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Costume e Società

Uno sguardo sull’aldilà


Edil Merici

In tutto ciò che ruota attorno all’esistenza degli esseri umani c’è un punto interrogativo o, forse, sarebbe meglio dire una linea di demarcazione tra il reale e una dimensione che, forse, si percepisce solo in alcune circostanze.
Si tratterebbe, invero, di un confine quantomai sottile; un confine che separa il mondo dei vivi da quello dei morti.
Storie di contatti con l’aldilà si susseguono sin dall’inizio dei tempi. Casi di fantasmi, di morti viventi, di inspiegabili apparizioni… antiche leggende che narrano di questo o di quell’altro castello, di questo o di quell’altro borgo, di uno o dell’altro cimitero in cui, soprattutto di notte, le anime dei defunti escono per fare i conti col passato. Si direbbe che questo sia un modo come un altro di immergersi nel mondo delle credenze popolari. Non lo è! Perché in quasi tutto ciò che esula dalla realtà percepibile vi è sempre una porzione di verità nascosta. Una verità che, seppure in grado di mettere paura, apre una crepa nella barriera che si interpone, appunto, tra la nostra esistenza e quello che viene al di là di essa.
Film tratti da storie vissute, casi di morte apparente, sensitivi che comunicano con l’aldilà, persone che, sul punto di lasciare questo mondo, si sono viste accogliere dai loro parenti defunti, magari dagli angeli; gente che giura di aver avuto contatti diretti con persone già morte. È tutto un groviglio di misteri. uUn mondo che, per quanto ci è dato capire, cercheremo di descrivere oggi.
Lo spirito che si libera del corpo al momento del decesso è ormai cosa nota a tutti. Pur tuttavia, a consolidare tale concetto sono, più che altro, le antiche scienze spirituali, la maggior parte delle culture religiose o, tutt’al più, le tradizioni popolari. Concetti, forme di cultura, religioni, credenze che tuttavia, su quanto avviene dopo la morte, sono in netto contrasto tra loro.
Ad esempio, Pitagora sosteneva che l’anima trasmigri da un corpo all’altro fino al completamento di un ciclo di purificazione pari a mille anni. Alcune religioni sostengono invece che sia il comportamento in vita dell’individuo a stabilire il luogo in cui dovrà trascorrere l’esistenza post morte: in Inferno, in Paradiso, magari in Purgatorio. C’è, poi, chi sostiene che l’anima alberghi in una dimensione sconosciuta fino al giorno del giudizio universale. Oltre a questo c’è chi assicura che l’anima vaghi all’infinito per la Terra, chi dice per lo spazio, chi sostiene invece che raggiunga altre dimensioni, chi che non lascia la Terra prima di aver chiuso i conti in sospeso, chi che rimane in prossimità del luogo del decesso, chi questo e chi quello… Ma quanto c’è di vero in questo? Tutto e niente.
Raccontava mio nonno che, un pomeriggio d’inverno, un commerciante si trovava in un borgo della Locride ai piedi dell’Aspromonte per vendere le sue stoffe. L’uomo aveva girato tutto il paese e, siccome allora si viaggiava con la corriera, stava attendendo l’autobus di ritorno quando, di colpo, dal cielo, comincio a venir giù tanta di quell’acqua da far tremare i santi in Paradiso. Mon sapendo cos’altro fare, il pover’uomo riparò dentro un forno. Il cielo si era oscurato e la pioggia veniva giù così fitta e abbondante che non si scorgeva a un palmo dal naso. Fu a quel punto che, quasi all’improvviso, oltre la barriera d’acqua, comparve una ragazza. Era bianca e delicata quanto le prime nevi, di una bellezza sublime. Certamente colta da compassione, la ragazza offrì all’uomo un impermeabile. «Ecco tenga, signore, si metta questo». Il tono della sua voce, soave e narcotizzante, sembrava anch’esso provenire da oltre la pioggia. «Se deve tornare a casa, ha bisogno di qualcosa con cui coprirsi. La prego, lo prenda…»
Ci vollero parecchi minuti perché l’uomo si convincesse a prendere l’impermeabile. Accettò a patto che la ragazza gli dicesse dove e a chi dovrebbe dovuto restituirlo. «Non si preoccupi, signore – lei lo aveva rassicurato – se davvero ci tiene a restituirmi l’impermeabile, vorrà dire che la prossima volta che verrà in paese me lo porterà in via dei cipressi, nella prima casa bianca a destra, quella con la statua di un angelo davanti all’ingresso».
Ci vollero diverse settimane prima che il rappresentante facesse ritorno in paese. Ma quel giorno – aveva con sé l’impermeabile – dopo aver sbrigato i suoi impegni, cominciò a chiedere un po’ in giro dove si trovasse via dei cipressi.
