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“Amapola incontri”: viaggio nella straordinaria vita di Lino Patruno


Edil Merici

Personalmente, più che essere rapita dalle storie, mi innamoro del modo di scrivere. Ed è partendo dalla scrittura e dalle emozioni provate che ho pensato di volervi parlare di Amapola incontri, edito da Bertoni Editore. Questo libro ha la capacità di far appannare la vista, trasportare in una dimensione parallela, all’interno della vita complicata di Lino Patruno, musicista di fama internazionale.
Questo è un libro autobiografico che ha lo spessore delle storie vere, la forza della rinascita e la genuinità che solo i rapporti d’affetto sanno rimandare.
La storia è bellissima: se fosse possibile riassumerla in una sola parola direi sublime. Lo è per tanti motivi: intanto per il modo in cui Lino scava in se stesso, la leggerezza con cui riesce a raccontare, nel bene e nel male le pagine della sua vita, anche quelle meno note al pubblico. Artista insuperabile, riporta con semplicità i suoi incontri con personaggi indimenticabili e l’amore per la vita trasuda in ogni pagina.
L’unicità di Patruno è data da un insieme di fattori agglutinati da quel collante straordinario che accomuna tutte le manifestazioni di intelligenza. Quel collante che noi sbrigativamente definiamo curiosità, spesso addirittura dandogli un’accezione negativa. Al contrario, è proprio la curiosità a dilatare i confini di qualunque forma di conoscenza. Questa stessa silloge di incontri non fa che confermarcelo. Che Lino sia prevalentemente un jazzista (e che fior di jazzista!) è universalmente noto, ma che simultaneamente in lui gli interessi artistici si irradino in tutti i campi è sapere di pochi. Leggere questo libro ha rappresentato per me occasione di enorme invidia. Dovrei riempire questa pagina con l’elenco delle divinità (da Woody Allen a Louis Armstrong, da Riccardo Muti a “ero a cena con Dizzy Gillespie e Count Basie…”) che Patruno ha incontrato e raccontato. La vita è un viaggio, in un modo o nell’altro va sempre avanti: alla fine, ogni fiume sfocia nel mare in cui si incontrano tutti i destini e ciò che si possiede si ricongiunge. La biografia di Patruno è un libro che si compone lentamente, si arricchisce di ricordi, momenti dolorosi, necessità di redenzione e trova il suo compimento nell’amore per la musica. Pagina dopo pagina la storia si arricchisce di sfumature e dettagli fondamentali per cogliere i sentimenti del protagonista. È stato davvero complicato per me posarlo la sera e attendere il giorno successivo, perché la storia riesce a coinvolgere in un modo straordinario. Per soddisfare la mia sete di conoscenza e approfondire meglio i temi trattati nel volume che in vendita in tutte le librerie, al costo di 18 €, racchiude in 160 pagine circa capitoli di vita e immagini di Patruno, uomo prima ancora che un grande professionista, ho voluto anzi contattare il grande artista per conoscerlo meglio, scoprendo una persona di straordinaria cortesia e squisita cordialità.
Com’è nata la tua passione per la musica?
La mia passione è per il Jazz, non per la musica in generale, ed è nata il giorno in cui ho avuto modo di ascoltare un disco di jazz negli anni ’50. Da allora la mia vita è cambiata. Il Jazz è la cosa più importante della mia vita.
Quali erano i tuoi miti, da ragazzo?
Louis Armstrong, Bix Beiderbecke, Frank Sinatra, Bing Crosby, Errol Flynn, Randolph Scott
Tra i tanti musicisti stranieri con i quali hai suonato, come Joe Venuti, Bud Freeman, Kenny Davern, chi ricordi con maggior piacere?
Il sommo violinista Venuti, il primo a inserire il violino nel jazz degli anni ‘20. Una grande intesa e una vera amicizia, cominciata nel 1971 al festival jazz di Bergamo.
Qual è stata la tua più grande soddisfazione, in campo artistico?
L’incisione di dischi assieme ad alcuni grandi maestri della storia del Jazz (Venuti, Freeman, Teddy Wilson, Wild Bill Davison e Billy Butterfield solo per citarne alcuni).
Oggi il Jazz com’è, rispetto al passato?
Ha perso smalto, ha smarrito il linguaggio, i suoi colori, i suoi sapori, il rapporto con la storia. I musicisti di oggi non conoscono il jazz di ieri, e addirittura lo detestano perché non è suonato a 50 note al secondo. Musicisti veloci, come fossero atleti spinti verso il limite… Vince chi fa più note al minuto. Di melodie non vogliono sentir parlare. A Lester Young bastava una nota per fare del jazz!.
Hai realizzato un bellissimo libro dal titolo Amapola incontri. In tre aggettivi come puoi descriverlo?
Intimista, curioso, semplice.
Chi ha scattato la foto presente in copertina?
Vincenzo Barbato.
Perché Amapola?
Perché quando avevo 4 anni e vivevo ad Avigliana, in provincia di Torino, entrai per la prima volta assieme a mia mamma e a una sua amica in un cinema dove si proiettava un film con Deanna Durbin che cantava questa canzone. Tanto Amapola mi rimase impressa che quando uscimmo dal cinema la canticchiavo. Ebbene, in ogni mio concerto, a distanza di oltre sessant’anni, ogni sera con il mio gruppo suono questa canzone che ritrovai poi come parte della colonna sonora del film C’era una volta in America di Sergio Leone. E poi è un modo per raccontare l’inizio del lungo percorso della mia vita musicale che, fortunatamente continua con sempre crescente successo.
Hai detto di aver conosciuto tutti tranne Totò. Giusto?
Sì. Pensa che Sean Connery l’ho incontrato a Roma in un noto ristorante situato a Piazza Nicosia, chiamato Due ladroni. Parlammo di tutto. Purtroppo nel libro ho dimenticato di riportarlo… Sarà un’occasione per scrivere la seconda parte!
Vivi a Roma, ma viaggi continuamente…
Vivo in una via di Roma poco trafficata, non sopporto il caos, amo la quiete.
Due cose che ami?
Il jazz e le donne.
Cosa ti auguri?
Di continuare a realizzare tutti i miei progetti.


GRF

Ilaria Solazzo

La pugliese Ilaria Solazzo risponde in pieno alla definizione di “multitasking”. Giovane donna, ha alle spalle mille differenti attività: la redazione di libri, una buona esperienza nel campo della grafica, la pubblicazione di vari testi e non solo! È anche appassionata di lettura (specie la fantascienza), moda, costume e poesia. È giornalista pubblicista, blogger… e tanto altro. Dal decennio di nascita - gli anni ‘80 - ha ereditato la passione per la televisione che, per lei, si incarna nel binomio Carrà/Cuccarini. Dinamica, professionale, seria, ama la vita a colori.

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