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Costume e SocietàLetteratura

La maledizione del Tesoro della Montagna – 1ª parte

Novelle Ioniche


GRF

Di Luisa Totino

Erano passati diversi mesi da quando Elvira aveva ritrovato suo padre nella montagna dopo molti anni in cui lo aveva creduto morto. Nonostante il silenzio su ciò che era accaduto veramente al professore Benjamin Scott e al suo allievo Roberto, che furono dati per dispersi, non fu lo stesso per suo padre. Giorgio Santi, questo era il suo nome, aveva deciso di rimanere nascosto in casa, lontano da occhi indiscreti, ma purtroppo la curiosità di qualche vicino di casa lo portò allo scoperto e ciò scatenò la stampa. I giornalisti, per settimane, presidiarono la casa di Elvira fino a quando suo padre decise che era meglio affrontare la cosa, in un modo o nell’altro. Non potevano, certo, rimanere prigionieri in casa propria. Così, uscì allo scoperto affrontando l’ondata di domande su cosa gli fosse successo e perché era stato considerato morto, con tanto di tomba al cimitero. Il professor Santi fu molto vago, parlò di perdita di memoria dovuta ad un misterioso colpo in testa, a delle persone che si erano prese cura di lui e lo avevano tenuto con loro, come uno di famiglia, e del suo amico di spedizione che sarebbe stato, molto probabilmente, scambiato per lui, dopo l’agguato in cui aveva perso la memoria. Alla fine, una volta recuperati i ricordi, era ritornato da sua figlia e alla sua vita. Il racconto, anche se con molti vuoti, mise a tacere la stampa, ma non qualcuno, che non si accontentò di quello che avevano scritto le testate giornalistiche ma voleva conoscere la verità a tutti i costi. Dopo quella dichiarazione, il professor Santi fu reintegrato come archeologo dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali, riprendendo il suo ufficio dopo moltissimo tempo. La sua commozione fu grande e ancor di più quando seppe di avere anche una segretaria al suo fianco, Anna, laureanda in archeologia ed entusiasta di essere stata assegnata come supporto al suo lavoro. Tutto era ritornato perfetto, anche il rapporto con i colleghi, soprattutto con Piero Fusco, suo stretto collaboratore per diversi anni che, puntualmente, ogni mattina, passava a salutarlo. Ma la cosa non durò per molto. Una mattina, sul tavolo del suo ufficio, trovò una lettera senza mittente e chiamò la sua segretaria, per avere spiegazioni.
«Anna, chi è stato a recapitare questa lettera?»
E Anna: «Non lo so, professore. Chi ha portato la posta ha lasciato la lettera in portineria. Dovrebbe essere una raccomandata.»
E il professor Santi: «Volevo solo conoscere l’identità del mittente. È strano che sia giunta a destinazione senza mittente. E poi, guarda, non ci sono francobolli né un timbro postale!»
E Anna: «E questo cosa significa?»
«Che è stata portata da qualcuno della Sovrintendenza, facendoci credere che sia stata recapitata dal fattorino» disse Santi, e aggiunse: «Qualcuno mi sta tenendo sotto controllo. Tieni gli occhi aperti, Anna, qualsiasi cosa strana vieni a riferirmela. Ora puoi andare, voglio vedere cosa c’è nella busta.»
Anna tornò nel suo ufficio. Rimasto solo, Santi aprì la busta. Dentro sembrava esserci un oggetto. E, infatti, cadde sulla sua scrivania un piccolo diamante grezzo. C’era una lettera ad accompagnare il manufatto, l’aprì e la lesse. Riportava queste parole:

Il diamante ti ricorderà che il tuo lavoro non è finito. Se non vuoi che dica la verità, non quella che hai raccontato tu, trova il tesoro della Montagna!

Nessuna firma, nessun segno che potesse alludere a qualcuno. Solo il materiale usato per scrivere lo indusse in sospetto. Sembrava un pergamenaceo. Avrebbe dovuto analizzarlo più attentamente e chi, meglio del suo collega Fusco, per questo tipo di lavoro? Andò di corsa nel suo ufficio e gli chiese il favore che l’amico non gli rifiutò.
«È proprio pergamena dei primi secoli dopo Cristo! Ma dove lo hai preso?»
E Santi: «E’ una lunga storia. Comunque, grazie, sei stato indispensabile. A domani.»
Finita la sua giornata e dopo aver salutato la sua segretaria, se ne tornò a casa con mille pensieri per la testa.
Quella sera Elvira, vide il padre molto turbato e gli chiese: «Come mai così silenzioso? È successo qualcosa in ufficio?»
E Santi: «No, niente, non ti preoccupare. E tu, tutto bene a scuola?»
Ed Elvira: «Sì, tutto sommato è stata una buona giornata.»
E poi continuò: «Senti, papà, so che sei tornato alla normalità, anche se non hai mai dimenticato ciò che è accaduto, ma ti ho visto in momenti più felici. Dimmi cosa c’è, così ti posso aiutare, non chiuderti in te stesso come al solito! Vuoi sparire di nuovo?»
E il padre: «No, ma che dici!»
E, sospirando, aggiunse: «E va bene, ti racconterò tutto! ma promettimi che non prenderai iniziative di testa tua!»
Ed Elvira: «Va bene, te lo prometto. Raccontami tutto.»
Si sedettero sul divano e il padre tirò fuori la lettera che aveva ricevuto con dentro il diamante. Le raccontò come erano andate le cose, poi Elvira disse: «Sai cosa significa? Che qualcuno ti sta ricattando, e quel qualcuno è venuto a conoscenza della verità! Ma come è possibile?» e proseguì: «Voglio interpellare Lisa, magari, inavvertitamente, lo ha raccontato a qualcuno.»
Prese il cellulare e la chiamò: «Lisa, sono io, trova un momento e vieni qui da me, ho delle cose da chiederti. Va bene fra mezz’ora. Ti aspetto.»

Continua…


Gedac

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