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Attualità

I 244 giorni di Jole Santelli

Esattamente un anno fa la Calabria si risvegliava con la notizia della prematura scomparsa della Preisidente Jole Santelli.
Il suo mandato, durato appena 244 giorni, era iniziato due giorni prima della diagnosi del primo caso di Covid-19 in Italia, che avrebbe cambiato per sempre le vite di tutti gli Italiani. Al diffondersi dei casi e all’imposizione delle chiusure, la Presidente, che era stata eletta il precedente 26 gennaio con il 55,29% delle preferenze, aveva comunque continuato con perseveranza a portare avanti un programma di sviluppo che passasse innanzitutto da una narrazione diversa della sua amata Regione. Sue, infatti, sono state le intuizioni di affidare a Gabriele Muccino il famigerato corto che doveva narrare il bello della Calabria o l’idea di lavorare in sinergia con Giovanni Minoli al fine di creare anche sul nostro territorio un’esperienza di lunga serialità che, come accaduto con Un posto al sole per Napoli, mostrasse al mondo la vita quotidiana dei calabresi. Sempre dalla sua determinazione era scaturita la scelta di affidare gli assessorati eccellenti della sua Giunta Regionale a personalità che con la politica non avevano nulla a che fare, ma che rappresentassero l’élite professionale del nostro territorio (Sandra Savaglio), fossero garanzia di rettitudine e legalità (Capitano Ultimo) o avessero una visione anticonvenzionale della realtà sociale (Nino Spirlì).
Non possiamo sapere quale sarebbe stato il bilancio complessivo del primo mandato di Jole Santelli (il periodo di reggenza di Spirlì è stato troppo anomalo per considerarlo una diretta emanazione delle volontà della Presidente scomparsa), ma è certo che la prima presidente donna del nostro territorio ha lasciato una traccia indelebile nelle menti e nei cuori dei tutti noi, e non tanto per il tragico epilogo della sua storia, ma perché di quell’epilogo non aveva dato modo a nessuno di sospettare. Non aveva mancato a un solo appuntamento istituzionale, non aveva rimandato alcun incontro e non si era tirata indietro dinanzi a nessun confronto pubblico. Il segno del malessere si poteva intuire soltanto da un repentino dimagrimento cui era stata soggetta nel corso dell’estate ma, sempre elegante e curata, lo aveva dissimulato con un contegno che la letteratura attribuisce solo a certa nobiltà. Certo, si era resa protagonista di alcuni momenti che ci avevano ricordato con prepotenza che tipo di personaggio sopra le righe fosse. Ma l’«Adesso mi avete rotto i coglioni!» esclamato dinanzi alle telecamere a commento delle speculazioni relative alla sua assenza dalla Calabria per problemi di salute, risalente esattamente a un mese prima di quel tragico 15 ottobre 2020, alla luce di quanto accaduto ci restituisce l’immagine di una donna che, certamente consapevole e spaventata di ciò che la stava succedendo, cercava di proteggere la propria vita privata dalla cafonaggine che contraddistingue noi giornalisti, mentre pensava allo stesso tempo a che Regione lasciare in eredità a chi sarebbe venuto dopo di lei.
Contrariamente a quanto previsto dalla legge per causa di forza maggiore, quell’eredità ci ha messo 354 giorni (più della durata del mandato di Santelli) a essere raccolta da Roberto Occhiuto, adesso chiamato all’arduo compito di completare il percorso iniziato dall’inarrivabile Santelli e darci almeno un’idea di quale volto avrebbe avuto la Calabria che lei aveva immaginato per noi.

Foto: repubblica.it

Jacopo Giuca

Nato a Novara in una buia e tempestosa notte del giugno del 1989, ha trascorso la sua infanzia in Piemonte sentendo di dover fare ritorno al meridione dei suoi avi. Laureatosi in filosofia e comunicazione, ha trovato l’occasione di lasciarsi il nord alle spalle quando ha conosciuto la sua compagna, di Locri, alla volta del quale sono partiti in una altra notte buia e tempestosa, questa volta di novembre, nel 2014. Qui ha declinato la sua preparazione nella carriera giornalistica ed è sempre qui che sogna di trascorrere la vecchiaia scrivendo libri al cospetto del mare.

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