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Imola 1994: il più drammatico Gran Premio della storia


Edil Merici

Di Giovanni Morabito

Il 1994 fu un anno molto particolare per la Formula 1, capace di far parlare di sé fin dall’inverno, considerata la sfida all’ultima gara tra l’astro nascente Michael Schumacher e l’ormai 3 volte campione del mondo Ayrton Senna che tutti gli appassionati si aspettavano. Infatti il brasiliano, dopo sei anni con McLaren, era approdato alla Williams, che l’anno prima era riuscita a conquistare sia il campionato costruttori sia quello piloti. Il fondatore della scuderia, Frank Williams, avrebbe fatto carte false per accaparrarsi Senna e assicurarsi di ripetere i risultati dell’anno precedente, ma l’inizio di stagione non fu dei migliori, per il tre volte iridato, costretto al ritiro già nella prima gara della stagione. Sembrò essere più promettente il secondo appuntamento in Giappone, dove il brasiliano, al sabato, riuscì a conquistare la pole position, salvo poi essere messo fuori gioco subito dopo la partenza della gara domenicale da un contatto con Mika Häkkinen. La situazione, in casa Williams, sembrava già critica: se Senna non fosse riuscito, infatti, a fare punti neanche alla gara successiva, già si temeva che sarebbe stato escluso dalla lotta per il mondiale. Per questa ragione, all’arrivo a Imola, già si respirava un’aria pesante, resa insopportabile da una lunga sequenza di incidenti iniziata già dalle prove libere del venerdì che farà passare  quel Gran Premio come uno dei più disastrosi della storia. Il primo schianto brutale fu quello di Rubens Barrichello, che sarebbe stato costretto a saltare la gara per le conseguenze dell’incidente, mentre, durante le qualifiche del sabato, l’impatto contro le barriere della Simtek risultò fatale per Roland Ratzemberger. L’ala anteriore della vettura dell’austriaco, infatti, si danneggiò al passaggio sul cordolo della curva del Tamburello, all’epoca molto alto, provocando un calo di deportanza che, unita all’alta velocità, determinò la perdita del controllo e lo schianto a quasi 315 km/h contro il muro della curva intitolata a Gilles Villeneuve, con la carcassa dell’auto che si sarebbe fermata alla successiva curva Tosa. L’impatto non distrusse la cellula di sopravvivenza del pilota, ma fu la forte decelerazione, in grado di provocargli una frattura della base cranica, a risultare fatale. Sospesa la qualifica e permesso ai medici di soccorrerlo, Ratzenberger venne immediatamente portato all’Ospedale Maggiore di Bologna, dove fu dichiarato il decesso. La dichiarazione di morte al di fuori del circuito non comportò l’annullamento della corsa domenicale, ma quasi tutti i team, appresa la notizia, decisero di non prendere parte al resto delle qualifiche determinando l’assegnazione a tavolino della pole position a Senna, che sembrava il pilota più scosso del paddock. Quella domenica 1º maggio sarebbe partita sotto auspici ancor meno buoni dei giorni precedenti. In avvio di gara, infatti, la Benetton di JJ Lehto (5º in griglia) spense il motore ingenerando il caos nelle retrovie. I piloti alle spalle del finlandese cercarono infatti di evitare la vettura in stallo, ma non riuscì a fare altrettanto Pedro Lamy, che lo tamponò. L’incidente non ebbe gravi conseguenze per i piloti, ma pezzi di vettura arrivarono a colpire degli spettatori in tribuna, ferendo alcuni dei presenti. Per ripulire la pista e la Pit Lane venne fatta entrare la Safety Car, una Opel Vectra troppo lenta per permettere alle auto da corsa di mantenere le gomme in temperatura. Alla ripartenza, Senna mantenne il comando inseguito da Schumacher ma, durante il 7º giro, il pilota brasiliano perse il controllo della sua vettura a causa del cedimento del piantone dello sterzo che lui stesso aveva chiesto di modificare. Si andò a schiantare alla curva del Tamburello e l’impatto fu così violento che la vettura si fermò solo molti metri più avanti e la molla della sospensione destra colpì la testa del pilota che poi urtata nuovamente dalla ruota staccatasi nello scontro. Dopo i primi soccorsi prestati in pista, Senna verrà trasportato in elicottero all’Ospedale Maggiore di Bologna, dove sarà dichiarato morto a gara ancora in corso. La sua morte resterà una grandissima perdita per tutto il mondo, non solo della Formula 1. Lucio Dalla gli dedicherà infatti una canzone intitolata Ayrton mentre al suo funerale svoltosi a San Paolo, dove il primo cittadino dichiarò il lutto cittadino, si sarebbe presentato almeno un milione di persone.

Foto: noidegli8090.com


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