La previsione di pena per ogni violazione di legge
La Repubblica dei Locresi di Epizephiri
Di Giuseppe Pellegrino
L’importanza delle leggi scritte e stabilite è fondamentale nella legislazione zaleuchiana, ma l’elemento più importante è la previsione di una pena certa, uguale per tutti, senza distinzione di censo o di classe, e senza che venissero lasciate al libero convincimento del giudice.
È Eforo (o meglio, Diodoro Siculo) che ci dà notizia della cosa, laddove, sottolinea che l’operato di Zaleuco nella storia politica locrese fu senza dubbio di codificazione e innovazione delle consuetudini preesistenti:
Si dice che fra le cose che Zaleuco introdusse vi fu questa: che mentre prima si affidava ai giudici il compito di individuare le pene per ciascun reato, egli le inserì nelle leggi stesse, ritenendo infatti che le sentenze dei giudici, anche intorno ai medesimi reati, potessero non essere sempre uguali come invece sarebbe stato necessario che fossero.
Anche Eliano sembra alludere al principio con un’osservazione che fa riferimento al principio del taglione. Lo stesso Cicerone afferma di averne avuto contezza. Vi è, da parte di Diodoro Siculo, anche l’affermazione che Zaleuco debba essere considerato il più antico legislatore in senso tecnico.
Fino al tempo di Zaleuco, se il divieto era certo, la pena era lasciata alla scelta del giudice che si diceva fosse autognòtos, ossia che avesse in sé la conoscenza. Avveniva, allora, che per casi simili, se non addirittura uguali, veniva applicata una pena diversa. La novità fu così rivoluzionaria, che anche Aristotele ebbe modo di affermare che allora (purtroppo) solo a Locri vi era certezza nelle leggi. Ancora, sul tema, Eliano e Cicerone attestano che questo era fatto noto sia ai Greci sia ai Romani. Per spiegare meglio il concetto della novità, che permetteva di avere leggi che prevedeno la pena, che in sé conteneva il deterrente dal commettere reati, ci viene in aiuto Tommaso Campanella con i suoi Aforismi. Il 38º recita così:
Dove sono più di numero le leggi punitive che instruttive, son segno di malgoverno; però ottima è quella di Cristo Giesù.
Foto: romanoimpero.com