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Attualità

Il regalo che ci serve davvero…

Pensieri, parole, opere… e opinioni

Edil Merici

La prima uscita della fondazione Scannapieco di Locri dopo l’elezione del nuovo consiglio direttivo presieduto da Giovanni Scarfò si è concentrata venerdì scorso sulla necessità di realizzare un nuovo patto educativo e di quali sono i pilastri su cui questo potrebbe poggiare.
Tra i temi emersi, quello che maggiormente ha dato linfa a un vivace confronto è stato la necessità di ripensare il sistema scolastico affinché gli insegnanti capiscano meglio le esigenze di ragazzi iperstimolati dalla valanga di informazioni cui hanno costantemente accesso e, soprattutto, gli diano gli strumenti per riuscire a elaborarle in maniera critica. Il vero problema della società contemporanea, l’ho sottolineato nel mio intervento e mi sembra opportuno ripeterlo in questa sede, è infatti la rimozione del filtro tra ciò che pensiamo e ciò che ci sentiamo in diritto di affermare pubblicamente sui social. Ciò che prima rimaneva circoscritto nelle goliardiche conversazioni da bar adesso viene sostenuto senza vergogna nella piazza virtuale e, cosa ancora più grave, ritiene legittimo adottare tale comportamento non solo l’uomo comune, ma anche chi, attraverso “canali ufficiali”, ha il potere di smuovere le coscienze e stimolare le riflessioni, come opinionisti e giornalisti. Al giorno d’oggi non ha più alcun senso parlare di “informazione di regime” o “stampa asservita”, siamo all’anarchia dell’informazione, in una fase storica (mi auguro di passaggio) in cui si ritiene che la bacheca dei social regolamentata da norme nebulose e le prime pagine dei quotidiani abbiano la stessa dignità.
Che Scarfò, al quale ormai mi lega un rapporto di stima che va oltre quello professionale, fosse un’osservatore attento delle necessità sociali non è per me una novità, ma che l’organizzazione di un dibattito così interessante sia stata programmata alle porte di un fine settimana in cui la comunicazione è stata galeotta in una polemica con risvolti che potrebbero sfociare nel penale ha avuto un che di ironicamente profetico.
Avrete probabilmente sentito parlare, infatti, dello scandalo che ha coinvolto Chiara Ferragni e un noto marchio di prodotti dolciari, che da qualche settimana ha commercializzato un prodotto natalizio recante il marchio di moda della notissima influencer. A interrompere la collaborazione con una denuncia, l’Antitrust, che ha chiesto un risarcimento alla società della Ferragni e al produttore di dolci per pubblicità ingannevole, in quanto avrebbero venduto il prodotto marchiato asserendo che il ricavato sarebbe andato in beneficienza, mentre da uno scambio di posta elettronica risulterebbe che finirà direttamente nelle casse della società dell’imprenditrice di Cremona.
Per chi aspettava al varco la Ferragni per l’odio di pancia che il suo “successo facile” ha ingenerato in milioni di italiani l’occasione è stata troppo ghiotta per non inzupparci il pane, ed ergersi a paladini della morale considerando già condannata in via definitiva l’infuencer e deprecabile l’operazione commerciale. Ad avallare la legittima indignazione della società civile certa stampa che ha gonfiato il caso facendo come di consueto emergere (come sempre più spesso accade) particolari pruriginosi che dimostrerebbero che quella tenuta in questa occasione è una condotta consueta per la blogger, e la messa sulla graticola di tutti i lavoratori del web, rei di aver fatto i milioni senza il sudore della fronte.
Io non voglio entrare nel merito di una questione ancora tutta da dirimere dicendo chi ha ragione e chi torto, ma sarebbe opportuno stimolare tutti coloro che hanno dato fiato alle trombe negli ultimi due giorni a ripercorrere tutti i passaggi di questa campagna e ripescare le carte dell’accordo tra Ferragni e i produttori di dolci (che per la trasparenza dovrebbero essere reperibili su quella stessa rete che genera mostri, per di più ingiustamente ricchi) per capire senza l’intercessione di terzi interessati come realmente stanno le cose. Del resto la corresponsione di un cachet milionario non esclude la beneficienza e uno scambio di messaggi di posta elettronica tra dipendenti, per quanto da verificare, non può essere il segnale incontrovertibile di una condotta illecita.
Un Paese che si professa garantista dovrebbe attendere le determinazioni dei giudici e plaudire solo quando saranno comminate pene certe a chi si è eventualmente macchiato di un reato. La condanna a priori della Ferragni, invece, ha creato l’humus ideale per un comizio molto controverso da parte della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che se con Daniela Santanché era stata garantista fino quasi a negare l’evidenza, dal palco di Atreju ha concentrato il suo intervento di fine anno non tanto su un bilancio delle criticità che affliggono il Paese (che ahi noi sono moltissime) ma mettendo in guardia l’Italia da chi promuove «carissimi panettoni con i quali si fa credere che si farà beneficenza ma il cui prezzo serve solo a pagare cachet milionari». Un teatro dell’assurdo che sposta l’attenzione dai veri problemi del Paese e che ci spinge a continuare a guardare il dito piuttosto che la Luna.
Permettetemi allora di concludere questo mio ultimo editoriale dell’anno augurandovi non solo un sereno natale e un felice anno nuovo, ma anche che Gesù bambino vi faccia trovare sotto l’albero un po’ più di spirito critico e, soprattutto, che faccia trovare ai nostri giovani la capacità, la voglia e il tempo di non soffermarsi alla superficie delle cose, ma di informarsi a 360° e indagare tutte le controversie senza farsi abbindolare dai “pistolotti” (questi sì) sciorinati da individui senza scrupoli che hanno la qualifica di giornalisti, ma sono solo falsi profeti assoggettati alla disinformazione, che vogliono soltanto trattenervi tutta la vita nel carcere dell’ignoranza.
Buon Natale a tutti! Ci rileggiamo l’anno prossimo…

GRF

Jacopo Giuca

Nato a Novara in una buia e tempestosa notte del giugno del 1989, ha trascorso la sua infanzia in Piemonte sentendo di dover fare ritorno al meridione dei suoi avi. Laureatosi in filosofia e comunicazione, ha trovato l’occasione di lasciarsi il nord alle spalle quando ha conosciuto la sua compagna, di Locri, alla volta del quale sono partiti in una altra notte buia e tempestosa, questa volta di novembre, nel 2014. Qui ha declinato la sua preparazione nella carriera giornalistica ed è sempre qui che sogna di trascorrere la vecchiaia scrivendo libri al cospetto del mare.

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