Di Francesco Salerno
Todeshi Adate era stato crudele e ingiusto con Otani. Dopo il loro ritorno al castello di Ota, Naomasa, Sakai e Otani avevano riferito quanto successo, compresa la morte di lord Akimura. Todeshi aveva ascoltato tutto con attenzione per poi rimproverare Otani per il suo mancato coinvolgimento nello scontro, arrivando persino a insinuare che fosse un vigliacco. Naomasa e Sakai avevano provato a intervenire in favore di Otani, spiegando che era giunto giusto in tempo per salvarli, ma il lord era stato sordo alle loro parole. Alla fine della riunione, i samurai erano stati congedati e Naomasa e Sakai si erano diretti nelle rispettive stanze per riposare e lavarsi.
Quella sera, Naomasa aveva cenato da solo, in disparte dagli altri, troppo turbato dagli ultimi eventi per prendere parte a conversazioni formali. In cuor suo, il samurai sapeva che vi era qualcosa di sbagliato in tutta quella storia. Todeshi non era il leader giusto e nobile che Tokugawa credeva. Certo, aveva promesso di aiutare il clan Tokugawa, ma potevano fidarsi di un uomo tanto volubile e suscettibile? E se le rivolte in corso non fossero state altro che un tentativo della gente di Iga di ribellarsi a un tiranno ingiusto e malvagio? Questi dubbi tormentarono Naosama sin quasi alla mezzanotte, quando Sakai bussò alla sua porta.
«Ancora sveglio?» gli chiese con un sorriso.
«Sì, entra pure. I pensieri non mi fanno chiudere occhio»
I due samurai si accomodarono davanti a un basso tavolino di legno, poi Naomasa servì all’amico del saké.
«Ho inviato un messaggio a Tokugawa» disse dopo un attimo Sakai.
«Non so a quanto serva, Sakai. Todeshi è l’unico alleato che abbiamo in queste terre e dubito che il nostro signore lo metta da parte per la sua cattiva gestione» rispose Naomasa, un po’ sconfortato.
«Ti sbagli. Ieyasu Tokugawa è ambizioso, ma non stupido. Se ci ha inviato qui vuol dire che si fida di noi e del nostro giudizio. Prenderà la cosa sul serio, te lo garantisco. Inoltre…» Sakai si bloccò di colpo fissando fuori la finestra aperta della camera.
«Che c’è?» domandò allora Naomasa mentre l’amico si alzava per vedere meglio.
«Fumo…»
Guardando fuori, Naomasa si accorse che vi era del fumo che si levava dal cancello a nord del castello. Dopo un attimo i due udirono anche il chiaro suono di armi che cozzavano e di grida di guerra.
«Prendi le tue armi, presto!» disse Sakai correndo poi alla sua camera.
Naomasa indossò velocemente l’armatura e prese la spada, per poi correre fuori verso il luogo dello scontro. Nel percorso trovò Sakai e tutti i loro samurai, pronti anch’essi a dare battaglia. Il castello era un formicaio di attività con gente che correva spaventata in ogni dove. Una volta fuori, il gruppo di guerrieri si trovò dinnanzi una scena irreale. Il cortile era pieno di ninja e uomini armati recanti sul petto i colori del clan Otani.
«Che significa tutto questo?!» tuonò Todeshi appena giunto sul posto. Dalle fila dei guerrieri emerse allora il giovane lord Otani reggendo una veste bianca insanguinata.
«Questa è la veste di mio padre, macchiata ancora del suo sangue. Il sangue di un vero samurai. Tu sei il traditore Todeshi e io ora vendicherò l’onore della mia casata!»
Un attimo dopo il lord ordinò la carica…
Continua…
Foto: malatidipulito.it