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Costume e SocietàLetteratura

Umberto Zanotti Bianco e l’“argomento Africo”


Edil Merici

Di Andrea Morabito

“La disastrosa alluvione dal 15 al 20 ottobre 1951, che provocò notevoli danni a ben 75 comuni della Calabria, aveva indotto le autorità a trasferire gli abitanti di Africo e della sua frazione Casalnuovo verso la marina. Rimasero così deserti i due asili da noi costruiti con tanto amore, oltre al laboratorio femminile e la dispensario medico di Africo” scrive Umberto Zanotti Bianco.
L’inchiesta sulle condizioni del Comune di Africo, contenuta nella Relazione sull’attività dell’Associazione Nazionale per gli Interessi del Meridione d’Italia nel 2º semestre 1928, rivelava miserie che disturbarono il regime. Il pane immangiabile, i tuguri in cui abitavano e le condizioni generali di un economia poverissima che aveva, come scoprì Manlio Rossi-Doria, delle origini concrete nei vincoli Forestali, destarono scalpore in tutt’Italia. La terra vincolata per l’ufficio forestale era di 1.051 ettari e, secondo l’elenco della milizia 2.506, in realtà, erano 3.555 ettari, come l’inchiesta stabilì, il 67% per cento della superficie totale del territorio comunale.
Il pane di Africo, non a caso, assume l’alta valenza simbolica proprio della comunione spirituale che Zanotti Bianco cerca tra la povertà meridionale e che nel 1928 così descrive con le parole di Giustino Fortunato: “‘Questo pane – mi ha scritto Fortunato – l’ho veduto prima del 1860. Nella regione apulo-basilicatese’ ne è perduta fin la memoria, né la più viva e sicura delle memorie giunge o potrebbe giungere a quel ciottolo antidiluviano”. La lettera di Fortunato a cui fa riferimento Zanotti è del 17 settembre 1928; dice “Il pane di Africo era il pane di tutto il meridione d’Italia prima del ‘60”. Il pane nero, forse, è la piaga di Africo e di Casalnuovo che più ha impressionato gli amici di Zanotti Bianco cui ha spedito i campioni di quel miscuglio, definito pane. Quel pane Zanotti Bianco lo fece analizzare dal Bartolomeo Gosio, un medico mocrobiologo e biochimico, che sfiorò l’assegnazione del Premio Nobel per la medicina e la fisiologia nel 1922. Gosio scriveva a Zanotti Bianco a proposito di quel pane.

Veramente il nome di pane è, pressoché, improprio. È la povertà di termini che ci obbliga a usarlo.

La denuncia contenuta nell’inchiesta portò a dei risultati concreti; l’attenuazione delle tasse sulle capre, una riduzione delle zone boschive vincolati, la soppressione della legge sui molini, la costruzione di passerelle sui torrenti da parte del Genio Civile, la costruzione di rifuggi per l’inverno tra Africo e Bova e le note scuole, asilo, l’ambulatorio dispensario e l’asilo nella frazione di Casalnuovo; un po’ di civiltà tra quelle montagne.
In seguito a quella iniziativa, Benito Mussolini pose l’aut aut: «O Zanotti Bianco lascia l’Associazione o sciolgo l’Associazione.»Fu allontanato quanto prima dalla Calabria, cercando di reciderne l’attività e l’azione meridionalista, che lui concretizzò, come era nel suo stile, con l’impegno nelle attività culturali a cominciare da quello archeologico.
Tutto questo, e per tutto l’impegno che profuse successivamente per Africo (dopo l’alluvione del 1951) ha reso Zanotti Bianco, per gli africesi di allora e a quelle generazioni successive, anche 60 anni dopo la morte, uno di loro, un compaesano; una cittadinanza onoraria per meriti acquisiti sul campo.
Tuttavia, un piccolo appunto, sulla sua figura o, meglio, su ciò che scrisse su Casalnuovo, bisogna farlo. Da una testimonianza di Giuseppe Morabito, nipote del Sindaco più longevo della storia amministrativa di Africo, suo omonimo, si ricava una notizia interessantissima. Come detto decine di volte, ad Africo tra le meritevoli opere dell’Associazione ANIMI ci fu anche il famoso Ambulatorio antimalarico che serviva ad entrambi i centri, Africo e Casalnuovo. Nonostante il Centro e la sua frazione non siano in linea d’aria lontanissimi, lo sono se si percorreva la strada principale di circa quattro chilometri. Questo significava il trasporto degli ammalati fino ad Africo, su barelle improvvisate nel caso di malati non autosufficienti e carovane di malati diretti all’Ambulatorio.
Su iniziativa, per sopperire in qualche modo a questo problema, di due amici, il Medico Colombini, casalnovese di adozione, e Don Carmelino Morabito, un casalnovese che aveva studiato medicina a Messina e a Genova ma per motivi personali, nonostante avesse concluso il percorso universitario non discusse mai la tesi di Laurea, aprirono un Ambulatorio privato e gratuito proprio a Casalnuovo nell’abitazione dell’ex Sindaco Morabito padre di Don Carmelino. Di questa iniziativa altrettanto meritevole, direi doppiamente meritevole, Zanotti non ne fa parola, in nessuno dei suoi scritti a cominciare dal racconto Tra la Perduta Gente, fino alle sue memorie e nelle decine di lettere scritte ai suoi amici sparsi per tutt’Italia, sull’argomento Africo. Ci domandiamo perché.
Zanotti Bianco era perfettamente a conoscenza di questa iniziativa, perché egli è stato ospite a casa dell’ex Sindaco, e quindi ha visto di persona l’allestimento dell’Ambulatorio, perché lo ignora completamente? Un’iniziativa del genere non era cosa da poco o insignificante per quelle giogaie aspromontane. Forse temeva la concorrenza? questa ipotesi non regge perché i mezzi del suo ambulatorio, surclassavano di molto quello dei due amici. Invidia verso l’iniziativa? neanche questa ipotesi regge a una valutazione anche sommaria. Zanotti, aveva scritto più volte che non riusciva a capire come quel popolo fosse così rinunciatario verso la propria condizione ed aspettasse sempre qualcuno che prendesse l’iniziativa in loro vece e non facessero nulla per migliorare la loro condizione; almeno quello che era nelle loro possibilità. Quindi un’iniziativa del genere era ben venuta ai suoi occhi. Dunque ci domandiamo perché, da parte di Zanotti Bianco, un tale assoluto silenzio su questa iniziativa?


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