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Costume e SocietàLetteratura

I proboloi

La Repubblica dei Locresi di Epizephiri LXXI

Di Giuseppe Pellegrino

Per parlare dei proboloi è bene come sempre partire dal significato della parola, che contiene in sé sicuramente molto della funzione di una simile magistratura. La loro esistenza è indiscutibile, tanto che in tutte le tabelle di Zeus vengono indicati. Non solo a Locri, ma anche ad Atene. La loro funzione era essenziale; in effetti difficilmente una democrazia di popolo poteva essere gestita in modo organico e non confusionario. Ciò vale anche per la bolà.Che fosse una magistratura di prestigio lo dimostra il fatto che occupassero il terzo posto nelle Tabelle di Zeus, dopo il magistrato eponimo e i hieromnamones;in tal senso l’ordine in cui venivano indicati con i loro nomi.
Dalle tabelle sappiamo che era una magistratura collegiale composta da tre arconti, in ossequio al principio paritario delle tre tribù (un pro arconte, per ogni tribù). Nella tabella 23, ad esempio, i loro nomi sono Psth. Dorimaco figlio di Zollos, Ast. Menalkes figlio di Gorgidas, Str. Timon figlio di Timoklès. Dove i termini Psth., Ast. e Str., sono dei Demotici e indicano la tribù di provenienza.
Se si prendono a esempio altre tabelle si possono fare delle deduzioni incredibili. La tabella 24 indica come proboloi proarchontes Thra. Philippos figlio di Philiarchos, Kra. Epigonos figlio di Ariston, Pro. Sosippos figlio di Kallikrates.
La tabella 2, indica come proboloi Omb. Theron figlio di Arkesilas, Mna. Thestoridas figlio Amynandros, Log. Agathoklès figlio di Agatholas.
Dall’insieme si deduce che i Proboloi provenivano in rappresentanza da una delle tre Tribù presenti a Locri in misura paritaria e con una carica della durata di un anno, non rinnovabile. La votazione avveniva con il sistema del sorteggio tramite le pietre. Essendo una magistratura non ripetibile, dal sorteggio erano esclusi coloro che avevano già ricoperto la carica e, qualora presenti per errore, in caso di sorteggio venivano esclusi con la dokimasia, la verifica delle condizioni di eleggibilità.
Con il termine πρόβουλος (Probulos – dal verbo προβουλεύω – probuleùo) si indicava colui che delibera prima o in modo più pertinente colui che delibera per altri. I Proboloi erano una magistratura istituzionale. Il loro compito era di preparare le deliberazioni (προβούλευμα – probuleuma) perché venissero consacrate in un decreto dalla bolà a Locri, dalla Boulè ad Atene.
La ragione per la quale erano in numero di tre è da cogliere nella divisione in tre Tribù della popolazione di Locri. Quindi uno in rappresentanza di ogni Tribù. La prova sta nel fatto che nelle Tabelle di Zeus vengono indicati con accanto ciascuno il Demotico di provenienza. Se ne deduce non solo che la carica non era rinnovabile, ma era a rotazione anche l’interno di ogni Tribù dovendosi rispettare il diritto di ogni Demo di avere in modo omogeneo un proprio rappresentante.
La carica era elettiva, molto probabilmente con il sistema delle pietre per come si vedrà nell’elezione dei magistrati, all’interno di ogni Tribù. La carica non rinnovabile.
Erano degli arconti. Anzi le tabelle di Zeus li indicano come pro-arconti. Se si individua la radice il loro compito appare chiaro. Il termine deriva dal verbo προαρκω (Proarco), che significa comincio prima.Ciò per la ragione che il loro lavoro era propedeutico al lavoro della bolà. Volendo semplificare erano gli antesignani degli scherpa dell’attuale parlamento, ma con maggiori poteri, essendo questi incaricati di redigere, nel bene e nel male, i testi di legge che poi ogni avente diritto propone per la votazione nel parlamento. In concreto, ogni proposta più o meno discussa nell’ambito del bolà finiva nella redazione di un probuleuma da presentarsi all’assemblea popolare. Sostenendo l’autore che anche al singolo componente della dàmos era concessa a Locri di fare una proposta di legge, o una proposta di amministrazione dello stato, anche per il singolo era necessario appoggiarsi ai proboloi. Ciò poteva avvenire in due modi: o il cittadino faceva presenta ai magistrati la sua intenzione di fare una proposta, che poi veniva elaborata dai proboloi, il che presupponeva un’elaborazione preesistente della sua intenzione. Oppure, cosa più frequente, la proposta veniva discussa così come era nella capacità del proponente.
Di poi, dovendo ogni deliberazione essere fatta propria dalla bolà con un proprio decreto, intervenivano i magistrati ed elaboravano con forma di decreto la stessa, che poi veniva fatta propria dal consiglio.
Non necessariamente il probuleuma doveva esser un decreto compiuto in ogni sua parte, ma poteva essere una semplice proposta, un argomento di discussione, seppure dal richiamo delle tabelle il loro compito era quello di proporre un decreto scarno, ma completo in ogni suo aspetto.
La ragione stava nel fatto che occorreva armonizzare le deliberazioni da approvare con quelle esistenti, ma anche nella necessità di collaborare in armonia d’intenti e di funzioni tra l’autorità esecutiva (bolà) e l’assemblea (dàmos).

In foto: Olympieion locrese conservato al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria


Edil Merici

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