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Costume e SocietàLetteratura

Il viaggio verso Tebe

Templari - Alla ricerca del Libro dei morti VIII


Edil Merici

Di Francesco Cesare Strangio

L’indomani, la prima tappa del Barone di Altavilla, Malachia da Hildesheim, Cosimo da Firenze e Jean d’Anneau fu la casa Reale, ove i simboli e i geroglifici confermarono quanto raccontato dal capo villaggio.
I Cavalieri si convincevano sempre più che l’incontro con il capo villaggio fosse stato un evento più che provvidenziale, tanto da offrirgli un lauto compenso in monete d’oro se avesse acconsentito ad accompagnarli a Tebe. Il vecchio accettò la proposta e si rese disponibile a partire in qualsiasi momento. A quel punto bisognava decidere se navigareil Nilo oppure viaggiare a cavallo. I Cavalieri, d’accordo con il capo villaggio, decisero di andare a cavallo, consapevoli che ci sarebbero voluti, se tutto fosse andato per il verso giusto, almeno otto giorni di viaggio.
Come di consueto partirono prima ancora che il Sole apparisse a Oriente. Durante il viaggio, Malachia chiese il permesso al Barone di potersi recare su un’altura per vedere se quel gruppo di persone, che Cosimo aveva notato alle Piramidi di Giza, stesse ancora seguendo le loro tracce. Malachia spronò il cavallo in direzione del colle e, una volta giuntovi, volse lo sguardo in direzione di Menfi. La vista gli confermò ciò che aveva sospettato. Ridiscese l’altura, incrociando i compagni di viaggio. Il Barone gli domandò cosa avesse visto e Malachia rispose: «Quanto temevamo, si sta rivelando vero». Ciò che vide Malachia confermò che i templari erano seguiti da un gruppo di uominiche, con buona probabilità, erano dei temibili predoni. Quale fosse il loro scopo restava un mistero inestricabile.
Il viaggio si presentò lungo e difficoltoso a causa del caldo che iniziava a farsi sentire sempre di più. Il dodicesimo giorno terminarono il lungo cammino. Erano giunti nella seconda capitale dell’antico Egitto: Tebe.
Già nota al tempo della IV Dinastia, divenne celebre quando i suoi monarchi si ribellarono ai sovrani di Menfi della X Dinastia, riunificando nuovamente tutto il Paese con la fondazione dell’XI.
Divenne così Capitale, di fatto, del Medio Regno, anche se la Capitale ufficiale era Ity Tawy (La dominatrice delle Due Terre), collocata più a Nord, vicino alla zona del Fayum (dove, in effetti, si trovano le necropoli reali del Medio Regno).
Grande influenza ebbe la sua Divinità principale, Amon, che divenne somma protettrice della regalità Egizia nella forma di Amon-Ra (Re di tutti gli Dei).
Durante il Secondo Periodo Intermedio fu capitale delle Dinastie, che mantennero una certa autonomia anche durante il periodo dei Sovrani Hyksos. Con l’avvento della XVIII Dinastia, Tebe divenne la Capitale a tutti gli effetti e tale rimane sotto i sovrani del Nuovo Regno.
Successivamente, con la XXI Dinastia, la Capitale politica fu trasferita nel delta, ma la città rimase il centro del culto di Amon.
Era ormai notte, la temperatura del deserto si abbassava con rapidità. Una volta accampati, la prima cosa che fecero i viggiatori fu di accendere il fuoco. Poco dopo stesero una tovaglia e dalle bisacce prelevarono del cibo con il quale cenarano prima di mettersi a dormire. Anche quella notte i sogni dei Cavalieri furono turbati da strani demoni. Finalmente il travaglio della notte cessò con il chiarore delle prime luci dell’alba. Ci volle poco per caricare quanto fu loro utile per la notte e ripresero il cammino diretti alla Valle dei Re.
Quando il sole era già alto, tanto che sembrava troneggiare nel cielo, e la temperatura era ormai divenuta insopportabile, i Cavalieri riuscirono a raggiungere l’ingresso della tomba di Seti I, una scoperta resa possibile grazie alla collaborazione del capo villaggio e dei suoi due figli. La stranezza fu che i tre si muovevano come se conoscessero perfettamente quel luogo e sapessero con precisione il punto d’ingresso della tomba.
Una volta entrati nella camera sepolcrale, si trovarono al cospetto del sarcofago del Faraone. I muri erano adorni di innumerevoli geroglifici; agli occhi dei Templari era uno spettacolo meraviglioso e inatteso (la tomba del Faraone Seti è la più bella e la più grande della Valle dei Re). Tutto era di una perfezione ineguagliabile. Il Libro delle porte era illustrato in modo maniacale, frutto dell’opera di artigiani la cui capacità era indiscutibilmente molto elevata.
Poche civiltà avevano elaborato il concetto della Vita oltre la Morte come riuscirono a fare gli Antichi Egizi. Nella loro visione, la morte rappresentava un viaggio lungo e irto di difficoltà. Superare l’insidioso mondo degli Inferi comportava una lotta dura e difficile. La loro unica guida era rappresentata da una raccolta di potenti formule magiche racchiuse nel Libro dei Morti.
1.200 anni prima della nascita di Cristo, Seti I° esalò il suo ultimo respiro: fu uno dei più grandi Re dell’epoca d’oro dell’Egitto. Nella Vita fu un grande guerriero, nella Morte affrontò la battaglia per la salvezza del mondo. La sua anima spiccò il volo sotto le spoglie di un’aquila e la sua vita terrena si concluse. Settanta giorni dopo la sua morte terminò il processo d’imbalsamazione e venne portato nella sua dimora, da cui iniziò il suo viaggio nel Regno dei Morti.


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