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Attualità

Non arrenderti, Siderno!

Pensieri, parole, opere… e opinioni

È stato davvero splendido il colpo d’occhio donatoci dalla manifestazione organizzata a Siderno in nome della legalità e sento di dover fare un plauso sincero al movimento #inpiedipersiderno per essere riuscito a organizzare un evento corale di cui la comunità (sidernese e locridea) sentiva senza dubbio il bisogno.
Le ragioni alla base dell’evento, tuttavia, mi hanno fatto guardare con amarezza alla manifestazione e, ancora di più, al numero e alla tipologia di partecipanti. Sia chiaro, non è mia intenzione in questa sede sminuire in alcun modo la risposta che la comunità sidernese ha voluto dare a chi sta cercando, con indefessa ottusità, di precipitare di nuovo nel baratro una città che merita ben altro, ma proprio in virtù di quanto sta accadendo a quelle latitudini da alcuni mesi a questa parte mi sarei aspettato una marcia su Piazza Vittorio Veneto ancora più partecipata. Sognavo di vedere tutte le saracinesche delle attività commerciali che arricchiscono il corso abbassate e un fiume in piena di teste pensanti riversarsi per le strade, dimostrando concretamente che gli incendiari e i loro mandanti sono soli e che Siderno è davvero viva e pronta ad alzare le barricate contro chi cerca di sottrarle ciò che le spetta di diritto. Anche se ciò non è avvenuto, lo ribadisco, il bilancio della manifestazione resta più che positivo, così come equilibrati sono stati tutti gli interventi che sono stati pronunciati dalle varie personalità (istituzionali e non) che hanno preso la parola dinanzi al Municipio.
Al contempo tuttavia, il quadro che emerge dalla manifestazione e, ancora di più, dagli atti intimidatori susseguitisi nell’ultimo periodo, resta assai preoccupante. Innanzitutto perché più di qualcuno sta tendendo (magari anche involontariamente) a sminuirlo: nei giorni scorsi, infatti, ho letto le illazioni più disparate relativamente alla natura dei gesti intimidatori che hanno scosso la comunità e, pur ammettendo nella totalità dei casi la logica mafiosa che si cela dietro questi gesti, molti sostenevano come fossero stati commessi quasi certamente (in alcuni casi qualcuno affermava anzi di aver individuato con certezza di chi sia la mano incendiaria) da una persona poco equilibrata. Un cittadino comune che, per problemi personali o di banale astio nei confronti dell’Ente Comunale, avrebbe sfogato una rabbia repressa nel peggior modo possibile. Come se questo rendesse meno gravi le implicazioni del gesto…
Uno degli aspetti più gravi di questa analisi, oltretutto, è che praticamente nessuno sta considerando che le successive combustioni e gli atti intimidatori siano cominciati in realtà ben prima dell’elezione dell’attuale Amministrazione Comunale, tanto che proprio su queste nostre pagine parlavamo di clima rovente in tempi non sospetti. Limitare il fenomeno al periodo post elettorale ritengo che sia una notevole dimostrazione di dribbling intellettuale, perché induce l’ascoltatore/lettore a pensare automaticamente che l’incendiario sia un generico nemico della democrazia, una pecora nera che si sentiva più libero di condurre i propri interessi personali quando i commissari gestivano il Municipio. Ricordare, invece, che gli atti incendiari sono iniziati immediatamente dopo la presentazione delle liste aiuta a dimostrare che qualcuno stava cercando già durante la campagna elettorale di lanciare un messaggio preciso, che nessuno è stato in grado di vedere. Qualcuno, infatti, verso la metà di settembre, passando dinanzi a una struttura carbonizzata, mi ha detto: «Spero che almeno uno dei candidati a sindaco si renda conto di dover realizzare un video in cui assicura alla popolazione che, una volta insediato, eventi come questo saranno solo un ricordo». Sarebbe stato un modo per dimostrare che si aveva già dal principio il polso della situazione e per isolare chi, oggi, continua invece a gettare ombre sull’intera comunità.
Ciò, detto, con ogni probabilità l’autore di questi gesti non è una sola persona, non si tratta di individui inviati da una sola mente e, forse, lo scopo ultimo non è nemmeno quello di mostrare che Siderno sia irredimibile, ma è inquietante pensare che tali individui siano stati parte del ritorno alla democrazia di Siderno e che (anche se magari in percentuale davvero minima) abbiano potuto persino influenzarne l’andamento. E non sta a me ricordarvi come e perché sia stata sciolta l’amministrazione Fuda.
Ecco perché, tornando al discorso d’apertura, la manifestazione di sabato ha permesso alla parte sana di Siderno di urlare “siamo tanti, siamo incazzati e siamo pronti a contrastare ogni forma di illegalità”, ma non è stata deflagrante come forse avrebbe dovuto, perché qualcuno potrebbe sempre controbattere “sì, ma tanti sono anche quelli che sono rimasti a casa, che hanno continuato a fare acquisti, che non sono scesi a manifestare con voi perché, in fondo, ritengono che tra sindaco e commissario cambi poco”.
E Dio non voglia che a cominciare a pensarla così sia qualcuno con il giusto potere decisionale, perché penso sinceramente che Siderno sia davvero viva e che ciò di cui stiamo parlando è una semplice unghia incarnita su cui si deve smettere di intervenire mettendo l’intera città nel coma farmacologico del commissariamento.
Quindi vi prego, sidernesi, organizzate altri dieci, cento, mille manifestazioni del 20 novembre, fino a quando la malapianta non seccherà davvero e potrete tornare a essere i soli padroni del vostro destino.

Foto: facebook.com

Jacopo Giuca

Nato a Novara in una buia e tempestosa notte del giugno del 1989, ha trascorso la sua infanzia in Piemonte sentendo di dover fare ritorno al meridione dei suoi avi. Laureatosi in filosofia e comunicazione, ha trovato l’occasione di lasciarsi il nord alle spalle quando ha conosciuto la sua compagna, di Locri, alla volta del quale sono partiti in una altra notte buia e tempestosa, questa volta di novembre, nel 2014. Qui ha declinato la sua preparazione nella carriera giornalistica ed è sempre qui che sogna di trascorrere la vecchiaia scrivendo libri al cospetto del mare.

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