ADVST
ArteCostume e Società

Scolacium tra storia, mito e leggenda


Edil Merici

Di Silvia Turello

La città, posta sul golfo Adriatico, è appesa ai colli come un grappolo d’uva, non per troneggiare superba da un’erta salita, ma per aprire lo sguardo voluttuoso sui campi verdeggianti e sul ceruleo dorso del mare. Essa scorge il sole quando nasce dalla sua stessa cuna, lì dove il nuovo giorno non si fa annunciare dall’aurora ma, non appena comincia a sorgere, un raggiante fulgore rivela la sua sfera di luce. Essa osserva quindi Febo gioioso: allora risplende di una propria luminosa chiarezza, al punto da far pensare che proprio lì sia la patria del sole, superata la fama di Rodi. Gode dunque di una luce limpida; ma le fu donato anche un clima temperato: beneficia di tiepidi inverni ed estati fresche, e senza alcun disagio si trascorre il tempo là dove non si temono stagioni avverse. Per questo anche i sensi dell’uomo sono più liberi, perché il clima è sempre temperato. Una patria calda rende indubbiamente gli uomini leggeri e acuti, una fredda li rende lenti e subdoli: soltanto un luogo dal clima temperato equilibra, con le sue proprietà, i costumi degli uomini […].
L’uomo nutre le sue delizie e, mentre ha in suo potere ciò che prende, frequentemente accade che, pago, lasci andare tutto. A chi soggiorna in città non è negato nemmeno il lieto spettacolo di chi lavora. Si vedono bene le vendemmie copiose, si scorge l’abbondante trebbiatura nelle aie e si svela anche il volto dei verdeggianti olivi. Non c’è nessuno, a cui sia data la possibilità di osservare tutte queste cose dalla città, che sia privato dell’amenità dei campi. Poiché non ha mura, dunque, essa potrebbe essere creduta una città rurale o essere giudicata una villa urbana e, a metà tra le due, è ricca di molte lodi. […] Vivi con l’aiuto di Dio secondo la giustizia di questa epoca e con la gioia eccezionale della sicurezza. Altri chiamino Fortunate delle isole, io chiamo così le tue case.

Scolacium, dagli scritti di Cassiodoro, 5, 12, XV (anni 533/537).

