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Costume e Società

Una terribile notte


Edil Merici

E furono lampi, tuoni, gemiti terrificanti e sibili mefistofelici. Questo è quanto successe moltissimo tempo fa durante una tempesta che imperversò su tutto il territorio; tanto che la notte si rannicchiò in se stessa e attese l’ora.
L’ora ideale. Le circostanze ideali. L’attimo ideale. Quella notte, infatti, il Male (preda di un’incontenibile eccitazione) lasciò il suo posto presso le fiamme dell’Inferno per salire sulla Terra.
Poi l’alba, con la sua furia prorompente, irruppe sul mondo. La notte si risolse e altrettanto successe alla bufera. Pure, più tardi, si scoprì che ciò non era valso a nulla. Che troppo tardi era, ormai. Troppo tardi per rimediare. Giacché in quell’occasione il Male, appena emerso dalle viscere della Terra, impregnò del suo seme ogni cosa: alberi, pietre, rocce, fiumi, ruscelli, animali; praticamente tutto. Questo è quanto avvenne in Aspromonte (luogo ideale) al tempo di cui mi accingo a narrare. Quello che andremo ad affrontare, di leggenda, ha solo l’essere stato tramandato da pochi individui, il resto è realtà. Una storia che non fumai narrata per timore di svegliare il male dentro la sua stessa tomba. Perché quella notte – quell’ignobile notte – fu il Male a essere seppellito sotto le piante di ilici nel bosco a pochi passi dalla fiumara Laverde. Il Male in persona. Il Male in tutto il suo orrendo fascino. Il Male che da sempre (facendo bella mostra della sue perfidia) insidia la Terra. Quel Male! Che vogliate crederci o no, questo è un fatto realmente accaduto.
Quanto andrò a raccontare è, infatti, il risultato di un rapporto rilasciatomi da un uomo che ha lasciato questo mondo poco tempo fa. Un uomo di cui è doveroso tacere persino il nome. Un uomo per cui nutrivo grande stima e ammirazione. E questa esperienza la visse lui personalmente. E se il Male – cosa spesso capitata in varie parti del mondo – non ha potuto manifestare la sua scelleratezza attraverso un corpo e una forma anche qui da noi, è perché questo mirabile personaggio glielo impedì.
Ebbene, abbiamo iniziato raccontando di lampi, tuoni, gemiti e sibili, durante quella furiosa tempesta che imperversava su tutto il territorio. Dicevamo questo perché questo è quanto realmente accade la notte in cui il Male impregnò del suo seme ogni cosa nel raggio di svariate miglia.
In quella notte di luna piena, in una stalla immersa nell’Aspromonte, una mucca era in travaglio.
I due contadini che la stavano assistendo (tra cui il nostro prode salvatore) erano cognati.
Dopo tanti stenti, riuscirono a portare alla luce il nascituro. Si sarebbero aspettati di vedere uscire dal ventre dell’animale un piccolo di mucca, ma non fu così. Perché quello che venne fuori, di vitello, non aveva praticamente nulla.
Si provi a immaginare, perciò, le facce che fecero i due quando si trovarono davanti a un essere che non aveva nessuna forma definibile. Infatti di animale aveva solo la parte posteriore, il resto era umano. Anzi, demoniaco. Un mostro!
Un terribile mostro con due occhi uno sguardo così raggelante e malefico da tagliarti in due.
Non è da escludere, comunque, che si trattasse di uno scherzo della natura. D’altronde, si sa, la mitologia greca è colma di esseri in parte umani e in parte animali.
Ma i due contadini avvertirono di essere in presenza del demonio. Ecco perché uno di essi, il nostro paladino, per l’esattezza, gridò all’altro di non guardare la creatura negli occhi. Poi, con un gesto improvviso, mentre essa si avventava velocemente contro di lui, agguantò la palla e gliela tirò in testa. Furono momenti di autentico panico, quelli che seguirono, di confusione, di disperazione e lotta.
Tuttavia il nostro uomo non si perse d’animo e continuò, a suon di pala, fino a che quella sorta di mostro non esalò il suo ultimo respiro. L’intento era riuscito. Il Male annientato. Il nostro promontorio liberato da una terrificante minaccia, che avrebbe potuto sconvolgere il futuro di ogni buon cittadino.
Ecco cosa accade in quella tremenda notte aspromontana.
È una storia vera. Verissima. Del resto, se un paio di millenni fa il creatore scelse una grotta nei pressi di Betlemme per far venire al mondo suo figlio non vedo perché non possa accadere che il Male prenda in prestito una misera stalla dell’Aspromonte e un grembo di vacca per dare alla luce la sua orrenda creatura. Ma, fortunatamente per noi, il suo disegno non si compì.
Tornando ai nostri due paladini, a cose fatte seppellirono il Male nel bosco, sotto le piante di ilici (dove tuttora giace) promettendosi a vicenda di non raccontare per molti anni quanto accadde durante quella terribile notte in Aspromonte.

Foto: valbrembanaweb.org


Trimboli

Francesco Marrapodi

Francesco Marrapodi approda a Métis dopo aver ricoperto importanti ruoli in altre testate giornalistiche. 
È stato Redattore Capo per la provincia di Reggio Calabria de “L’Attualità”, collaborato con “Calabria Letteraria” e con “Alganews”, nonché con la testata giornalistica “In Aspromonte”. 
Ha studiato tecniche e metodi di scrittura del “Gotham Writers' Workshop”, è stato inserito nell’antologia “Ho conosciuto Gerico” in onore di Alda Merini con la poesia “La Nova” e fa parte dell’“Unione Poeti dialettali di Calabria”.
L’8 agosto del 2014 ha realizzato sulla spiaggia di Bianco una statua di sabbia raffigurante Papa Francesco, evento recensito da “Famiglia Cristiana” per il quale ha ricevuto il ringraziamento e la benedizione del Papa in persona. 
Si è reso inoltre promotore di una campagna contro l’inquinamento marino con “La morte di Poseidone”, statua di sabbia che ha suscitato grande interesse in tutto il mondo. 
Francesco è oggi un punto di riferimento redazionale su Bianco e dintorni, con un ruolo di primo piano nella Redazione Cultura.

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