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Costume e Società

Suor Michelina Renda: purissima ancella di carità e sofferenza

Il 5 dicembre, nel cinquantesimo anniversario dal ritorno nella Casa Celeste di suor Michelina Renda, il sindaco di Ciminà, Giusy Caruso, e un gruppo di cittadini, tra cui Monsignor Domenico Tropeano e Filippo Varacalli, hanno voluto onorare il ricordo della religiosa promuovendo la sua immagine delicata di purissima ancella di carità e sofferenza, con la celebrazione Eucaristica presieduta da Monsignor Francesco Oliva, vescovo della Diocesi di Locri-Gerace, con inizio alle 17:30, e con l’intitolazione di una delle vie principali del Paese. Ma chi era Suor Michelina Renda?

Di Ugo Mollica

Sempre in affanno e bisognosa d’aiuto è la nostra terra, quasi dovesse scontare in sofferenza i grandi doni ricevuti dalla natura, che da sempre la coronano di splendore. Incerta e molto problematica anche oggi, figuriamoci come poteva essere la Calabria un secolo fa, anzi 112 anni addietro quando, il 15 giugno del 1909 nasce a Ciminà, da umile e laboriosa famiglia, Maria Agata Michelina Renda. Una fanciulla semplice, ispirata dal Signore, che avverte dai primi anni il desiderio di offrirsi alla sua gente, con tenerezza e amore, a sollievo di ogni sofferenza e di ogni lacrima.
Anni terribili, in cui la diffusa precarietà complessiva è ancor più inasprita dalle devastazioni del tremendo terremoto, ancora sparse dappertutto.
Sostenuta da una famiglia dai princìpi sanissimi, Michelina da bambina manifesta sensibilità, gentilezza d’animo e disponibilità generosa verso i poveri, gli ammalati e i bisognosi di contatto umano.
In quel tempo, in paese, soltanto qualche raro possidente terriero, insieme a tanta povertà e tanta fame. E per completare il quadro desolante, tante malattie endemiche e tanta disperazione.
Michelina Renda respira quella miserevole indigenza, che, per l’ineffabile soffio divino, nella sua natura fragile e indifesa si trasforma in fonte virtuosa di coraggio e ragione assoluta di sollecitudine e di bene verso tutti.
Nonostante le sue scarse opportunità di istruzione, comprende subito che la sua generosità si deve dotare di conoscenze e competenze specifiche, per consentire al suo bene spontaneo di accrescere i suoi effetti caritativi.
Così, a 21 anni, consegue a Gerace Marina il Diploma di Infermiera Familiare Volontaria, maturando esperienza sanitaria presso la clinica del dottor Barillaro fino al 1937. Contemporaneamente, e con pari intensità di fervore, prosegue il suo cammino religioso e, dopo un attivo e scrupoloso impegno di studio e di pratica caritativa, nel settembre del 1940 emette i santi voti temporanei di povertà, castità e obbedienza nella Chiesa di San Nicola a Portigliola.
Qui entra in devota familiarità con una santa figura di religiosa dinamica e intraprendente, madre Giuditta Martelli, fondatrice della Famiglia Religiosa delle Ancelle Parrocchiali dello Spirito Santo, che suor Michelina segue assiduamente nel percorso di diffusione dello spirito cristiano, attraverso iniziative religiose in tutti i paesi della Locride.
Nel 1942 viene inviata a Polsi, come superiora nel Santuario della Madonna della Montagna, ma nel 1943, forse anche per i disagi e il clima montano, viene colpita da una grave forma di artrite anchilosante.
Sono anche gli anni della guerra e suor Michelina conosce il pericolo, per la presenza dei soldati tedeschi. In una circostanza, difatti, riesce a evitare una possibile aggressione col garbo della sua saggezza e l’autorevolezza della sua sacra missione.
Nel 1951 emette i voti perpetui e poco tempo dopo viene condotta a Lourdes, pure lei pellegrina di speranza, per invocare dalla Vergine dei miracoli un sollievo alla sua sofferenza.
Ma, nonostante la progressiva debilitazione fisica, non viene mai meno il suo ardente spirito di carità e di conforto e trova sempre modo di rendersi utile alle consorelle e alle numerose vittime del bisogno.
E per esserle più agevole prestare la sua benefica opera, verso il 1957 viene sistemata, nella Casa Madre di Via Trieste a Locri, in una stanza facilmente accessibile dall’esterno, perché siano facilitati a raggiungerla quanti cercano il conforto e il sostegno delle sue altissime lezioni spirituali, che giungono sempre, provvide e convincenti, dall’altare sacro e sereno della sua sofferenza.
Il vertice luminoso della sua missione è la totale e convinta accettazione di ogni avvenimento, come emanazione semplice e diretta della volontà di Dio. Soprattutto della sofferenza, che suor Michelina considera specchio purissimo della Passione di Gesù. Perché, partecipando in qualche modo alla sofferenza di Cristo, l’umanità si è potuta redimere e meritarsi il Paradiso: “Volontà di  Dio, Paradiso mio!”
Il 5 dicembre 1971, a 62 anni, suor Michelina vola in cielo.
C’è una piccola antologia di tenere testimonianze sulle particolari virtù di suor Michelina, che numerose persone vicine a lei hanno voluto offrire alla conoscenza di tutti. Sono i cosiddetti fioretti di suor Michelina, che raccontano, insieme alla straordinaria energia della sua fede, alcune circostanze, che sembrano superare il facilmente comprensibile.
Allo scadere del cinquantesimo anno dal suo ritorno nella casa celeste, data la ancora vivida suggestione del suo nome nella popolazione, il sindaco di Ciminà, Giusy Caruso, e un gruppo di cittadini, tra cui Monsignor Domenico Tropeano e Filippo Varacalli, hanno voluto onorare suor Michelina, promuovendo adeguatamente la sua immagine delicata.
Io, particolarmente sensibile al fascino delle celesti figure, mi pongo anche in questo viaggio di luce, con sensibilità e ammirazione.

Redazione

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