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Costume e Società

Ionio-Tirreno: “È arrivato il momento di raddoppiare la variante di valico”


Edil Merici

Di Franco Napoli

In questi mesi si sono scritte e dette valanghe di parole sulla chiusura della Galleria della Limina, via di collegamento tra lo Ionio e il Tirreno. Con Benessere per la Jonica abbiamo analizzato l’argomento nei vari aspetti che riguardano il nostro territorio. Intanto, dal punto di vista turistico si è creato un grosso danno economico quando, all’inizio di maggio, in prossimità della stagione turistica, vi è stato l’incauto annuncio che da lì a pochi giorni, per questioni di sicurezza, sarebbe stata chiuso il viadotto della Strada di Grande Comunicazione 682. Scatenatosi il putiferio, grazie all’intervento della politica regionale la chiusura è stata differita a settembre e, poi, a gennaio 2024, con lavori che si protrarranno per circa due anni.
Alla notizia, chi stava preparando le valigie per venire in ferie da noi è andato in crisi e ha preferito altri luoghi più sicuri, in quanto il differimento della chiusura è stato percepito molto negativamente perché associato, anche se così non era, a questioni di interesse territoriale che superavano quelli della sicurezza del viaggiatore, che sarebbe stato esposto in tal modo a rischi. La prima amara conseguenza è quella che luglio è passato e le nostre spiagge e i nostri incantevoli luoghi sono sostanzialmente vuoti, nonostante le aspettative e le notevoli variegate proposte che il comprensorio propone.
Era risaputo da anni che la gallerie della Limina verte in precarie condizioni con rischio di crolli, pertanto è ormai poco procrastinabile l’avvio dei lavori che, da cittadini, desideriamo vengano effettuati a regola d’arte garantendo sicurezza e durata. A tal uopo dobbiamo soltanto auspicare che il periodo di chiusura previsto in 20 mesi, come spesso capita, non raddoppi tra procedure burocratiche e di cantiere, e qui la politica, principalmente quella di rappresentanza locale, dimostrerà quanto vale.
Non sono un ingegnere ma ricordo che, nel periodo in cui ricoprivo la carica di assessore ai Lavori Pubblici di Caulonia, con occhio più politico che tecnico, mi sono dovuto studiare tutti gli incartamenti e le proposte in fieri che riguardavano i tracciati per la nuova 106 e, siccome vi erano molte similitudini, principalmente per quanto riguardava gli svincoli, mi documentai anche in quelli che, a partire dagli anni ’50 avevano interessato politici e tecnici per la realizzazione della strada Ionio-Tirreno, inaugurata soltanto nel 1989 dall’allora Presiedente della Provincia Vincenzo Gallizzi. Anche allora si dovette trovare la sintesi politica tra il dato tecnico e quello economico, che non fu per niente facile anche per le problematiche che da sempre affliggono la nostra zona e il nostro dissestato territorio.
Compresi che la realizzazione di questa fantastica opera che riuniva due mondi culturalmente e storicamente molto vicini, prevedeva un alto costo e il dato economico, anche se l’Italia di allora era più ricca di quella di oggi, appariva preponderante in quanto il viadotto (forse un errore), alla fine si doveva far salire troppo in alto, necessitando di tante e lunghe gallerie.
E proprio per quel tratto della Limina lungo una dozzina di Km che alcuni, pensando all’antichità, avevano ipotizzato un percorso con una biforcazione a due sensi di circolazione (sicuramente molto, ma molto più economico e sbrigativo in quanto in parte già esistente). Quel tratto a doppio senso sarebbe stato licenziato, secondo loro, su una direttrice migliorabile che viaggiava in alto, passando da Mammola; l’altro senso sarebbe invece stato realizzato in basso rispetto alla criniera montuosa, proprio accanto al letto della fiumara Torbido che, ormai, come tutte le altre, era carente d’acqua anche in inverno. Poi si decise la via più lunga e dispendiosa, che porto al traforo della montagna, considerata soluzione più adatta a un futuro di modernità, ma che ebbe bisogno di 40 anni di progetti e lavori.
Dal momento che la Limina si dovrà chiudere, si potrebbe pensare, per quel periodo, alla realizzazione di questo doppio senso di circolazione, che non sarebbe per niente una novità, in quanto le due direttrici erano usate anche dagli eserciti e commercianti epizefiri jonici per recarsi in breve tempo (un girono di cammino a piedi) a trovare la città tirrenica creata e federata di Medma (Rosarno): percorsi sicuri in quanto l’espansione dei Locresi era fortemente osteggiata a nord da Aulonia (Caulonia) e a sud da Reggio.
Non è la prima volta, né sarà l’ultima che in Calabria abbiamo dovuto ricorrere a questi escamotage del passato, con il dissesto idrogeologico in cui viviamo. La soluzione della doppia viabilità risolverebbe parte di costi e lavori, in quanto la statale passante per Mammola che diventerebbe a senso unico è più che sufficiente, mentre dovrà realizzarsi il percorso già anticamente tracciato accanto al torrente Torbido (opera in un secondo tempo riutilizzabile dopo la riapertura per un percorso ciclo/motociclistico turistico passando da posti incantevoli).
Soluzione del genere sono già state realizzate a Caulonia per il torrente Allaro, con il collegamento tra Caulonia Marina e la frazione di San Nicola (realizzazione di una strada accanto al corso d’acqua), e il guado provvisorio alternativo per la percorribilità della Strada Statale 106.
MI fermo qui, perché sulla possibile realizzazione della soluzione temporanea proposta, che farebbe diminuire largamente i disagi e l’isolamento ionico più che tirrenico (molto meglio collegato con Reggio, Catanzaro e Lamezia), e affinché non rimanga un’utopia, la parola passa, ora, oltre che agli storici della viabilità antica, ai tanti bravi ingegneri di cui la Calabria è piena che in questo caso dovrebbero possedere, oltre alle competenze tecniche, la fantasia operativa, cioè quel tecnicismo legato all’estrosità oggi molto presente nelle professioniste donne. Il tutto con il supporto della politica, principalmente locale, che in tal modo avrà l’opportunità di confermare le proprie doti principalmente nell’interesse del territorio ionico e tirrenico.


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