciavano le scorte di viveri dell’esercito tedesco.Tuttavia la Wehrmacht era in difficoltà, poiché il trasferimento via mare non poteva essere attuato in breve tempo per mancanza di navi trasporto e di quelle di scorta. D’altra parte il trasferimento via aerea non era considerato idoneo al trasporto in tempi brevi del contingente italiano.Per lo spostamento vennero cercate altre soluzioni, quali:

  • far trasportare gli internati militari da piroscafi neutrali o da navi ospedale;
  • far approvvigionare le isole dell’Egeo dal Governo turco, il quale aveva avanzato una proposta in tal senso, affidando a navi svedesi tale compito;
  • trasferire degli italiani in territorio turco.

Nel primo e nel terzo caso gli italiani sarebbero stati internati in Stati neutrali; nel secondo caso non si sarebbe potuto disporre della loro mano d’opera.Non ritenendo soddisfacenti le varie proposte, il Führer prese una drastica e definitiva decisione ordinando il trasporto per nave nelle quali decadevano “tutte le norme di sicurezza relative alla limitazione numerica degli imbarcati” e di sfruttare “lo spazio al massimo, senza curarsi delle eventuali perdite”. La Marina Tedesca iniziò il trasporto degli italiani secondo tale direttiva. Il 23 settembre avvenne il primo disastro. I piroscafi Donizetti e Dithmarschen e la Torpediniera TA 10 vennero affondate. Ci furono 1.584 morti fra gli internati, in massima parte dovute alle inosservanze delle norme di sicurezza. Fu il primo disastro a cui fecero seguito quello del Piroscafo Leda con 720 morti, del Marguerita con 544 morti, della nave da carico Siinfra con 1.850 morti, della motonave Rosselli con 1.300 morti, del motoveliero Alma con 300 morti, del piroscafo Petrella con 2.646 morti e del piroscafo Oria con 4.062 morti. Dalle relazioni stese dal Comando Tedesco Gruppo di Armate E appare chiaro che la vita degli internati aveva ben poco interesse. Piuttosto, si osservava, “la perdita di quel tonnellaggio mercantile in effetti non trova giustificazione”. A maggior riprova viene diramato un ordine di “effettuare sollecitamente” il trasferimento da Rodi degli internati “utilizzando tutti i mezzi disponibili, anche a costo del pericolo di perdere navi e internati militari”. Lo sgombero dell’isola di Rodi divenne tanto prioritario per l’alto comando tedesco da far utilizzare anche i trasporti aerei fin dall’ottobre 1943.Nel gennaio 1944 la situazione peggiora. Viene ordinato il trasferimento anche su mezzi di trasporto non idonei al trasferimento di truppe. Il mese di febbraio fu un mese spaventoso per gli internati. Colarono a picco varie navi trasporto e, con esse, oltre 6.700 internati. Gli italiani sgomberati dalle isole sul continente greco furono quasi tutti avviati ai campi di transito di Atene (Dulag 136) e di Salonicco (Dulag 166). Nel solo mese di settembre vennero imbarcati e sbarcati nel porto di Creta 10.543 internati, mentre nelle altre isole risultano imbarcati e sbarcati 18.065 internati militari italiani con destinazione probabile all’interno delle isole.
Collezionare il materiale riprodotto, non comune materaile filatelico storico postale di quel periodo permette, oltre che divertirsi, di approfondire aspetti storici inediti e di grande interesse. Buona caccia.

Tratto da L’evacuazione dall’Egeo degli internati militari italiani, di Giuseppe Marchese
Foto:
storiaminuta.altervista.org

Redazione

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