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Costume e SocietàLetteratura

 Il commercio senza moneta dell’antica Locri

La Repubblica dei Locresi di Epizephiri LXXIX


Edil Merici

Di Giuseppe Pellegrino

Vi sono due momenti da distinguere nella storia dell’economia e della imposizione fiscale a Locri Epizephiri. Se è vero che all’epoca di Zaleuco per la polis vi era un divieto assoluto di emettere nomisma, ovveromoneta, nel periodo successivo al 354 a.C. tale divieto cadde. Quindi, nello studio dell’Erario (rectius del sistema di finanziamento della città), occorre distinguere queste due fasi, seppure non di molto differenti.Il divieto di emettere moneta la Locri è da attribuire sicuramente a Zaleuco. La cause furono più di una. Certo è il puritanesimo dell’Uomo che nella monetazione vedeva una causa di corruzione. L’Uomo era sicuramente a conoscenza di non pochi avvenimenti in Grecia, tutti negativi, che nella moneta trovavano una loro causa.Nessuna possibilità che Zaleuco abbia tratto il convincimento dall’Antico Testamento. Nella Genesi è certo che vi sia riferimento alla moneta. In essa (33, versetto 18), si accenna direttamente a un acquisto di terreno, pagato con nomisma:

Quivi comperò il fondo del campo su cui i padiglioni aveva teso, comprollo, dico, dai figlioli di Emor padre di Sichem, a cui sborsò cento monete, che per essere coniate all’impronta di un agnello, facendolo spiegar de’ migliori, si dicono cento agnelli, siccome noi pur dal conio siam soliti nominare e distinguere le monete.

Dunque i cento agnelli a cui fa riferimento l’Antico Testamento, ci informa lo storico Giovanni Granelli, per come sopra riportato testualmente, non sono animali per cui si potrebbe pensare a un baratto, ma sono delle monete con sopra l’effige dell’agnello, da cui il termine di avere pagato il fondo agricolo cento agnelli. È bene aggiungere che il termine agnello corrisponde al termine ebraico Kefitab,che era una antica moneta assira d’oro, che da una parte aveva il segno del Sagittario e dall’altra quello dell’Agnello. L’argomentazione serve anche per confutare l’opinione degli storici, anche illustri, che sostengono che il divieto di emettere non poteva essere attribuito a Zaleuco, non essendo ancora stata inventata. Di tracce della monetazione assira ve ne sono antichissime. Basti pensare che vi sono affermazioni chiare in Sant’Epifanio e Sant’Isidoro, che sostengono che la moneta sopra rappresentata era più antica delle Dariche, così chiamate da Dario il Medo, che riprese da una parte il conio dell’agnello, ma dall’altra mise la sua effige. Sembra che Abramo, venendo dalla Mesopotamia, le abbia introdotte nella Cananea.Certo non poche sono le perplessità sulla esistenza di Dario il Medo e pochi i riscontri sull’epoca in cui Abramo visse, perché non esistono testimonianze indipendenti dalla Genesi, e non è quindi possibile attestare la sua storicità. E, tuttavia, la cronologia interna alla Bibbia colloca Abramo verso il 2000 a.C.In ogni caso, poco importa discettare su chi elaborò il divieto di emettere moneta per la pòlis di Locri. Di certo questo divieto vi fu e cadde solo nel 354 a.C.
Sia stato Zaleuco, o altro Legislatore (ma non vi è prova di revoca o integrazione della legislazione zaleuchiana) a far approvare alla Dàmos la normativa, in ogni caso restano in piedi le altre due ragioni che lo hanno determinato. Ossia, l’eccesso di puritanesimo del propositore della legge, che nella moneta vedeva una sorta di corruzione morale e uno o più eventi storici che depongono in modo negativo per lo strumento del nomisma.È bene precisare che, all’origine, la moneta altro non era che una barretta di oro, argento o bronzo, il cui valore era determinato dal peso. Successivamente erano delle gocce a forma di fàselos, fagiuolo, marcate con un disegno geometrico o un simbolo della polis di provenienza, quasi sempre una Divinità.
Solo dopo una prima e non certo breve durata, la moneta acquista la forma di disco. Inizialmente ciascuna delle città emetteva un proprio conio, dunque si ebbero monete standardizzate nel senso di eguale valore. Cosa, questa, non difficile, essendo il peso a determinare il valore, e non la provenienza. La zigrinatura della moneta avvenne in tempi molto successivi. Non pochi soggetti di non molti scrupoli presero a limare l’oro, l’argento o il bronzo. Se ne ricavava a poco a poco una certa quantità. Ne conseguiva che la moneta non aveva il valore dichiarato in quanto il peso era diminuito. Difficile accorgersi se il lavoro era ben fatto. La zigrinatura esterna serviva ad evidenziare la truffa, perché la limatura era subito evidente.
Non è corretto dire, dunque, che la moneta fu inventata dai Lidi verso il 620 a.C., dato che quella Assira, fatta propria dagli ebrei, e dunque nota a Zaleuco, risale di certo a molto tempo prima e, comunque, l’uso di utilizzare barrette e o oggetti di metallo avente valore venale è stato molto antico. Sembra che nello stesso periodo gli ebrei crearono un’unità pondometrica chiamata kikkar, il cui significato era anello. Nel continente africano, si utilizzavano piastre circolari di rame con foro al centro.A Babilonia è stato rinvenuta traccia dell’utilizzo di metallo-denaro come mezzo di pagamento, il cui valore fisso era legato a quello dell’argento.

Foto: stilearte.it


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