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Costume e Società

Umberto Zanotti Bianco: Presidente di Italia Nostra e senatore a vita


Edil Merici

Di Andrea Morabito

Da Lettere alla moglie di Ugo Ojetti risulta che Umberto Zanotti Bianco avesse collaborato col famoso Giornalista alla tutela dei beni culturali minacciati dalla Guerra. Nel luglio 1958, da Senatore, protesta vivacemente, assieme a molti urbanisti, in quanto il piano regolatore di Roma approvato dal Consiglio Comunale liberale/monarchico, composto da democristiani e missini, così come era impostato, avrebbe portato a considerevoli e irrimediabili danni alla città nel caso si fossero applicate quelle norme, chiedendo al Ministro dei Lavori Pubblici Giuseppe Togni, cui competeva l’approvazione definitiva del progetto, di rivederlo e modificarlo. Quest’impegno portò alla modifica di vari pezzi del piano regolatore generale.
Nel febbraio del 1954, poco prima della fondazione di Italia Nostra, è tra i promotori di una iniziativa in difesa della Via Appia Antica, minacciata dalla progressiva edificazione a ridosso. Gli altri promotori erano Corrado Alvaro, Riccardo Bacchelli, Vitaliano Brancati, Gaetano De Sanctis, Ugo La Malfa e moltissimi altri intellettuali (confronta Edgar Meyer, Nell’Italia in costruzione emerge un movimento, Italia Nostra, AA.VV., Zanotti Bianco 1889-1963, pagina 30).Fu su queste premesse che, quando Giorgio Bassani, Elena Croce (figlia di Benedetto), Hubert Howard, Desideria Pasolini Dall’Onda, Pietro Paolo Trompeo (a cui si deve la scelta del nome) e altri decisero di unirsi in un’Associazione Nazionale con lo scopo di tutelare il patrimonio culturale del Paese, venne naturale che ci si rivolgesse a Zanotti Bianco per chiedergli di assumerne la presidenza. Si assunse l’incarico di contattarlo Pasolini Dell’Onda per conto del gruppo dei promotori nella primavera del 1955; infatti era stata lei a proporlo quando, in una riunione preliminare di costituzione disse «non poteva che essere Zanotti». Si trovava, il futuro Presidente di Italia Nostra, a Paestum; come ricorda l’incaricata in Zanotti e Noi, in Italia Nostra (AA.VV. Zanotti Bianco 1889-1963 p.14), non rispose, ma si precipitò a Roma per capire meglio cosa gli veniva sofferto. Sempre in Zanotti Bianco 1889-1963, Croce ci fa sapere che la richiesta fu da lui accolta con freddezza. Come era nel suo carattere, a ogni iniziativa a cui si accingeva dava tutto se stesso, e quindi non poteva accettare finché non era sicuro di poter impegnarsi con piena responsabilità e soprattutto di non essere coinvolto in una vuota attività presidenziale. Accettato l’incarico, l’Associazione con lui acquistò anima e prestigio. La sua visione di tutela urbanistica si esprimeva nel concetto secondo cui la salvaguardia del patrimonio artistico passava attraverso la tutela del singolo monumento. In occasione del primo convegno dell’Associazione nel 1956 disse:
«Ogni altra preoccupazione passa innanzi a quella che un paese come l’Italia dovrebbe essere tra le prime: salvare cioè e tramandare quanto più possibile intatto l’ingente patrimonio di arte giunto a noi dai secoli passati, e che è la perpetua attrazione di tutte le genti civili.»La prima battaglia da Presidente fu la presa di posizione contro il progetto del nuovo quartiere di Sorgane, sui colli fiorentini. Egli denuncia il fatto che, lo smembramento di antichi quartieri era dovuto a pressioni politiche da parte di Ministri, Sottosegretari, Sindaci, Senatori e Deputati con interessi materiali ed elettorali per quelle zone (Edgar Meyer, opera citata).
Ricercare i finanziatori e finanziamenti non era per lui un problema; trascinati tutti coloro a cui si rivolgeva dalle sue parole pervase da spirito missionario per la salvezza dell’arte. Trasse a sé e alle iniziative di Italia Nostra uomini come Riccardo Bauer, Piero Calamandrei, Michele Cifarelli, Enrico Mattei, Gabriele Mattioli, Adriano Olivetti e Manlio Rossi-Doria. Fu così possibile il restauro degli affreschi della Santissima Annunziata di Firenze, l’acropoli Etrusca e San Pietro a Tuscania. Tutti coloro a cui interessava la salvaguardia dei beni culturali accorrevano a dare il loro contributo volontario; architetti, urbanisti, studenti, studiosi e così via.
Sulla scia del suo ideale mazziniano, collegò Italia Nostra alle Associazioni di Francia, Germania e Inghilterra che al pari della Sua difendevano il loro patrimonio artistico, al fine di una cultura comune. Il sogno si realizzò dopo la sua morte con la costituzione di Europa Nostra voluta da Italia Nostra.
Un suo grande meritom da Presidente, fu l’intuizione della tutela anche del paesaggio che considerava non meno importante delle bellezze architettoniche e artistiche. La difesa del bosco di Policoro, il restauro delle Ville venete e la difesa delle coste laziali furono gli impegni più importanti da questo punto di vista. Rimase Presidente fino alla Morte.Zanotti Bianco fu nominato senatore della Repubblica a vita (aveva già assunto nel 1951 la carica di Presidente di quella Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia di cui era stato l’anima più attiva per quarant’anni). Nel corso della prima legislatura repubblicana, con decreto del Presidente Luigi Einaudi in data 17 settembre 1952, per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo scientifico; nello stesso giorno e con la medesima motivazione fu nominato senatore anche Luigi Sturzo. Si iscrisse al Gruppo parlamentare liberal-social-repubblicano e partecipò come membro della 6ª Commissione Istruzione pubblica e belle arti per ben quattro legislature. Si susseguirono alla carica di Presidente del Consiglio, nel periodo considerato, ben 13 Governi tutti a guida democristiana e otto Presidenti.
Con la nomina a senatore a vita, trasferisce le battaglie civili e morali di cui si rese protagonista nei quarant’anni precedenti, nell’aula parlamentare; battaglie combattute con lo stesso entusiasmo e passione che aveva messo in quelle sul campo, per le vie d’Italia, e soprattutto per il suo Meridione, percorso metro per metro.

Foto: viaggiatricecuriosa.it


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