Nessuno seppe dargli risposta. Alla fine, dopo aver controllato le vie del paese, i sobborghi, le contrade, scoprì che quella via, in realtà, non esisteva. Fu allora che qualcuno (un po’ per scherzo, un po’ per intuito) fece notare all’uomo che l’unico posto dove non aveva ancora cercato era il cimitero. E quello, mosso dall’ansia, accolse queste parole come una rivelazione. E, siccome voleva andare in fondo la questione, si recò veramente al cimitero.
Non gli fu difficile chiudere la sua ricerca, perché la prima cappella bianca a destra che aveva la statua di un angelo davanti all’ingresso, era quella che gli era stata descritta dalla giovane.
E in una nelle tombe della cappella c’era la foto della ragazza – morta da anni – che quell’infernale giorno di temporale gli aveva dato in prestito l’impermeabile.
Accade che un ragazzo, che tutte le notti faceva ritorno alla marina con la sua macchina, desse un passaggio a un’anziana signora che camminava sul ciglio della strada. Non pensò di domandarle chi fosse, né dove fosse diretta. Fu la donna parlare, e per tutto il tempo. Raccontò al ragazzo che era di ritorno da una visita a sua figlia e che la ragazza abitava in una zona di campagna, vicino alla chiesetta della Madonna delle Grazie, a Caraffa del Bianco. Per l’intera durata del viaggio, il ragazzo rimase ad ascoltarla: aveva una voce tanto narcotizzante quanto distante dalla realtà; una voce quasi in grado di farlo addormentare.
Poi, appena pochi metri prima del cimitero di Pardesca, la donna (che era seduta sul sedile posteriore) pregò il ragazzo di fermarsi. Ovviamente lui, credendo che si trattasse di uno scherzo, proseguì e a quel punto la donna (con calma serafica) additando il cimitero gli chiese di fermarsi proprio davanti al cancello, perché era lì che si trovava casa sua.
Il povero giovane rimase sconvolto. Ovviamente non arrestò la sua corsa, anzi aumentò la velocità. E quando, dopo la curva, si girò con l’intento di chiedere spiegazioni alla donna, lei non c’era più. Era scomparsa senza essere scesa dall’auto, senza aver aperto la portiera, senza aver avuto il tempo di far nulla. Era semplicemente scomparsa. Diverso tempo dopo, ripresosi dallo shock, il ragazzo venne a sapere che, in realtà, quella donna, era la madre di una giovane ragazza che, colta dalla solitudine proprio dopo la sua morte, si era lanciata nel vuoto nei pressi della chiesetta.
In altre parole, sia lei sia la figlia che aveva sostenuto di essere andata a trovare erano morte entrambe da un pezzo: prima la madre di morte naturale, poi la figlia suicida.
Queste vicende sono realmente accadute. Non facciamo i nomi dei protagonisti per una questione di privacy.
Pertanto che vogliamo crederci o no, oggi abbiamo avuto modo di capire che la linea che separa il mondo dei vivi da quello dei morti è una linea in realtà molto sottile.
Una linea che, durante tutto il corso della storia, per motivi tuttora sconosciuti, si è per più e più volte spezzata (come nel caso sopra) per permetterci di scorgere quella dimensione a cui la stragrande maggioranza degli esseri umani ancora non vuol credere.

In foto: L’angelo di Benjamin Victor

Francesco Marrapodi

Francesco Marrapodi approda a Métis dopo aver ricoperto importanti ruoli in altre testate giornalistiche. 
È stato Redattore Capo per la provincia di Reggio Calabria de “L’Attualità”, collaborato con “Calabria Letteraria” e con “Alganews”, nonché con la testata giornalistica “In Aspromonte”. 
Ha studiato tecniche e metodi di scrittura del “Gotham Writers' Workshop”, è stato inserito nell’antologia “Ho conosciuto Gerico” in onore di Alda Merini con la poesia “La Nova” e fa parte dell’“Unione Poeti dialettali di Calabria”.
L’8 agosto del 2014 ha realizzato sulla spiaggia di Bianco una statua di sabbia raffigurante Papa Francesco, evento recensito da “Famiglia Cristiana” per il quale ha ricevuto il ringraziamento e la benedizione del Papa in persona. 
Si è reso inoltre promotore di una campagna contro l’inquinamento marino con “La morte di Poseidone”, statua di sabbia che ha suscitato grande interesse in tutto il mondo. 
Francesco è oggi un punto di riferimento redazionale su Bianco e dintorni, con un ruolo di primo piano nella Redazione Cultura.

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