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Costume e Società

L’inchiesta su Africo di Umberto Zanotti Bianco


Edil Merici

Di Andrea Morabito

Dall’esperienza di Umberto Zanotti Bianco ad Africo nascerà lo scritto Tra la perduta gente, racconto sul paese reggino che dà il titolo all’intera raccolta contenente 7 racconti, 4 dei quali hanno un’ambientazione calabrese: oltre a quello appunto su Africo, ci sono Alla stazione di Catanzaro Marina, Pazza per amore e Aspromonte, quest’ultimo particolarmente significativo, trascritto in dialetto calabrese e relativo alla lotta per difendere la proprietà collettiva di un bosco, preteso come privato dai ricchi proprietari.
Il racconto più importante è quello su Africo, scritto nel 1928, frutto del risultato della famosa inchiesta di cui il racconto contiene uno stralcio. Il metodo usato in questa inchiesta è quello che è stato definito dai sociologi americani osservazione partecipante: Zanotti Bianco, infatti, monta la propria tenda alle porte del paese e trascorre più di una settimana con gli abitanti, visitando e descrivendo le condizioni dei terreni, ad alto rischio di frana in quanto di arenaria friabile e in forte pendenza (e la disastrosa frana del 1951 confermerà il prevedibile disastro), e le miserabili abitazioni, talora prive di alcune pareti, senza mobili e affollate di famiglie numerose e dei loro animali. Prende nota delle malattie più diffuse (il gozzo endemico, la malaria, la denutrizione infantile) e resta particolarmente colpito dal pane, fatto, per la scarsità del grano, con farina di lenticchie e perciò poco nutriente e facile ad ammuffire, di cui invierà un campione a Giustino Fortunato. Indaga sulle cause più recenti dell’immiserimento e cioè la tassa sulle capre e il divieto di usare i mulini a palmenti, a favore di quelli meccanici. Prende nota del disastro delle vie di comunicazioni e della mancanza di ponti e di acqua potabile e luce elettrica. Gli africoti, vestiti con calzature e indumenti primitivi e segnati dalla denutrizione e dalle malformazioni ossee, si affollano intorno al forestiero, per segnalare disgrazie e ingiustizie e per chiedere aiuto.
La particolarità di questa inchiesta su Africo è la maggiore attenzione alla questione agraria, a quella dei rimboschimenti, alla sistemazione del territorio, il ruolo decisivo delle bonifiche. Questa inchiesta e divenne da subito un classico della letteratura d’inchiesta e di denuncia di tutto il ‘900.
Ma lasciamo parlare Lui, lo fa, nel 1960 in ANIMI nei suoi primi cinquant’anni di vita, in cui traccia un sintetico racconto dell’attività dell’Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia e suo personale, svolta tra e per Africo e Casalnuovo. Si trascrive:

Nel 1928, per gravi notizie ricevute e per un appello del parroco, feci, ancora una inchiesta sulle condizioni del comune di Africo. Dati i miserevoli abituri ove era obbligata a vivere quella comunità, portai con me una tenda ove vissi durante tutto quel periodo.
Sono talmente stanco, scrivevo in quel lontano settembre ’28, di tutto il luridume, di tutte le malattie, di tutte le lacrime senza speranza di questa povera gente! Essa non ha per rifugiarsi che povere tane buie e sconsolate, e quando mi ritrovo solo a notte, nella mia tenda, non so sottrarmi dall’impulso di gridare aiuto per loro, impaccando e inviando agli amici lontani, a quelli che sanno soffrire il dolore altrui, una forma del locale terribile pane di cicerchie affinché lo trasformino in oro per le opere che qui abbiamo iniziato e per le molte che dovremo ancora fare.
Guardando il cerchio buio degli altipiani su cui brillano le stelle lontane, son tratto a domandarmi se realmente esistano al di là di essi, città felici e belle, esseri non angosciati dall’eterno assillo del tozzo di pane per non morire… E le cose e gli esseri che mi sono cari sembrano quasi fantasmi immaginati in sogno.
I risultati dell’inchiesta (in cui per la parte agraria chiamai in aiuto l’amico Rossi Doria) erano così gravi che un gerarca si recò sul posto, non per verificare se le notizie erano esatte e agire per rimediare a tanti mali, ma per informarsi da chi avessi ottenuto tutti quei dati, come se gli occhi non mi servissero per vedere. «Egli pubblicherà queste vergogne – pare che dichiarasse – disonorando il nostro paese all’estero!»
Alcuni reali benefici si ottennero da quell’inchiesta. L’Associazione nostra creò due asili, uno al centro l’altro nella frazione di Casalnuovo; una cucina per sfamare i più indigenti che recavano segni di evidenti di fame, e un ambulatorio dato che il paese non aveva dottore, non farmacista, non levatrice, ma una povera vecchia “pratica” dalle mani tremanti. Riuscimmo poi in prefettura a far sospendere, per quella provincia, la legge che permetteva la molitura del grano soltanto nei mulini azionati da forza elettrica (in tutta la provincia ve n’era uno a Reggio!) e a ottenere l’attenuazione della tassa sulle capre: dal Genio Civile la costruzione di una passerella sull’Aposcipo che i contadini erano obbligati a traversare giornalmente a cavalcioni su di una trave a più di 10 metri sul torrente, e una seconda su di un altro torrente e, infine, a metà circa del deserto altopiano che si doveva percorrere per recarsi ad Africo, un ricovero per coloro che venissero sorpresi da tempeste.
Tuttavia il partito non mi perdonò quel peccato (a suo giudizio) di «lesa patria» e di lì a poco, tornato a Roma, mi vidi, senza alcun preavviso, fatto oggetto di continua sorveglianza da parte della polizia: primo passo per impedirmi di continuare il mio lavoro nel Mezzogiorno.
Molto attivo l’ambulatorio di Africo che nel 1930 registrava 10.579 cure varie, provvedendo anche a 8 bimbi privi di latte materno con farina lattea e polvere Drayco preparati dall’infermiera.
Funzionò anche regolarmente in tutto questo periodo la distribuzione, sia ad Africo sia a Lavello, di razioni di minestre e pane per vecchi indigenti senza famiglia: più di 8.000 razioni annuali per una quindicina di vecchi ad Africo: e più di 14.000 razioni annuali per una ventina di questi infelici a Lavello. Un laboratorio/scuola per bambini aperto nel ’38-’39 con circa 20 allieve.


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