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CronacaReggio Calabria

Processo “Defender”: chiesti 30 anni per i 9 che favorirono la latitanza di Giuseppe Pelle

Rischiano 30 anni di reclusione i 9 imputati del processo Defender. La richiesta di condanna è stata formulata dal Pubblico Ministero Diego Capece Minutoli all’esito della requisitoria che si è svolta davanti al Giudice per l’Udienza Preliminare di Reggio Calabria.
Il PM ha chiesto le seguenti condanne: Giuseppe Barbaro 3 anni e 2 mesi, Marianna Barbaro 3 anni e 2 mesi, Giuseppe Morabito 3 anni e 6 mesi, Antonio Pelle (classe 1987) 3 anni e 8 mesi, Elisa Pelle 3 anni, Francesco Pelle 3 anni e 6 mesi, Salvatore Pelle 3 anni e 6 mesi, Domenica Romeo 3 anni, Girolamo Romeo 3 anni e 6 mesi.
Le indagini sono state coordinate dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia- di Reggio Calabria, personale della Squadra Mobile della locale Questura che, nel marzo scorso, ha tratto in arresto 8 soggetti dando esecuzione a un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Reggio Calabria. Agli indagati vengono contestati, allo stato del procedimento in fase di indagini preliminari, i reati di procurata inosservanza di pena e favoreggiamento personale, aggravati dalla circostanza mafiosa di cui all’articolo 416 bis 1 Codice Penale e, in particolare, di aver favorito e coperto la latitanza di Giuseppe Pelle, nato a San Luca il 20/08/1960, inteso Gambazza, catturato il 6 aprile 2018 a Condofuri dagli investigatori della Squadra Mobile di Reggio Calabria e del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato.
Il provvedimento cautelare restrittivo a loro carico scaturisce dalle risultanze investigative connesse alla ricerca di Giuseppe Pelle che, nel mese di aprile 2016, si era sottratto all’esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dalla Procura Generale di Reggio Calabria, in virtù del quale doveva scontare una pena residua di 2 anni, 5 mesi e 20 giorni di reclusione per associazione mafiosa (operazione Reale). In costanza di latitanza lo stesso Pelle fu destinatario di un decreto di fermo di indiziato di delitto, poi tramutato in ordinanza di custodia cautelare in carcere, per il reato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, nonché per turbata libertà degli incanti e illecita concorrenza, anch’essi aggravati dal metodo mafioso (operazione Mandamento Ionico della Procura di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale Antimafia).
Il 6 aprile 2018 la Polizia di Stato fece irruzione nell’appartamento di contrada Pistaria del comune di Condofuri, ponendo fine alla latitanza di Giuseppe Pelle.
Nel processo sono impegnati gli avvocati Pietro Bertone, Luca Cianferoni, Francesco Calabrese, Annunziato Alati e Antonio Giampaolo. Proprio quest’ultimo difensore ha già concluso chiedendo l’assoluzione per i suoi assistiti. Giampaolo, in particolare, ha contestato l’aggravante mafioso e ha chiesto l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato.
Il giudice ha rinviato per le altre discussioni e per le repliche.


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Oὐδείς

Oὐδείς (pronuncia üdéis) è il sostantivo con il quale Ulisse si presenta a Polifemo nell’Odissea di Omero, e significa “nessuno”. Grazie a questo semplice stratagemma, quando il re di Itaca acceca Polifemo per fuggire dalla sua grotta, il ciclope chiama in soccorso i suoi fratelli urlando che «Nessuno lo ha accecato!», non rendendosi tuttavia conto di aver appena agevolato la fuga dei suoi aggressori. Tornata alla ribalta grazie a uno splendido graphic novel di Carmine di Giandomenico, la denominazione Oὐδείς è stata “rubata” dal più misterioso dei nostri collaboratori, che si impegnerà a esporre a voi lettori punti di vista inediti o approfondimenti che nessuno, per l’appunto, ha fino a oggi avuto il coraggio di affrontare.

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