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La “Piccola canaglia” che ci raccomanda di non sprecare la vita davanti a un “Display”

Con una carriera musicale ancora tutta in salita, osa e racconta la gioventù attraverso i suoi occhi giovani e ribelli. Un singolo dopo l’altro, mattoncino dopo mattoncino e così via, a comporre il suo mondo ricco di melodia attorno a sé. Si distingue grazie alla sua personalità forte e originale, stravagante e piena di vita. È Franco Giannilivigni, in arte Piccola Canaglia, il cantautore di Reggio Calabria che lancia il suo nuovo singolo Display, presente dal 12 dicembre in tutti i digital store. Attraverso il suo brano, pone l’attenzione sulle abitudini quotidiane più comuni, quelle da cui oramai l’intera società si lascia trascinare e coinvolgere senza adottare alcun tipo di protezione, neppure verso sé stessi.
Quanto c’è di te, in Piccola Canaglia?
Il nome Piccola Canaglia nasce nel periodo in cui ancora vivevo in Calabria, precisamente da una serata fra amici in cui tutti ci siamo scambiati degli pseudonimi e, da quel un momento un po’ goliardico, ho incominciato a riconoscermi in questo nome. Credo fermamente che dal mio nome d’arte traspaia senza ombra di dubbio la mia eccentrica, e a volte incompresa, personalità. La predisposizione ad avere un atteggiamento, anche in contesti formali, positivo e allegro, quasi fuori luogo, utilizzando sempre uno sfondo ironico che fa dà filtro in tutte le situazioni che vivo nel quotidiano. Inoltre, col passare del tempo, ho notato una cosa molto divertente; quando dicevo di far musica, chiunque mi si presentasse di fronte si aspettava di trovarsi davanti a un trapper, genere che sicuramente non rinnego (anzi apprezzo) ma nettamente in contrapposizione con la mia formazione musicale. Ho iniziato a apprezzare il contrasto che nasceva e lo stupore delle persone immaginandolo quasi come un punto di forza. Io adoro stupire ed essere stupito, sento sempre l’esigenza, ogni giorno, di rimanere sorpreso da qualcosa: mi fa sentire vivo, curioso e interessato.
Sei entrato nel mondo della musica con Lockdown e hai proseguito fino a Display; cosa racconta questo nuovo brano?
Con questo nuovo brano ho cercato di mettere nero su bianco gli interessi che ritengo accomunino tutti i giovani, come una sorta di denuncia sociale. Nel testo cito chiaramente le dinamiche quotidiane di un soggetto X, ossessionato dall’immagine di sé che traspare sui Social, dal fatto che, ormai per la maggior parte di noi giovani, il primo gesto è sempre quello di prendere lo smartphone in mano, aprire Instagram o Whatsapp e perdere ore del nostro tempo immaginando vite che probabilmente non avremo mai. O che forse avremo, ma di certo non rimanendo spettatori. Un’abitudine che ci allontana nettamente da quello che realmente siamo, quasi come a perdersi in un immagine di noi stessi che non ci appartiene e non ci apparterrà mai, ed è qui che nasce il senso di inadeguatezza e infelicità che descrivo in ogni verso. Tutto gira intorno a cosa comprare, a come scattare e a cosa postare, mettendo al primo posto solo cosa materialmente vorremmo e non cosa siamo davvero, ignorando il fatto che tutto fa solo parte di un meccanismo di completa e colpevole distrazione e non di intrattenimento. Ci immergiamo in una dimensione effimera, rendendo inutile quello che potrebbe essere utile. Io, per esempio, cerco di non essere vittima dei Social e delle distrazioni, tant’è che nell’ultimo periodo condivido ben poco della mia vita privata.


Edil Merici

C’è sempre un messaggio nelle tue canzoni? E se sì, qual è quello che lanci con Display?
Il messaggio che cerco di dare è quello di tentare di staccare gli occhi dal telefono e accertarsi che attorno a sé ci siano persone per cui valga veramente la pena sorridere. Di guardarsi allo specchio e riconoscersi per quello che si è o in ciò che si vorrebbe diventare concretamente, senza filtrare alcun tipo di atteggiamento, senza curarsi troppo di quello che pensano gli altri ma, soprattutto, senza rimanere incastrati in una realtà virtuale che ha come esclusivo obbiettivo quello di distrarti dai tuoi.
C’è un autore in particolare che ha segnato il tuo percorso musicale?
Amo diversi generi: prediligo il blues, mi aiuta a riflettere e mi rilassa. Ascolto fin da bambino le canzoni di James Brown o Aretha Franklin e mi emozionano sempre allo stesso modo, credo che solo chi è appassionato del genere possa capire appieno la vibe che percepisco e descrivo. Le vibrazioni che sento garantiscono la mia determinazione nel rendere la musica il mio lavoro un domani. Tutto sommato, però, devo anche riconoscere una cosa, mi è stato chiesto parecchie volte chi fosse il mio cantante preferito (classica domanda che manda in crisi ogni cantante) e io, senza pensarci troppo, ho sempre risposto Michael Jackson.
Con quale personaggio sogneresti di duettare?
Credo umilmente di non poter permettermi il lusso di accostare il mio nome a quello di artisti come i Måneskin, Calcutta o Frah Quintale. Però sì, sognerei un duetto del genere.
Molti giovani scappano dalla nostra terra in cerca di opportunità; quali sono le occasioni che questo territorio ti ha dato?
In realtà io sono il primo ad essere scappato da questa terra. Ho vissuto tre anni a Milano dove ho iniziato a lavorare nel settore dell’informatica e credo di aver intrapreso questa scelta un po’ per iniziare a essere indipendente e responsabilizzarmi, un po’ per scoprire nuove realtà e migliorare la mia comunicazione. Per via della pandemia sono ritornato in Calabria e, col bagaglio che mi sono ritrovato, ho iniziato a concretizzare i miei obbiettivi musicali. Di certo le principali opportunità che la mia terra mi ha dato sono state l’ispirazione e la tranquillità di mettere in gioco la mia creatività grazie anche al supporto di tutti gli amici e i parenti che credono fermamente in quello che faccio, dimostrandolo in ogni modo. Non c’è cosa che mi renda più felice al momento; sono grato a tutti per le parole che hanno speso nei confronti del mio progetto, anche delle critiche.

Carmen Nicita

Nata sotto un gelido freddo di febbraio. Pungente, a volte, tanto quanto quell'aria invernale. Testarda. Solitaria. Taciturna. Ama perdersi nei dettagli, anche quelli apparentemente più insignificanti. Quelli che in silenzio, in un piccolo angolo in disparte, sperano ancora di poter esser notati da qualcuno. Ama rifugiarsi nella scrittura, poiché è l'unica in grado di osservare ogni minima cosa. La sola in grado di conoscerla fino in fondo.

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