A Roccelletta di Borgia esiste un vasto sito archeologico che potrebbe essere definito un contenitore delle varie epoche necessarie al suo odierno sviluppo. Un sito affascinante, fatto di linee diritte e nette, di uliveti che si affacciano sul mare, di una brezza gradevole e un silenzio che sa di pace e delle vite che hanno popolato l’antica città.
L’antica Skylletion, poi divenuta Minerva Scolacium, ha conservato delle importantissime informazioni sulla sua controversa storia. Le rovine del parco di Scolacium vengono scoperte per la prima volta nel ‘600: gli abitanti spopolarono il primo centro a causa delle incursioni e della malaria e, da lì, fondano Catanzaro. La tappa intermedia è Copanello: accanto riaffiorano alcuni reperti e vengono trovate tracce di tombe: nasce l’attuale Squillace. Scolacium era un posto strategico in quanto stretto. Secondo Aristotele infatti, in mezza giornata di cammino si passava da una sponda all’altra.
Le vicende storiche dell’Antica Skylletion sono trattate in maniera episodica nelle vicende di Diodoro, che ne parla in occasione della spedizione Ateniese in Sicilia, e di Strabone, che parla del Dominio della città sia sotto il controllo di Crotone sia sotto i successivi domini locresi ampliati da Dionisio I Tiranno di Siracusa e di come quest’ultimo “tentò di sbarrare l’Istmo da parte a parte con un muro, col pretesto di procurare a coloro che erano all’interno dell’istmouna maggiore sicurezza dai barbari che erano all’esterno, ma in realtà con l’intento di slegare l’alleanza tra le città greche.”
Una donna catanzarese, grande archeologa e storica dell’arte, Emilia Zinzi, negli anni ’60 sostenne che anche la vegetazione è storia e, passando da Scolacium, scoprì che c’erano i mezzi per la cassa del Mezzogiorno, dove venne fatto l’acquedotto che tagliava in due la città. Sostenne anche l’esistenza tre città: quella di Cassiodoro, la città greca e quella romana. A oggi non sono state trovate tracce della città greca, ma ci sono molte tracce di quella romana, in quanto l’antica Scolacium su fondata da Caio Gracco che, nel 123, realizzò tre colonie marittime secondo la politica di espansione di Roma: Scolacium, Cartagine e Taranto.
La città di Scolacium è di fatto la massima espressione in Calabria delle espansioni dei Brettii, con i loro insediamenti urbani.
Con i Normanni nasce il concetto di reimpiego colto: i materiali antichi sono belli proprio perché sono antichi e loro li reimpiegavano per rievocarne la memoria. Utilizzando ciò che era disponibile in base a questo criterio era facile anche dimostrare la propria grandezza e il proprio potere.
Non si sa dove vivessero gli abitanti, essendo molti gli spazi pubblici, ma Catanzaro era frazionata allo stesso modo: servizi, divertimenti e amministrazione.
Nel cuore amministrativo della città c’era il Foro, come nella città romana. L’incontro tra le persone avveniva anche in quel luogo, attorno al quale vengono costruite le taverne tra il I sec a.C., e I d.C. Nella piazza, di forma rettangolare, si concentrano intorno le taverne e, poco oltre, si trova il capitolium, di cui rimane il basamento e all’interno del quale si svolgevano i culti principali della città.
Si investiva sulla ricchezza dei singoli: infatti, nel mondo romano antico, le classi più abbienti cedevano una parte del loro patrimonio per migliorare la città, in modo che negli anni a venire si parlasse di loro. Le donazioni si facevano per avere un posto nell’aldilà, mentre gli investimenti si facevano per la gloria.
Nel I secolo Decimio Semidione realizza a sue spese i gradini in corrispondenza del capitolium con ciottoli di granito, messi in opera come se fossero perfettamente plastici. E, oltre alla Basilica, vennero realizzati altri numerosi edifici per amministrare la giustizia, come il tribunale.
Dal III secolo in poi si verifica la fine del foro e, per estensione, della città e, fino al IV secolo, in seguito a un terremoto che demolisce gli edifici pubblici, rimane in rovina perché nessuno può finanziare i suoi averi andati perduti.
Con una città demolita e incapace di rialzarsi, arriva Cassiodoro, che dice “Sapete perché ad Atene si sono sviluppate tante scuole filosofiche? Perché il pensiero ha avuto la possibilità di librarsi nell’aria. Un’aria pulita fa volare i pensieri, e la stessa aria pulita si trova a Scolacium”.
Questo pensiero è però destinato a perdersi, perché la città è in fase di ruralizzazione, e sta rinascendo in altra sede.
Scolacium, Squillace, era una delle prime sedi vescovili. Oltre alla città greca non si sa assolutamente nulla degli edifici religiosi e l’unica testimonianza presente è il basamento di un tempietto, trasformato in un piccolo luogo di culto tra il IV e il V secolo a.C.
Nel ‘500 il suo illustre cittadino Cassiodoro fa una prima lezione di restauro, affermando che le statue non devono essere toccate, ma rimanere nelle piazze per conservarne la memoria. Scrisse che la città si sviluppa come un grappolo d’uva, parlando dei centri calabresi.
Il teatro, con le bellissime casette distribuite sulle colline, rimane quello descritto da Cassiodoro quando parlava della città rurale. Ma nel parlare della città descrive anche la sua vita, capace di toccare le corde dell’anima dei suoi lettori.
Dal IV secolo in poi, Scolacium subisce una profonda trasformazione, che in realtà sa di rinnovamento. Vengono importate numerose ceramiche dall’Africa e dall’Oriente, così come il commercio di olio e vino che viene trasportato in quantità quasi uguali.
L’inizio di questo lungo processo è collegabile in modo plausibile all’abbandono del teatro in seguito forse alla distruzione per mezzo di un incendio intorno al IV secolo, e dalla defunzionalizzazione del Foro, con l’abbandono e lo spoglio sistematico dei suoi elementi marmorei e metallici.
Questi eventi non corrisposero però a un abbandono improvviso della città ma, piuttosto, a una sorta di riassetto degli edifici pubblici e della sua funzione. Il Foro, ad esempio, fu riutilizzato in parte per la produzione di ceramiche artigianali e in parte come ricovero per animali. In questo periodo viene installata la prima chiesa episcopale della città: il primo vescovo di Scolacium, Gaudentius, visse nel 465.
Questa situazione cambiò dopo la guerra greco-gotica del 535-553: con la strage compiuta dai Goti nel VI secolo e poi dai Longobardi qualche tempo dopo e le vicende della guerra che colpirono la città, si innescò una crisi urbana che la città di Scolacium, anche nel nuovo assetto, non seppe affrontare.

Originariamente pubblicato su meteoratrl.wordpress.com


GRF

Redazione

Redazione è il nome sotto il quale voi lettori avrete la possibilità di trovare quotidianamente aggiornamenti provenienti dagli Uffici Stampa delle Forze dell’Ordine, degli Enti Amministrativi locali e sovraordinati, delle associazioni operanti sul territorio e persino dei professionisti che sceglieranno le pagine del nostro quotidiano online per aiutarvi ad avere maggiore familiarità con gli aspetti più complessi della nostra realtà sociale. Un’interfaccia che vi aiuterà a rimanere costantemente aggiornati su ciò che vi circonda e vi darà gli strumenti per interpretare al meglio il nostro tempo così complesso.

Related Articles

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button