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Attualità

La logica dell’emergenza e l’incapacità di sognare in grande

Pensieri, parole, opere… e opinioni


Edil Merici

Mai come in questo primo scampolo d’estate mi è capitato di riflettere sulle potenzialità (in)espresse del nostro territorio che, come spesso ho avuto modo di sottolineare ad addetti ai lavori e non, nulla ha da invidiare a ben più blasonate mete turistiche del Bel Paese. Al netto della bellezza ineguagliabile dei territori e della ricchezza artistica custodita da questo scampolo di territorio affacciato sul Mar Ionio, la condizione turistica ed economica della Locride in particolare, ma della Calabria in generale, non riesce mai concretamente a decollare e non c’è ammirevole impegno istituzionale o marchi straordinari che riescano in alcun modo a invertire diametralmente questo andamento.
Parlando di tematiche apparentemente differenti con altrettanti attori territoriali, questa settimana ho scoperto quasi per caso un minimo comun denominatore ai problemi del territorio che potrebbe benissimo essere assurto a causa collaterale di questa mancata nomina della Calabria a regina indiscussa della bella stagione europea, ovvero la cosiddetta logica dell’emergenza.
Dimenticate l’incapacità dei nostri politici di valorizzare adeguatamente il nostro territorio, la mentalità chiusa degli imprenditori o la narrazione iniqua che viene fatta della Calabria dai media nazionali e internazionali, il vero problema della nostra Regione, come già sottolineato da persone molto più qualificate del sottoscritto in occasione di avvenimenti di varia natura, è il fatto che non si riesca a fare una programmazione adeguata del nostro futuro e che non si acquisisca la capacità di vedere lontano, di rompere gli schemi nei quali riteniamo di essere ingabbiati.
La verità è che siamo diffidenti e disillusi, caratteristiche che spesso e volentieri non ci fanno cogliere opportunità di crescita anche ghiotte e, soprattutto, che non ci fanno ritenere utile sognare in grande. Il risultato è una ripetizione purgatoriale dello stesso schema e un rinvio sempiterno delle questioni sociali ed economiche a quando avranno assunto i connotati di un problema non più rimandabile. È questa, ritengo, la vera ragione per cui, al netto di tanti ben accetti cambiamenti, non si riesce a trovare quel quid utile a trasformare il nostro territorio in qualcosa di più di un sorprendentemente bello scampolo d’Italia, per cui si guarda con diffidenza a proposte che paiono uscire fuori dagli schemi o non si affrontano di petto questioni anche spinose come quella della viabilità o della sanità.
Un esempio su tutti, per tornare un po’ indietro nel tempo ed evitare di toccare questioni ancora in divenire, è la gioia con cui è stata salutata l’assunzione del ruolo di commissario alla sanità da parte del presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto. Oggi che l’attività del presidente è rodata è che comunque ha dato qualche risultato importante, mi sembra d’obbligo domandarsi come sarebbero andate le cose qualora Occhiuto avesse ottenuto invece una delega assessorile, o anche se non sarebbe stato il caso, all’epoca, di puntare maggiormente i piedi per porre fine al commissariamento evitando invece di accontentarsi di aver svolto il compitino.
Ahimè sappiamo invece come siano andate le cose e che al cercare di imitare i modelli che alimentano la nostra ammirazione tendiamo sempre a criticare l’erba sempre più verde del vicino, finendo inesorabilmente con l’accontentarci delle condizioni date e fregiarci del sole, del mare e dell’aria pura che ancora non ci permettono di scalare le classifiche di vivibilità.
Sia chiaro: più di qualcuno vivaddio, ha compreso che questo atteggiamento non può partire da nessuna parte e si sta impegnando a cambiare le cose in tempi più che brevissimi, conseguente già oggi risultati lusinghieri, ma riuscirà la goccia della buona volontà di pochi a scalfire la pietra di chi non riesce a guardare al di là del proprio naso?

Foto: quattrocolonne-news.it


GRF

Jacopo Giuca

Nato a Novara in una buia e tempestosa notte del giugno del 1989, ha trascorso la sua infanzia in Piemonte sentendo di dover fare ritorno al meridione dei suoi avi. Laureatosi in filosofia e comunicazione, ha trovato l’occasione di lasciarsi il nord alle spalle quando ha conosciuto la sua compagna, di Locri, alla volta del quale sono partiti in una altra notte buia e tempestosa, questa volta di novembre, nel 2014. Qui ha declinato la sua preparazione nella carriera giornalistica ed è sempre qui che sogna di trascorrere la vecchiaia scrivendo libri al cospetto del mare.

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