ADVST
Attualità

58 secondi di politica

Pensieri, parole, opere… e opinioni


Edil Merici

L’anno scorso, durante un appuntamento di alternanza scuola-giornalismo con gli studenti del Liceo Classico di Locri, mi sono ritrovato a parlare dell’evoluzione vertiginosa della comunicazione e, conseguentemente, di come il giornalismo debba trovare di mese in mese (per non dire di giorno in giorno) mezzi più efficaci per veicolare la notizia fino all’utente finale.
I social sono di fatto divenuti gli strilloni del terzo millennio, in un processo evolutivo durato pochissimi anni, se consideriamo che vengono utilizzati in questi termini da meno di un decennio. Ma, se è vero che nella modernità liquida che ci ha lasciato in eredità la globalizzazione nulla è destinato a durare, anche lo sfruttamento dei social è soggetto a cambiamenti drastici e repentini che ci obbligano a trovare nuove strade (e, spesso, nuovi linguaggi) per continuare a fornire un’informazione efficace. In questi anni, l’editoria ha sfruttato massivamente Facebook e Twitter per la diffusione delle informazioni, imparando a ragionare in termini di persone raggiunte, condivisioni e “mi piace”. Si è specializzata nella produzione di titoli d’impatto (atto che ha avuto come effetto collaterale la diffusione a macchia d’olio del fenomeno delle bufale sulla rete) e nella redazione di notizie sintetiche che potessero essere comodamente lette dai piccoli schermi dei propri smartphone.
Tuttavia, se i citati Facebook e Twitter avevano un certa capacità di richiamo per i Millennial, non si può dire lo stesso per la Generazione Z, già maggiormente attratta da un tipo di “linguaggio estetico” che predilige l’immagine al testo scritto e i filmati brevi agli approfondimenti culturali. Non a caso, la fascia d’età compresa tra gli odierni 10 e 25 anni è traslata interamente su Instagram e TikTok, che attirano le masse con le loro coloratissime e movimentatissime bacheche. Questo ha posto il mondo dell’informazione dinanzi al problema di come adattare una volta di più il proprio scopo informativo ai mezzi di comunicazione di massa messi a disposizione dalla società contemporanea, convincendo sempre più editori ad adattare la propria testata agli schemi imposti dalla rete.
Ci aveva visto lungo, in tal senso, il compianto Piero Angela, che già nel 2017 aveva trasformato lo straordinario Superquark in pillole di divulgazione culturale da una manicata di minuti affidate a talenti emergenti del mondo scientifico e distribuiti su Rai Play. Ci abbiamo provato, a modo nostro, anche noi di Métis quando, all’apertura del nostro quotidiano digitale, abbiamo deciso di affiancare immediatamente un canale Instagram che veicolasse i nostri contenuti di punta attraverso degli accattivanti scatti. Ma adesso è più che mai urgente cambiare nuovamente e cercare di fare un passo verso frontiere ancora diverse.
Tornando a quell’incontro con i ragazzi del classico, già all’epoca affermai che il futuro era quasi certamente TikTok e che, anche se dubitavo fortemente che noi giornalisti ci saremmo messi a fare i balletti sui luoghi in cui erano avvenuti fatti di cronaca, di qui a qualche anno avremmo dovuto imparare a utilizzare questo nuovo media per arrivare a chi oggi non accede più ai classici strumenti di divulgazione.
Oggi posso affermare che non solo ci avevo visto giusto ma che, come sempre accade, qualcuno sta già battendo questa nuova strada. Nel caso di specie parlo della politica che, come avevo già sottolineato la scorsa settimana, ha cambiato il proprio linguaggio proprio in occasione della campagna elettorale ormai agli sgoccioli. Nell’articolo di lunedì scorso, affermavo come questo cambio di linguaggio abbia messo in risalto i personaggi facendo passare in secondo piano i contenuti, un’affermazione che devo (in parte) rivedere alla luce di quanto ho scoperto invece questa settimana. Che alcuni dei politici di primo piano avessero aperto il proprio canale TikTok era cosa a me nota, ma non avevo avuto ancora modo di vedere che cosa avessero caricato su queste pagine. I contenuti sono ovviamente i più svariati e vanno dai messaggi elettorali vecchio stampo a quelli di tipo più propagandistico/pubblicitario palesemente elaborati da un’agenzia di comunicazione con grandi risorse.
Silvio Berlusconi, ad esempio, dimostrando di essere ancora la vecchia volpe della pubblicità che abbiamo imparato a conoscere, ha capito subito di doversi rivolgere ai giovani con video in cui, talvolta in maniera un po’ goffa, a dire il vero, riesce comunque efficacemente a sfruttare un linguaggio fresco e immediato per raccontare in pillole che cosa Forza Italia possa offrire per il futuro del Paese. Giorgia Meloni, invece, sfrutta al massimo le sue risposte genuine e la sua espressività per dimostrare di essere alla mano e di poter diventare la premier di tutti. Matteo Renzi riesce a condensare nel breve tempo concesso dal social un po’ di storia personale e di sogni per il domani, trovando persino lo spazio per l’autoironia (per citarlo, «First reaction: shock!»). Il Partito Democratico, poi, mostra i bagni di folla come a voler dire che i suoi simpatizzanti non solo soli. Modi differenti di sfruttare il social che hanno per minimo comune denominatore la durata brevissima di 58 secondi.
Ed ecco, dunque, che la chiave di volta per la vittoria delle elezioni del prossimo 25 settembre potrebbe essere proprio questa: la brevità. Quella brevità che raggiungerà i giovani sempre più disinteressati alla politica e che potrebbe convincerli a recarsi alle urne fornendo una “dose booster” all’affluenza.
Non ci resta che attendere domenica prossima per vedere se questa strategia avrà funzionato o (pre)vedere se, alla prossima tornata elettorale, il linguaggio dovrà cambiare ancora una volta.

Foto: facebook.com


Gedac

Jacopo Giuca

Nato a Novara in una buia e tempestosa notte del giugno del 1989, ha trascorso la sua infanzia in Piemonte sentendo di dover fare ritorno al meridione dei suoi avi. Laureatosi in filosofia e comunicazione, ha trovato l’occasione di lasciarsi il nord alle spalle quando ha conosciuto la sua compagna, di Locri, alla volta del quale sono partiti in una altra notte buia e tempestosa, questa volta di novembre, nel 2014. Qui ha declinato la sua preparazione nella carriera giornalistica ed è sempre qui che sogna di trascorrere la vecchiaia scrivendo libri al cospetto del mare.

Related Articles

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button